Rio Martino e il porto morto

Rio Martino e il porto morto

23 Agosto 2019 0 Di Emilio Andreoli

Latina: Rio Martino, il porto per ora è morto, si attendono miracoli, come Gesù fece con Lazzaro che era morto da quattro giorni: “alzati e cammina” gli disse Lui, e Lazzaro si alzò e camminò. Qui la cosa è più complicata, il porto è morto diciassette anni fa e i miracoli non li sa fare nessuno.

Ma non voglio annoiarvi con la storia degli ultimi diciassette anni, sarebbe troppo patetico. Vi voglio raccontare invece del prima, quando era ancora in vita, e che vita. I ricordi si perdono nella mia memoria, di quando ero bambino e mio papà ci portava la domenica a fare il giro del lungomare, fino a San felice. A Capo Portiere girava a sinistra per arrivare  a Rio Martino, poi il giro del canale e passare sul ponticello e ritornare verso il mare.

Mi piaceva vedere i pescatori con le bilance da pesca, c’erano addirittura le postazioni in legno sparse lungo le due le sponde. Raramente vedevo pescare qualche pesce, quei pochi erano perlopiù cefalotti. Quando capitava immaginavo la felicità del pescatore che chissà da quante ore era lì a tirare su e giù quella rete.

Quello che mi dispiace è che quelle passeggiate in macchina, che facevo con mio padre, non potrò più riviverle, perché poi è crollata un pezzo di strada ed è diventata la strada interrotta. Mi sono chiesto più volte del perché non è stata ripristinata, ma poi ho capito che quel tratto apparteneva al comune di Sabaudia e che non aveva nessun interesse a farla aggiustare.

Avevamo un lungomare tutto da gustare, che partiva da Foce Verde fino ad arrivare alla testa della maga Circe. La passeggiata era tutta vista mare e vista laghi, da fare invidia a più di qualche località blasonata. Oggi la strada interrotta sarà pure di una bellezza selvaggia, ma è diventata un ricettacolo di indecenze e fruibile solo a pochi, perché o ci vai in bicicletta o con la barca.

Borgo Grappa e Rio Martino, un’economia gettata al vento

Rio Martino cominciai a frequentarlo nel 1986, quando riuscii a comprarmi una piccola barchetta. Mi accorsi che c’era tutto un mondo in quel canale. C’erano quelli delle darsene, i pescatori, il benzinaio, quattro ristoranti, due da un lato e due dall’altro e la draga sempre pronta a rendere fruibile l’ingresso e l’uscita del piccolo porto. La domenica mattina si arrivava a borgo Grappa e lì c’era un altro mondo che viveva in simbiosi con quello del canale. Le attività commerciali erano più che fiorenti. Ricordo la fila al piccolo supermercato, all’edicola, al bar, al fruttivendolo, al negozio di nautica.

Ci si conosceva un po’ tutti, Rio Martino era come un piccolo paese, chi veniva da Roma, chi da Latina, ma anche dai castelli romani. C’erano duemila barche e bisognava pure sbrigarsi la mattina, per fare benzina. Chi si svegliava tardi doveva fare rifornimento, con le taniche, dal benzinaio del borgo.

Insomma anche Latina aveva il suo piccolo porto. E poi? E poi un bel giorno del 2002 si svegliarono e decisero che era tutto abusivo, il canale fu promosso a fiume e il porto è poi morto, come è morta l’economia del piccolo borgo. Le duemila barche sfrattate. Chi se ne andò al fiume Sisto o a porto Badino a Terracina e chi al Circeo come me, ovviamente a costi decisamente diversi. Molti furono costretti a vendere la barca e io li seguii a ruota. Persero il lavoro tutti e anche l’indotto della nautica morì.

In attesa del miracolo

Ora sono passati questi fatidici diciassette anni, che hanno cancellato la speranza, ma non i ricordi di un luogo a cui sono legato indissolubilmente. Un pensiero speciale va a Romeo e alla signora Mary,  proprietari della darsena dove ho ormeggiato la mia barchetta per quindici anni, che ora non ci sono più. Si ammalarono subito dopo lo sfratto , e vai a capi’ se quel dispiacere abbia influito sulla loro salute.

Due anni fa pareva tutto pronto per la riesumazione, e invece no, bloccato di nuovo. Una parte del pontile è già crollata. E niente, siamo alle solite, Latina resta la città dei progetti morti e sepolti.

Attendiamo un santo per il miracolo, nel frattempo gli abitanti di borgo Grappa ringraziano, e pure i diportisti che hanno scelto altri lidi.

Amen

 

Foto Pierino Cucciardi