Latina futura, la grande assente nelle nostalgie

Latina futura, la grande assente nelle nostalgie

2 Settembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Ci sono sfide nuove, la politica oggi corre per strappi. E’ cascata non è corso placido del fiume. Perché? Perché la società è dentro sfide nuove. Oggi non viaggiamo più ma è il mondo che viaggia verso di noi, oggi lo spazio che ha separato non ha senso, non c’è più la distanza fisica. Siamo ovunque come dio siamo nella grazia della ubiquità: possiamo pensare a Latina quello che fisicamente accadrà a Tokio e possiamo anche spostare le cose senza toccarle. La magia oggi si chiama tecnologia e siamo oltre ogni limite.

Possiamo parlarci, vederci in ogni dove e possiamo non essere più soli. Possiamo disegnarci l’utensile che vogliamo e poi una macchina lo fa per noi e per noi solo, o farci l’auto come la sogniamo. Un mondo che solo i poeti possono vedere

E chissà come sarà lui domani
Su quali strade camminerà
Cosa avrà nelle sue mani, le sue mani
Si muoverà e potrà volare
Nuoterà su una stella
Come sei bella
E se è una femmina si chiamerà Futura

Cantava Lucio Dalla il secolo scorso. Dico questo perché vedo invece una politica che continua a dire il già detto, a pensare un presente eterno e ad aver paura di domani. Lo dico qui a Latina dove il bisogno di apertura “amministrativa” di Damiano Coletta verso Partito democratico e 5 stelle non è nelle sfide nuove ma in poteri vecchi, e la destra non è nelle cose del tempo che verrà ma nella vendetta sulla sconfitta che è stata. Da un lato una occupazione del palazzo d’inverno e dall’altro la nostalgia dello zar Nicola. Ma noi conosciamo la storia, sappiamo le tragedie del “socialismo in un solo paese” e anche la fine per sempre dei Cesare e di Santa Madre Russia. Bisogna essere attrezzati per una Latina che neanche immaginiamo, fatta di nervature ottiche, di wi-fi, di gente che lavora a casa sua in aziende che stanno in Cina. Si potrà avere il medico al Santa Maria Goretti che opera il paziente a Cori, si potrà andare a teatro a vedere lo stesso spettacolo che fanno a La Scala con attori che non scoprirai mai se sono qui o lì. Ci saranno asfalti intelligenti che si riparano da se, auto che vengono a prenderti e ti portano poi prenderanno altri e non si fermano mai. E ci sarà tempo per curare la bellezza, la gente avrà voglia di fare. Cominciamo a parlare di questo, non di cemento per fare case, se continuiamo con questa crescita demografica nel 2050 saremo sette milioni in meno, come se sparisse Roma, Milano, e Torino insieme. Dovremmo parlare di figli, ma parliamo di posti, dovemmo parlare “nuvole” parliamo di cemento.

Lento lento adesso batte più lento
Ciao, come stai
Il tuo cuore lo sento
I tuoi occhi così belli non li ho visti mai
Ma adesso non voltarti
Voglio ancora guardarti
Non girare la testa
Dove sono le tue mani
Aspettiamo che ritorni la luce
Di sentire una voce
Aspettiamo senza avere paura, domani

 

Nella foto un fotogramma di Metropopolis di Fritz Lang