8 settembre, i granatieri e il ragazzo

8 settembre, i granatieri e il ragazzo

8 Settembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Chissà cosa avrà pensato Maurizio, un ragazzo di 17 anni, che un giorno di settembre del 1943, invece di andare a giocare al pallone, a farsi il bagno nel Tevere, andare ad Ostia col trenino, o guardare la bellezza di una ragazza andò a Porta San Paolo a dire al mondo che Roma era italiana, li trovò altri ragazzi come lui solo un poco più grandi e più alti che in divisa facevano la stessa cosa, mentre i grandi fuggivano. Lui si chiamava Maurizio Cecati, c’è rimasta la lapide con il suo nome, loro erano i Granatieri di Sardegna le guardie di un Re che non c’era, di loro resta la lapide. Pardon, resta la nostra libertà. 

Oggi, un oggi di tanto tempo fa, un Re fuggiva, una classe dirigente cercava di salvarsi e non di guidare. Un regime terribile e vile si era dissolto al sole. Una guerra impossibile su cui hanno sacrificato intere generazioni di ragazzi. Morti in Africa, nei Balcani, in Russia, in Francia e, l’elenco sarebbe lungo. Fummo complici dei regime più nefasto della storia dell’umanità.

Ma oggi non voglio ricordare chi fuggiva, gli infami che pensarono quel giorno a se stessi, ma chi restò: i carabinieri nelle loro stazioni, i granatieri a Porta San Paolo, quelli della Acqui a Cefalonia, quelli tennero le armi e salirono in montagna, quelli che le presero per dire che l’Italia era italiana, e che si poteva ricominciare. Erano ragazzi di 20 anni, erano ragazzi che neanche sapevano della libertà, educati ad obbedire, lo capirono d’istinto, per il dna di dignità che sta nella nostra gente umile per quanto vili sono sempre parrucconi e padroni.

A Porta San Paolo i granatieri, con l’aiuto di altre piccole unità, e soprattutto dei romani, dei civili, sui misero a guardia di Roma per dire che “era italiana” e che non cadeva senza combattere. Non potevano nulla, ma restarono. Non ce li ricordiamo ma sono l’unica ragione per cui possiamo andare nelle vie del mondo a testa alta.

Il primo civile morto a Roma accanto ai granatieri si chiamava Maurizio Cecati aveva 17 anni. Morirono a Porta San Paolo 400 romani civili, e 600 soldati, la maggior parte Granatieri di Sardegna ragazzi che dal 1659 difendevano il loro Re, il 10 settembre del 1943 traditi dal loro re difesero la loro Patria.