Mario, il carabiniere di Cisterna di guardia al Re che fugge

Mario, il carabiniere di Cisterna di guardia al Re che fugge

9 Settembre 2019 0 Di Luca Cianfoni

È finita! È finita! Abbasso Mussolini. Viva Badoglio e il Re! Tutti pensavano che la guerra fosse finita. Anche io. La guerra contro gli americani, però. Adesso iniziava l’altra, “La Guerra”, e il nemico ce l’avevamo dentro casa.

Queste sono le parole di Mario Ciavaglia, storico cittadino di Cisterna, che durante la sua vita ha vissuto da carabiniere in prima persone le tappe più dolorose e tragiche della seconda guerra mondiale e della rinascita dell’Italia dalle ceneri in cui l’aveva lasciata il fascismo.

La storia di Mario Ciavaglia

La sua storia Mario l’ha raccontata e scritta in tanti libri, in Calce e Fiamma, a cura di Mauro Nasi, egli racconta la propria vita e di come si sia trovato nei luoghi chiave della storia d’Italia della seconda guerra mondiale. Dal bombardamento di Roma il 19 luglio del 1943, al servizio di guardia a villa Badoglio a Roma, a sorvegliare il nuovo primo ministro dopo la caduta del fascismo pochi giorni prima. Fino a settembre, quando fu trasferito a villa Savoia a guardia dei reali italiani. Lì conobbe la Regina Elena, gentile e radiosa. Durante la notte dell’8 settembre, racconta Mario nel suo libro tutti i soldati, un popolo intero, vennero lasciati soli dal Re e dal governo che scapparono di notte, come dei ladri.

Se ne sono andati tutti! Il Re, la Regina, Badoglio, tutti! […] Infilai gli stivali, corsi giù per la scala. La villa era chiusa e silenziosa. Non un soldato del Regio Esercito, non una finestra o porta aperta, non un cenno di vita. Badoglio aveva convinto il Re e la sua famiglia a lasciare, notte tempo, Roma. Nessuno sapeva per dove e perché. Nessuno ci diceva cosa fare, dove andare. Un plotone di dieci uomini lasciati allo sbando più completo. Ma con una sensazione, che cresceva di ora in ora, e cioè che la guerra non fosse affatto finita e che stava per accadere qualcosa, e questo qualcosa non ci piaceva affatto.

L’Italia dopo l’8 settembre

Mario racconta che all’inizio i tedeschi lasciarono i carabinieri liberi di fare il servizio d’ordine della città, con una fascia giallorossa sul braccio, i colori di Roma. Questo compromesso però durò poco. Un mese dopo, il 7 ottobre del 1943 vennero disarmati, imprigionati e deportati dai nazisti a Klagenfurt, una succursale del ben più tristemente noto campo di concentramento di Mauthausen. Le peripezie lì furono tante, comprese un tentativo di fuga da un campo. Tutto alla fine andò per il meglio e Mario riuscì a tornare a Cisterna e riprendere servizio come carabiniere. Tanto che nel 1946 era di servizio al seggio elettorale presso il Castello di Beatrice Cenci a Torrenova, in un altro appuntamento storico per la storia d’Italia, il referendum per la scelta tra repubblica o monarchia, il ritorno alle libere elezioni dell’Italia dopo oltre vent’anni di dittatura fascista. Una storia rocambolesca e piena di emozioni quella di Mario Ciavaglia, ancora uno dei pochi sopravvissuti di quella buia epoca che portò alla seconda guerra mondiale e che assistette a tutti gli svolgimenti epocali della storia d’Italia.

Le citazioni e la fotografia sono tratte dal libro Calce e Fiamma, Storia di deportazione, di fughe e d’amore, Mauro Nasi, Sintagma, Roma, 2019.