Anna, Luigi, far finta di essere sani e la musica
10 Settembre 2019Su queste colonne tre sono stati gli argomenti più seguiti, e nessuno di politica. Ha fatto clamore un incidente sul lavoro, ha fatto sgomento un suicidio, ha rasserenato un evento musicale. Mi sono chiesto perché?
Il dramma del lavoro è comprensibile, il dolore di vedere chi esce sano e forte non tornare. Ma la cosa pareva come “personale” e non collettiva e stiamo diventando gente cattiva
Il dramma del fine vita è scavarsi dentro, è interrogarsi su cosa è meglio che sia tra finire la via, o camminare col passo pesante. Tante storie di dolore che nasconde il sole accecante, ma la notte si chiudono le porte e stai con il male dentro, un male che non fa rumore, un mondo che non vogliamo, possiamo sentire. Finiscono le cose, l’affetto generoso dei cani, l’affetto orgoglioso dei gatti, l’amore che incontri poche volte senza dolore. Ci dovremmo fermare, ma corriamo su strade animate da sguardi vuoti. La felicità? La vorremmo come vogliamo una cassata siciliana quando abbiamo fame, ma non è un dolce è un umano che ha nel contempo l’angelo e l’orco in una vita sola. Dovremmo interrogarci, ma facciamo finta che non sia e cerchiamo di far passare in fretta il lutto, di far finta di esser sani
Vivere, non riesco a vivere
ma la mente mi autorizza a credere
che una storia mia, positiva o no
è qualcosa che sta dentro la realtà.
Nel dubbio mi compro una moto
telaio e manubrio cromato
con tanti pistoni, bottoni e accessori più strani
far finta di essere sani. (Giorgio Gaber, far finta di essere sani)
Lo fanno i poeti, ma non la “gente seria” che ha seri problemi a nascondere se stessa. La vita in ogni scelta interroga i viventi, ma i viventi scappano vivacchiando, facendo finta di essere sani
E… ma c’è la musica, non la politica, non intellettuali chiusi nel loro narcisismo, ma la generosità della musica. Perché in una comunità indifferente a chi muore, c’è chi sale su un grattacielo e suona alle 5 del mattino, suona il suono che hanno le anime nella incredibile anarchia di accordare gli strumenti, di mettersi d’accordo su cosa suonare e la bellezza di riuscire a farlo quando pare impossibile. La musica che non ha bisogno di traduzione nell’allegretto ma non troppo, nella bellezza che non è mai abbastanza-
Ho cercato oggi di raccontarvi tre storie per onorare i “caduti” di questa guerra quotidiana che è vivere, si chiamavano Luigi Frabotta, morto sul lavoro, Anna Cocco morta sulla vita e la speranza sono 100 musici sulla Torre Pontina nell’idea di un visionario come Antonio Fraioli.
L’uomo usci dal paradiso terreste dove era ebete, venne su questa terra di dolore e insidie, ma la fece bellissima fischiettando il suo amore, poi fece fori ad una canna, poi…
E’ la musica, la musica ribelle
che ti vibra nelle ossa
che ti entra nella pelle
che ti dice di uscire
che ti urla di cambiare
di mollare le menate
e di metterti a lottare (Eugenio Finardi, la musica ribelle)