Ognisanti: la processione dei santi, li ho conosciuti di persona

Ognisanti: la processione dei santi, li ho conosciuti di persona

31 Ottobre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Questa è la notte dei santi, e quanti. I santi sono anime che si inerpicano nelle montagne alte del signore e non ne scendono giù. La loro è marcia a sollevarsi è un giro in tondo, un giro senza ritorno e se ci pensate sono sempre qui, discreti, concreti e, di tanto in tanto, spingono per la tua salita.

Il primo, scuserete, si chiama Lidano uno che non urla, non chiede ex voto, ma sceglie la vita in una terra che aveva la morte come male nell’aria. E… ha il nome mio, sarebbe l’inverso ma per logica di versi concedetemela così.

Ed ecco che sono nato con il mio santo che era monaco e contadino, era uno che non cerca gloria nella esclusiva gloria di Dio. Poi la ricordo supra il comò era con gli occhi sul vassoio la santa della luce, la santa Lucia che ti dona i colori, ti cura la vista e la mattina era la prima cosa vista.

Se non parlassi di te Francesco, nudo davanti al niente che siamo, senza averi se non avere la necessità di questo creato che ora è indaffarato, che uccide le tigri ed il maiale, ma tu parlavi ai lupi, agli uccelli in volo e se te lo chiedevano anche al sole che chiami fratello e la luna sorella. Saresti pazzo in un mondo di normale mediocrità sei visionario nella santa povertà

Antonio, già è il nome del mio papà, e una statua di gesso piccola divisa in due per un colpo di una guerra che aveva tracce ancora nelle cose e a me rimanevi tu diviso in due, ma se facevi attenzione la divisione si univa e tornavi cosa vita. Nacque a Lisbona, ma come non eri di Padova, il mondo gira e gira e anche i santi fanno viaggi.

Paolo cade da cavallo e scrive lettere ai Corinzi, e dice del bene, del male, ma Corinto dove sarà e perché una lettera che va a tanti e non è una per uno, poi, solo poi senti che c’è il confine tra chi sapeva che poteva nascere il rispetto di credere e chi il credere nell’odiare.

Ma quanti sono questi santi… eccola Teresa che sente nella carne il desiderio che ha la carne alla vita ma la manda come un camino con il fuoco che arde al cielo infinito e la carne si fa bellezza mai sfiorata, passione mai consumata su questa terra nuda, ma in volo è un altro modo, un altro canto. E ho capito l’amore e che sentirlo è così umano che lo capisco anche io.

E quella storia di un ragazzo davanti ad un saggio, il ragazzo cerca di mettere il mare in una buca, il saggio chiede la ragione e da una spiegazione, il ragazzo come fanno le pareti delle montagne con la voce rimanda a la la saggezza della domanda che ha risposta: e puoi tu con il tuo capire, comprendere l’immensità.  Si chiamava Agostino e del mondo sapeva la sorte, della vita aveva i segni umani, ma la testa dono di Dio per capirlo più grande di lui.

Poi chiudo con Marco perché è vero che sono di qui più di ogni posto, ma nelle notti che guardo il mare quando succede vedo la galea che ha Marco nel drappo con il libro e la spada a far paura agli infedeli, fosse solo pepe, zenzero, cannella. Come profuma il mare.

Ora li ho messi in fila, voi fatelo con i vostri ne troverete altrettanti, ma l’ultima lo merita davvero, è Filomena che si fa sacra alla sua caparbietà, e fa cose difficile che cedere è sempre facile. Filomena un nome dentro una catacomba, ma io l’ho conosciuta di persona e iniziò il racconto che mi ha fatto uomo, ha iniziato il racconto che non sarebbe finito, come spingere una ruota in discesa. Si chiamava Filomena dicono fosse di Corfù, ma qui lascio un lascito per me e era donna.

Insomma ho vissuto tra santi e non lo sapevo, avevo dimenticato.

Ma come non eri ammazzapreti? Certo e con gusto, ma conosco le storie dei santi e loro mi hanno insegnato la mia.