Ma cosa mi dici mai, Topo Gigio è orfano

Ma cosa mi dici mai, Topo Gigio è orfano

7 Novembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Denuncio la mia età, esprimo la mia tristezza. A 95 anni è morta Maria Perego, la mamma di Topo Gigio, si l’assistente di Mago Zurlì. La scena era lo Zecchino d’oro dall’Antoniano di Bologna. Luoghi, nome che non vi dicono niente ma per noi, i bimbi del boom economico sono stato tutto, l’idea che saremmo stati una generazione di fenomeni, dei fantastici bimbi, incredibili uomini. Il tempo è passato e… noi non siamo stati capaci se non delle nostalgie di questo tempo nelle follie di sognare rivoluzioni, ma il dramma è che ci abbiamo pure provato a farle. Eppure c’era un mondo in cui i topi parlavano, Calimero non era diverso ma solo sporco, il mago Zurlì aveva veramente visto le fate, e noi divisi tra i nonni contadini e i papà cittadini diventavamo dei “soli”, non da far luce ma da non trovarci nulla tra le mani.

Ma cosa mi dici mai… non ci potevamo credere

Mia dolcissima piccola fragola
Che mi chiedi di raccontarti una favola
Vorrei inventartene una che
Sia una storia che parli di te
Senza lupi che vivon nei boschi
Sono cose che tu non conosci
Perché Maghi e Fatine dai capelli blu
E Draghi e Castelli non e esistono più

Perché i topi non parlano, i maghi non hanno visto mai le fate perché non sono veri neanche loro e Calimero nessuno lo vuole lavare per non sporcarsi le mani poi scende la sporche navi che vengono da paesi lontani, dallo stesso mare dei turchi alla marina

Nel tuo mondo c’é gia la magia
I grandi la chiamano tecnologia
E la polvere delle streghe che ti renderà pazza
La vendono ormai in ogni piazza
Non ti serve Peter Pan che ti insegnerà
A volare nel cielo di questa città
Ma tutto questo tu lo sai già
Sa volare persino papà

Ho rubato le parole a Eugenio Finardi, perchè una cosa resta a noi orfani raggiunti oggi dal topo: l’idea che il mondo si possa raccontare per canzoni e lì 44 gatti in fila per sei col resto di due

Ma cosa mi dici mai… eccoci uomini fatti che piangiamo la solitudine di un topo parlante a cui dobbiamo la nostra anima impenitente che ci fa assumere tutti e uno gli errori dei nostri sogni. Eravamo destinati alla nostra solitudine, del resto i topi non parlano.