La Latina di Elvio, il barbiere (cerusico) che ordina le teste

La Latina di Elvio, il barbiere (cerusico) che ordina le teste

9 Novembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Gli osti e i barbieri, se una rivolta nasce la polizia del Papa sa dove andare a “vedere”, sa dove “sentire”. Il barbiere ascolta, fa parlare, ha la lama e il cliente, burino o re, si deve fidare e parla. L’angolo qui è di una città che di rivolte ne ha viste… niente, in testa c’è il grattacielo Pennacchi, una illusione di New York, la via è intitolata a Don Morosini. Una Latina anni ’60.

Sabato mattina, ci sono i clienti abituali, c’è la signora che porta il figlio con la discrezione di stare in un ambiente tutto maschile, forse l’ultimo rimasto così. Elvio sta in alto, soppalco sotto la sala. Pare un sacerdote che dal pulpito annuncia la “verità” a fedeli che, tutti, gli chinano la testa, come a un dio maya.

“Dai vieni su – fa Elvio – e…”. Salgo le scale di legno, lui comincia “che città siamo diventati, ma Titta come sta?”. “E’ un poco che non lo vedo, che spirito”. Poi non puoi che parlare di questo posto, dal 1966 che sente il racconto della gente, il bisogno della gente di dire la sua verità, che arriva sempre spettinata e se ne va ordinata. Elvio conversa, già chi se lo ricorda questo termine “conversare”, versare insieme, se ci pensi è il centro della messa cristiana in cui il sacerdote versa il sangue di Cristo e lo fa “con” i fedeli, conversa.

“Ho visto Vincenzo, l’ho incontrato per strada”, Elvio pronto: “dai, almeno lui ha la presenza da sindaco” (Parliamo di Vincenzo Zaccheo). Lo ascolto poi: “Elvio ci siamo fatti vecchi, il mondo cambia”. In sala il ragazzo di Priverno (nessuno è perfetto) Ivan “misura” la sfumatura ai lati della testa di un ragazzo e commentano una “estetica” che io ed Elvio di certo non comprendiamo, e la cosa gira su ogni sedia e vale anche per Gabriele, Gianluigi. L’unico che capiremmo è Dialmo il discreto fratello di Elvio.

E… sapete anche tra “rudi” uomini di palude serve la grazia. Da bimbi ci mandavano le nonne in osteria per “rasserenare” gli animi di nonni rissosi e di bevute eccessive, eravamo bimbi di pace. Ecco Ella qui è “donna di grazia”, è quel pezzo che ingentilisce solo “di presenza” diretta Catarella di Montalbano.

La barberia è luogo di idee che si rivoltano di scapigliati che si capigliano, riprendono i capelli. Non c’è più la polizia pontificia ad ascoltare, forse non serve ma resta il profumo umano.

“Lì, ma mi ricordo di quell’avvocato di Sezze amico di Titta Giorgi…”, “ma chi Sesè?” “me sa” “Caldarini?”. “Sì lui”.

“era consigliere regionale di An insieme a Titta che sta nel Pd, ma già a Sezze stavano in consiglio uno col partito comunista e l’altro col movimento sociale”. “Ma andavano d’accordo”. Testimonio “Guarda Sesè era una gran brava persona, era un cattolico rigoroso prima che di destra e prima di ogni cosa aveva una cosa in comune tra le mille che no con Titta”.

“E che?” fa Elvio. “Elvio so setini”. Ride, il ragazzo di Priverno si stizza divertito “si sparare col cannone di sambuco”.

Ero entrato con i capelli anarchici da folle, mille pensieri di problemi affardellati, un poco segnato dal tempo esco, ordinato che mi viene da ridere, salutato che non sono stato solo.

I ragazzi della barberia hanno magliette con su scritto Equipe Sai e esto 1966, sono nato 5 anni prima e si vede, si sente, si legge. Mi guardo allo specchio, forse va un poco meglio, la cosa vera è che mi sento meglio.

Alla prossima storia, storia da barbiere, da cerusico, da chi ti trasforma il disordine in estetica.

E sento mamma che commentava ogni volta che tornavo dal barbiere “vedi che stai meglio”. Grazie Elvio, sto meglio parola di mamma che non c’è più.