Latina città danubiana e l’assessore alla fantasia che manca
10 Novembre 2019Sostengo da tempo che Latina ha un cancro dentro, la banalità. Ci sta divorando. Ho suggerito di fare un assessore alla fantasia, naturalmente la politica è impegnata in “concretissimi” aeroporti, “serissimi” porti, strade a go go. Scrivo dal 1987 tutti i giorni, io non ne ho vista una di queste cose.
Ma per spiegare il mio pensiero richiamo due, o tre mo vediamo come mi esce, eventi che si sono celebrati in questi giorni. 101 anni fa finiva la prima guerra mondiale, a Latina che abbiamo fatto? Un po di retorica, tanto perché si deve, una corona e basta, stop nulla. Eppure potevamo raccontare di quella guerra terribile ma anche del suo risorgere perfino della nostra geografia con i toponimi di quella tragedia che sono diventati scommessa per noi, e magari parlare dei reduci di cui siamo un poco tutti figli. Una bella gita dei bimbi ma non altrove, borgo per borgo battaglia per battaglia e la storia si faceva viva, contemporanea e magari si facevano anticorpi all’intolleranza.
Poi c’è la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre erano 30 anni. Tutti si sono espressi con i massimi sistemi, l’unico che ha contestualizzato l’evento con noi è Emilio Andreoli su queste colonne che ha raccontato il muro che avevano dentro, il muro che era venuto da noi nel campo profughi Rossi Longhi che per decenni era la storia dentro le nostre non mura. Qui sono passati migliaia di profughi, poi andati nel mondo, qui è venuta una Europa che si voleva cancellare e che ora sembra tornare. Uomini e donne alla ultima speranza, in una città che non ha mai voluto essere danubiana, si è chiusa in una atavica paura contadina. Latina per Francesco De Gregori era città del nord, direi “poteva essere città danubiana” è diventata periferia romana. Tra Svevo e sora Lella ha scelto la seconda. Magari oggi potevano parlare di questo per dire che la Storia non è lontana. Ma la fantasia se non ha memoria
E guardate non è colpa di Damiano Coletta perché la destra nel suo passaggio che non ha lasciato traccia manco nulla ha fatto.
E chiudo con la sorpresa di una mia amica che mi ha scritto dicendosi sorpresa di non sapere che a Sezze c’è l’unico cimitero ebraico fuori Roma nel Lazio. Non è la sorpresa che meraviglia è la mancanza di curiosità, la sforzata banalità, che ci condanna alla marginalità. Magari la cittadinanza onoraria alla Segre e a Modiano può essere una occasione per riprendere anche le nostre radici ebraiche.
Vedete questa provincia sta nella storia, solo che non lo sa, e nessuno osa ricordare, per questo non possiamo sperare.
Nella foto Borgo Faiti