Quando Latina correva in moto con Attilio Riondato

Quando Latina correva in moto con Attilio Riondato

15 Dicembre 2019 0 Di Emilio Andreoli

Erano gli anni ’70 e io sognavo una KTM 125 rossa, una moto da cross bellissima, ma mio padre mi regalò il “Bravo” della Piaggio e mi dovetti accontentare. Però io vi voglio raccontare la storia di un ragazzo di Latina, che ha inseguito con tenacia e passione i suoi sogni. Nonostante le vicissitudini, è riuscito a scrivere il suo nome nella storia del motociclismo italiano.

 

Attilio Riondato nasce a Latina il 12 novembre del 1953, figlio di pionieri della bonifica. La sua famiglia proviene dal Veneto e come ai tanti veneti migrati, negli anni trenta nell’Agro Pontino, viene assegnato loro il podere numero 1000 a borgo San Michele.

 

Attilio, appena ragazzo, scopre la sua vera passione, le moto. Ha quattordici anni e il suo primo motorino è il dono più bello che ha ricevuto, una Benelli 50. Lo modifica subito, non si accontenta di andare a cinquanta all’ora. Corre in continuazione per il borgo, ma anche per Latina. I suoi genitori, che sono contadini, hanno paura di quella sua passione, sanno che lui è testardo, vorrebbero che lavorasse la terra, ma niente, non ne vuol sapere. Infatti, appena compie sedici anni, compra una Lambretta 125 che puntualmente modifica. Nella zona è il più veloce. Impenna, corre, piega, ma soprattutto sogna.

 

1971- Arrivano i diciotto anni e anche una Laverda 750. Adesso non si scherza più, quella moto ha un assetto sportivo, con tanto di cupolino, supera i duecento chilometri orari. Se la gode per un anno e poi la decisione, venderla per partecipare a una corsa in salita a Castelfiorentino. Per correre però ha bisogno della firma del padre, perché non ha ancora raggiunto la maggiore età, ma è fortunato perché gli è appena arrivata la lettera di leva, dove c’è scritto che è destinato nella Marina Militare come motociclista e da lì il piccolo raggiro al papà. Gli sottopone un foglio da firmare, ma non è per la leva, è per correre sui circuiti.

 

Con il ricavato della Laverda compra una Minarelli 50 preparata per la gara. Attilio è alla sua prima esperienza agonistica, ma nonostante la tensione e l’emozione si piazza settimo. È lì, su quella pista, che decide il futuro della sua vita.

 

1973- Si comincia a fare sul serio, gli viene messa a disposizione una Aletta 125 e partecipa ad alcune prove del campionato italiano junior, due volte sul secondo gradino del podio, un terzo posto e record sul giro della pista di Misano Adriatico. Nel frattempo partecipa pure a delle gare derivate di serie, con una Laverda 750 arrivando terzo a Vallelunga.

Attilio Riondato

1974- Attilio comincia a farsi conoscere e a Latina ha già i suoi primi fan. Addirittura alcuni amici, tra cui Ottavio Tomei, Franco Brogialdi e Franco Barboni, si autotassano e gli mettono a disposizione una Suzuki 500 per gareggiare al campionato italiano junior. Da Latina arriva anche la prima sponsorizzazione la “Sante Palumbo srl” di Santino Palumbo che è sempre disponibile ad aiutare i nuovi talenti della città.

 

Alla prima gara, mentre è in terza posizione cade a pochi giri dal termine, procurandosi una distorsione al polso, che gli fa saltare la seconda gara. Poi tre vittorie consecutive e un terzo posto gli consente di portare a casa il titolo di campione d’Italia. la vittoria del trofeo tricolore lo proietta nella classe senior, ma l’impegno economico è di tutt’altra portata, quasi proibitivo, non ha un team dietro, può contare solo su se stesso. Sta quasi per rinunciare, quando l’ingegnere Gianni Palumbo costituisce un team “Racing team Palumbo centro ceramiche” e gli mette a disposizione una Yamaha Bimota 350. Dovrà competere con piloti del calibro di Giacomo Agostini e Walter Villa.

Attilio Riondato a destra e al centro Giacomo Agostini

1975- Competere con quei mostri sacri gli mette apprensione, ma non vuole deludere le aspettative di chi gli ha dato tanta fiducia. Cerca di concentrarsi e non pensarci. Ed è proprio così, perché parte fortissimo e ottiene due podi fantastici, dietro Giacomo Agostini che vince, lui è terzo. Un risultato da sogno con una moto non ufficiale. Sembra andare tutto a meraviglia, ma alla “duecento miglia di Imola”, mentre affronta il curvone, a duecentotrenta chilometri orari, la sua moto lo tradisce, grippa il motore e viene sbalzato in aria per poi ricadere pesantemente sull’asfalto. Nella sfortuna è fortunato perché si frattura scapola e clavicola, ma sarebbe potuta andare molto peggio. Ovviamente la stagione finisce su quel circuito.

Attilio Riondato a destra e al centro Giacomo Agostini

1976- Fa solo qualche gara e gli sponsor purtroppo lo abbandonano. Così decide di sospendere l’attività agonistica. Sospensione che dura due anni, in cui non dimentica quella brutta caduta. È come un tarlo, perché è convinto che se non fosse successo, avrebbe finito la stagione tra i primi.

 

Decide così di ripartire da zero, cede la sua concessionaria di moto avviata da poco e acquista una roulotte. Si trasferisce nel regno delle due ruote, andando a vivere proprio a Imola, dove aveva visto svanire i suoi sogni. Ma lui è un veneto testardo, quel sogno lo vuole, sente che gli appartiene. A Imola, per guadagnarsi da vivere, lavora in un mattatoio, nel frattempo conosce un appassionato che possiede una vecchia Yamaha 350, e gliela mette a disposizione per allenarsi. E nel 1979 partecipa a un paio di gare, a Monza arriva quinto e a Misano dove, dopo aver ottenuto nelle prove il secondo miglior tempo, la gomma non tiene nei giri finali privandolo del quarto posto.

29 novembre 1983 articolo Messaggero

1980- Tramite alcune sponsorizzazioni, tra cui il Coni di Latina si ributta in pista e subito ottiene il terzo posto in Cecoslovacchia. Altre gare le disputa per il mondiale, ma non ottiene risultati di rilievo. Nel campionato italiano invece si piazza, nella classifica finale, all’ottavo posto. Con questo risultato, riesce ad ottenere altre sponsorizzazioni che gli consentono di guardare con fiducia il 1981 che sta per arrivare. E

per il pilota pontino è proprio l’anno del riscatto.

 

Prepara personalmente, senza l’aiuto di nessun meccanico, la sua Yamaha Bimota 350. Una stagione da incorniciare, fatta di tante vittorie, e che diventerà storia. Attilio Riondato alla fine della stagione è campione d’Italia della 350 e sarà l’ultimo a vestire la maglia iridata per quella classe, perché l’anno successivo sarà soppressa per sempre.

Attilio Riondato in gara

Gli anni successivi non saranno fortunati per Attilio, nonostante un grande sponsor arabo. Un’altra brutta caduta lo costringe a fermarsi per un altro po’ di tempo. Dopo il recupero viene chiamato per una gara in Australia, ma il destino è sempre in agguato. Una settimana prima di partire gli cade addosso una moto parcheggiata sul marciapiede e si frattura una gamba. Al suo posto lui consiglia un certo Marco Lucchinelli che diventerà poi campione del mondo. Successivamente viene chiamato da un team di Forlì, ma rinuncia e suggerisce di far correre al suo posto un certo Franco Uncini che diventerà anche lui campione del mondo.

 

Attilio Riondato ora è un signore di una certa età, ma ripensa ancora a quella brutta caduta del 1975, e ripensa con tanta nostalgia al suo passato. Lui appartiene a quella generazione di piloti eroici che spingeva la moto alla partenza, e che io ricordo bene. L’idolo di noi ragazzi, nati nella metà del secolo scorso, era Giacomo Agostini, come lo è Valentino Rossi per i ragazzi di oggi. Attilio ha avuto il privilegio di sfidarlo e io tifavo per lui perché rappresentava il riscatto della nostra piccola città di provincia… quando “Latina” correva in moto.