Coronavirus, negativi i test sui pazienti del Goretti

Coronavirus, negativi i test sui pazienti del Goretti

24 Febbraio 2020 0 Di Lidano Grassucci

“Il sospetto e l’esasperazione, quando non sian frenati dalla ragione e dalla carità, hanno la trista virtù di far prender per colpevoli degli sventurati, sui più vani indizi e sulle più avventate affermazioni”

Alessandro Manzoni, la colonna infame

 

Non c’è il coronavirus a Latina. I due pazienti sospetti verificati allo Spallanzani di Roma non hanno contratto questo virus. Il rumore è tanto, il fumo pure, ma le cose sono quel che sono. Gli effetti della paura sono devastanti, ma nessuno sa bene paura per cosa. Serve precauzione, serve attenzione, ma non serve confusione. Serve scienza e non esperti a chiacchiere.

In Tv chiedono opinione del coronavirus al direttore de Il Giornale Alessandro  Sallusti, come gli chiedevano di Renzi, o ne parla Barbara d’Urso dopo che ha spiegato l’ultimo amore perduto di Al Bano. Tutto si mischia in un generico dire tante cose nel dire di niente.

La scienza per gli italiani è una branca inutile del capire tutto non conoscendo nulla. In ascensore una signora seria parla dei misteri di Fatima, un altro dice che si laverà le mani. Sulla metro un signore si pulisce il naso e negli occhi degli altri passeggeri è quasi panico, le signore si portano la sciarpa al naso, gli altri si voltano dall’altra parte.

Oggi la domanda di cortesia “come stai?”. E’ diventata autotutela, nessuno osa avere due linee di febbre.

Oggi è così, domani non so. I giornali i tutta Italia cercano casi, prenotano un posto nella notizia, i conduttori televisivi hanno la faccia preoccupata: Barbara d’Urso litiga con Sgarbi e con il medesimo garbo da del tu al presidente del consiglio che parla del coronavirus. Eguale tensione sul nulla.

Ai giudici che, in Milano, nel 1630, condannarono a supplizi atrocissimi alcuni accusati d’aver propagata la peste con certi ritrovati sciocchi non men che orribili, parve d’aver fatto una cosa talmente degna di memoria, che, nella sentenza medesima, dopo aver decretata, in aggiunta de’ supplizi, la demolizion della casa d’uno di quegli sventurati, decretaron di più, che in quello spazio s’innalzasse una colonna, la quale dovesse chiamarsi infame, con un’iscrizione che tramandasse ai posteri la notizia dell’attentato e della pena. E in ciò non s’ingannarono: quel giudizio fu veramente memorabile.

Alessandro Manzoni, la colonna infame