Sto a casa, ma ora vi racconto il mio sogno segreto e proibito

Sto a casa, ma ora vi racconto il mio sogno segreto e proibito

15 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

Ora che faccio? Già, siamo pieni di impegni. Siamo ancora dentro la testa di fare qualcosa, di non star fermi. Sono uomo da bar, quando Giuseppe Conte in Tv ha annunciato che chiudevano i bar, sono gelato. Ed ora? Sono figlio della libertà dell’automobile che non era scontata ma conquistata. Prendevi l’auto sotto casa e andavi nel mondo, senza fermarti mai. Non ho mai amato l’auto per farla vedere, ma per la corsa del vedere il mondo sì. Ora? Ora attendo il parto della mia gattina, ha una pancia enorme e per farsi accarezzare fa l’arco con la schiena. Apprezzo il silenzio di una campagna che pare, vista da qui, infinita. Non esco, ma non esco per rispetto e vorrei fuggire, non esco per ragione e vorrei viaggiare.

La mattina quando mi sveglio ho bisogno d’aria e apro la finestra, vento, pioggia o sole. Vorrei indossare il mondo, ma ora sono in questo piccolo mondo. Ma che posso fare, aspetto.

Mio nonno Lidano quando passarono i tedeschi si nascose per settimane in Semprevisa in un buco sotto un cespuglio, la storia a lui riservò quella paura, a me questa storia che non mi aspettavo. L’auto è ferma è come una possibilità impossibile

Il motore del 2000 sarà bello e lucente
Sarà veloce e silenzioso, sarà un motore delicato
Avrà lo scarico calibrato e un odore che non inquina
Lo potrà respirare un bambino o una bambina.

……..

Noi sappiamo tutto del motore
Questo lucente motore del futuro.
Ma non riusciamo a disegnare il cuore
Di quel giovane uomo del futuro.
Non sappiamo niente del ragazzo
Fermo sull’uscio ad aspettare
Dentro a quel ghetto del 2000
Non lo sappiamo immaginare

Lucio Dalla, il motore del 2000

Neanche un poeta poteva immaginare un motore spento mentre il ragazzo, la ragazza del 2000, conosce la peste come il ragazzo del 1600, paura di morire come ogni umanità. Non mi aspettavo che quella magia che chiamiamo tecnologia non ci avrebbe difeso da questo e l’unica difesa è la distanza tra gli umani che la malattia è un abbraccio, è un amico, è un bacio, è l’amore. Resisto a non essere umano per salvare l’umanità.

Apro la finestra, fa fresco stamane. Il vento viene da ovest è lieve e i prati sono verdi. In testa ho ora un sogno che non è il sogno della mia giovinezza quando Janis Joplin cantava:

Oh Signore perché non mi compri una Mercedes Benz?

Tutti i miei amici guidano delle Porsche, devo fare ammenda.

Ho lavorato duramente tutta la vita, nessun amico mi ha aiutata

Quindi, oh signore, perché non mi compri una Mercedes Benz?

Oh Signore perché non mi compri una TV a colori?

Sognavamo l’America del superfluo, ora sogno un caffè al bar con il mio amico Damiano, una corsa in auto sull’Appia che mi pare di arrivare in terra santa a tutta velocità, o la corsa con il mio papà sula Vespa 150 io in piedi sul predellino protetto dalle sue braccia che tenevano fermo il manubrio, e mia madre seduta di lato che lo stringeva forte con un braccio e l’altro reggeva mia sorella. L’aria in faccia che facevo le smorfie con il viso.

Desidero una passeggiata non da solo ed ora sono solo per tornare a stare insieme. Magari il sabato mattina al sole sul lungomare aspettare fresco come una rosa al primo bar le smorfie di fatica di Enzo, Gianni e Damiano che vanno a correre e… guardare non il mare. E puntuale mi chiedono sapendo la risposta: “ma vi puro tu” e  “odio lo sport vi aspetto agli bar”