Dopo Covid 19/ I Borsato del Carso, i molitori al tempo del ritorno al pane

Dopo Covid 19/ I Borsato del Carso, i molitori al tempo del ritorno al pane

30 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

Anche in una tempesta c’è chi naviga controcorrente. A Latina di mulini eravamo pieni, il mulino era un riferimento accanto alla Chiesa, alla caserma dei carabinieri. Poi, lenta e lunga, è stata la politica del “il futuro è il mondo, il locale è lo sprofondo”. I mulini, uno ad uno, sono caduti nella guerra dove il locale era brutto, inutile e non andava di moda. Loro, i mulini, erano Don Chisciotte e Don Chisciotte era l’uomo ottenebrato da questa vulgata uccideva il pane.

Ma uno, un mulino è rimasto nella ridotta di Borgo Carso, chi passava di lì lo considerava “memoria” di un paese che fu. Invece?

Invece arriva il Covid 19, e abbiamo scoperto che se le mascherine globali le fanno in Cina quando ci servono restano in Cina, e che se non hai gli aerei con la scritta Italia sopra quando serve gli altri volano e tu resti a piedi e nel mondo ci sono milioni di italiani, non uno.

E l’ultimo mulino? L’ultimo mulino, quello dei Borsato, sta li a dare farina per la gente che rifà il pane, la pizza in casa. Macina il grano tenero dell’agro pontino e non chiude la frontiera perché sta dentro la nostra frontiera, geografica, storica culturale. Macinano a Borgo Carso il grano che sta lì vicino, il grano che nessuno voleva più, che non era di moda, era antico.

Già, antico che adesso diventa indispensabile. Nei supermercati cercano la farina, non i titoli quotati a Milano o a Londra. Il mulino Borsato ci sta, sta a Borgo Carso ed è non più il residuo del passato in tempi di globalizzazione, ma il seme del futuro della ricollocazione.

La storia della azienda (tratta dal sito di Borsato, Industria Molitoria Pontina)

Nel 1954 viene costruito dalla famiglia Borsato un impianto molitorio moderno al centro di Borgo Carso (provincia di Latina) gestito a tutt’oggi dalla terza generazione della stessa famiglia. La vocazione cerealicola della pianura pontina faceva si che il raccolto prioritario fosse il grano tenero, lo stesso veniva consegnato al Molino o come si diceva all’epoca “Mola”, per essere macinato. Dalla macinazione, si otteneva la farina che veniva utilizzata per la produzione del pane nei forni che ogni podere dell’Opera Nazionale Combattenti (O.N.C.) aveva in uso così da provvedere al sostentamento delle famiglie. Con il passare degli anni, la tradizionale Mola a pietra è stata sostituita da impianti tecnologici all’avanguardia che oltre a rispettare le normative vigenti sull’igiene e la tracciabilità, assicurano l’ottenimento di un prodotto con un elevato tenore qualitativo. Oggi si continua a macinare il grano tenero prodotto nell’Agro Pontino e Romano con il quale si producono farine particolarmente adatte alla lavorazione di pani tipici locali come: pane di Sezze, pane di Lariano, di Bassiano oltre alla “rosetta romana”. Degna di nota, invece, è la lavorazione del grano per ottenere farine speciali adatte alla produzione della pizza ed ai prodotti di pasticceria che vengono utilizzate dalle più rinomate pizzerie e pasticcerie della provincia di Latina e dintorni.