Fase 2 / 17 maggio 2020, il giorno più bello. Ma non molliamo con le misure di sicurezza

Fase 2 / 17 maggio 2020, il giorno più bello. Ma non molliamo con le misure di sicurezza

17 Maggio 2020 0 Di Maria Corsetti

Nel mio pezzo di ieri ho evitato le parolacce, sostituendo i termini presi dalla strada con altri, suggerendo a chi avesse preferito un testo più forte di aiutarsi con la rima per ottenere la parola giusta.Oggi continua la mia operazione vulgarity-free, ma cambio metodo. Per la decodifica consiglio il sillogismo.

 

Domenica 17 maggio 2020. Mi sveglio, dopo le spese surreali della Fase 1, mi sono stancata di varcare le soglie dei supermercati e la dispensa è semivuota. Niente biscotti e non mi va il tè. Vorrei un cappuccino, ora scendo e lo prendo al bar. Con un cornetto semplice (lo dico nel caso qualcuno volesse omaggiarmi. Non integrale per favore).

A me piace tanto questa formula, prendi e lo consumi per conto tuo, senza il timore di trovarti qualcuno che “Ciaoooooo” e non ti molla, ti fa perdere tempo e freddare il cappuccino.

Mentre aspetto il mio turno vedo che con un metro si stanno predisponendo le distanze tra i tavoli. Domani è il grande giorno.

In fila al bar ci sono anche due ragazzi indiani, hanno il negozio di parrucchiere vicino al bar, si preparano anche loro a ripartire con il lavoro.

È bello vedere la città che si riprende, le serrande che si alzano.

 

Alle volte le idee sono giuste, quello che manca è il momento giusto. Chiudere il tratto da Capoportiere a Rio Martino e farne una grande isola pedonale, almeno ora che è maggio, almeno oggi che è domenica è una buona idea.

A dire la verità in passato non è mancato il momento giusto, visto che per due anni i chioschi sono stati chiusi (una vergogna assoluta, che però poteva essere sfruttata come test dell’isola pedonale), prima perché c’era il Commissario, poi perché c’era la nuova amministrazione. Si sarebbe potuto tentare, sperimentare, ma un Commissario non sperimenta e un neoeletto tanto che capisce su quale pianeta è approdato ci mette un po’.

 

Arrivo a Capoportiere, l’unica con lo smartphone in mano sono io, devo fare le foto. Se un marziano sbarcasse in questo momento per studiarci, racconterebbe di biciclette e mascherine, di moto e tatuaggi, ma non farebbe alcuna parole di selfie e cuffiette.

È pieno di famiglie del Mulino bianco.

Anzi più belle, che al Mulino bianco lì stavano insieme quei dieci minuti della colazione e poi vai a capire cosa combinava in ufficio la mamma, in palestra il papà. I bambini sicuramente bullizzavano i compagni di classe che abitavano in appartamento.

Qui le famiglie sono tutte uguali, tra pattini e biciclette. Un papà gioca a calcio con il figlio. Il pallone è una pallina da tennis gialla e se la rimbalzano da un ciglio all’altro della strada. Una scena gradevole, guastata da una ciclista d’assalto, sicuramente una collega della mamma del Mulino bianco, che sfreccia tra padre e figlio gridando “attenzione”. Ma fai attenzione tu, ma come ti permetti, ma che pretese hai. Qui si passeggia, tuttalpiù si trotterella.

Arriva un’altra famiglia, mamma e papà sui pattini, cagnolino al guinzaglio, tre figli sulle biciclette. Ma non è l’unica, sono tante. Incredibile come dopo due mesi di convivenza, ai limiti dell’innaturale, sia rimasta questo desiderio di stare insieme. Io prima di oggi non avevo mai visto tante famiglie giovani così, tutte insieme, tutte al mare.

Sì, il merito è stato dell’area pedonale da Capo Portiere a Rio Martino, ma anche del lockdown che all’improvviso ha azzerato tutti gli impegni della domenica. Dalla messa, alla quale devono andare anche mamma e papà sennò niente Prima Comunione, al pranzo dalla suocera, che ormai da quasi tre mesi è rinchiusa in sicurezza, lo facciamo per il suo bene. Azzerata anche la festa oggi pomeriggio del compagnuccio di classe quindi i compiti li fai stamattina. Invece stamattina si va al mare.

 

Sarebbe stato il giorno più bello, ma, mentre mi appresto a chiudere questo pezzo arriva il bollettino della Asl. Da ieri si sono registrati 4 contagi in più in provincia. Ho promesso di non utilizzare parole sconvenienti, quindi scriverò “Che cappero!”.

Non molliamo adesso per favore.