Festival Pontino, il concerto diventa bouquet con Mario Caroli

Festival Pontino, il concerto diventa bouquet con Mario Caroli

21 Luglio 2020 0 Di Luca Cianfoni

Terzo appuntamento con il Festival Pontino di Musica 2020nline, a esibirsi ieri sera sulle sponde del fiume Ninfa il flautista di fama internazionale Mario Caroli.

Ninfa il miglior scenario possibile

In un’epoca oggi lontana dalla nostra c’era un mestiere molto in uso nel teatro, che permetteva ad artisti in erba di muovere i primi passi e di approfondire le proprie tecniche di pittura, stiamo parlando dei pittori dei fondali teatrali. Questi fondali erano le scenografie di uno spettacolo ed essendo le pièce teatrali quasi sempre ambientate in contesto bucolico, con protagonisti gli dei, queste enormi tele che facevano da sfondo all’azione teatrale, erano quasi sempre paesaggi con fiumi, boschi e qualche rovina. È necessario oggi sottolineare che il più bravo pittore di fondali, non avrebbe potuto niente in confronto allo sfondo che Mario Caroli, flautista di fama internazionale, ha avuto ieri durante il suo concerto. Probabilmente solamente Giorgione, provando ad imitare se stesso nella Tempesta, si sarebbe potuto avvicinare alla bellezza emanata dal concerto di ieri sera. Una cosa però sarebbe mancata se questo concerto si fosse svolto al chiuso: il dolce e fluido scorrere delle acque del Ninfa, che hanno accompagnato il flautista pugliese.

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La tempesta, Giorgione

Il concerto-bouquet del Maestro Caroli

Come il maestro ha ammesso prima del suo concerto, il programma portato ieri sera per questa edizione 2020nline del Festival Pontino di Musica, le opere da lui suonate hanno composto un vero e proprio bouqet di composizioni che va a rispecchiarsi nella natura incontaminata di Ninfa. Il primo brano è Syrinx, del francese Claude Debussy, il cui nome si ispira alle canne di bambù utilizzate un tempo per costruire proprio i flauti e le note suonate dal Maestro Caroli sembrano sospendere il tempo, attraverso la modalità di scrittura debussiana, che si ispira alle pentatoniche orientali, facendo fluttuare l’ascoltatore tra le note del concertista. Dopo un viaggio nel passato solo immaginato è la musica di Georg Philipp Telemann a portarci effettivamente agli inizi del 1700 con la sua Fantasia in fa diesis minore. La scrittura molto densa e virtuosistica di quest’opera sfida il fiato del maestro Caroli, che tiene testa al compositore tedesco soprattutto nelle veloci volute del Presto. Il lirismo insieme alla potenza descrittiva di Sunrise, del compositore russo Arthur Lourieé, sembra capovolgere il tempo, facendo diventare il tramonto alle sue spalle un’alba rinnovatrice per la musica, dopo il prolungato silenzio del lockdown.

Gli altri fiori del concerto

Di astro in astro, dopo un sole che sorge, un inno melanconico di Charles Koechlin. L’Inno del filosofo davanti alla notte di stella, infatti sembra salutare con le sue melodie discendenti un astro che piano piano rifugge la sua luce, per poi spegnersi nel buio cosmico. I salti di note, a volte dissonanti, con più o meno intensità della Suite de trois pièces di Georges Migot, sembrano sottolineare nel primo brano una condizione dell’artista avulsa dalla società in cui vive; la seconda parte invece riporta una raggiante felicità nelle sue atmosfere. Quella di André Jolivet, è una musica che nella sua prima parte mette in agitazione quasi eccitazione per la scoperta di una natura fantastica, in un virtuosismo quasi estremo dove il compositore obbliga l’esecutore a continui salti leggiadri, come una libellula che si libra sul pelo dell’acqua velocemente su e giù. Tutto questo bene si accorda al paesaggio di Ninfa che circonda il musicista. Una musica che nella seconda parte punta a riscoprire il sacro, il rituale, che ognuno ha dentro di sé per tornare ad essere se stessi insieme al mondo, proprio come ci vuole comunicare il suo titolo Per una serena comunione dell’essere con il mondo.

La musica fluisce insieme al Ninfa

Dopo le ripetute terzine ascendenti presenti nello Studio n. 5 di Jacques Casterède, arriviamo agli ultimi due brani del programma del flautista Caroli. Ed ecco che le note di uno dei più famosi compositori francesi contempotranei, Francis Poulenc, si fanno realtà. Le note di, Un flauto culla le rovine, magistralmente eseguite dal concertista sembrano essere state composte per il concerto di questa sera, per descrivere esattamente le rovine alle spalle del maestro, nella loro semplicità assoluta. Le vorticose note della prima parte di Sonatina di Henri Tomasi, sembrano ricordare antiche danze medievali, per la loro stretta cadenza, mentre nella seconda parte più virtuosistica le numerose scale ascendenti e discendenti vengono eseguite in maniera estremamente chiara dal maestro pugliese. Con l’ultima parte di Sonatina, molto impegnativa dal punto di vista della tenuta del fiato, la natura sembra rispondere al richiamo del flauto di Caroli, che quasi sembra duettare con gli uccelli presenti nel Giardino di Ninfa, anche loro spettatori dai rami, di queste splendide note, fluite via ieri sera insieme alle acque del fiume Ninfa.

Qui il concerto integrale.