Quer pasticiaccio brutto sui sindacati militari e la nostalgia canaglia del passato
25 Luglio 2020Quer pasticiaccio brutto sui sindacati militari e la nostalgia canaglia del passato. Tra pochi giorni il Parlamento potrebbe trasformare in norma dello Stato Italiano, la proposta di legge sul sindacato dei militari licenziata dalla IV Commissione Difesa. “L’andazzo” dei lavori parlamentari e le prime dichiarazioni degli onorevoli nella discussione alla Camera lasciano spazio a pochi dubbi: la proposta sarà legge cosi come è stata elaborata in Commissione Difesa.
Probabilmente la legge verrà votata all’unanimità da tutti i gruppi politici (tranne qualche isolata e coraggiosa posizione di dissenso) e sarà celebrata come un grande successo dalla classe politica. Gli onorevoli deputati e senatori otterranno, di conseguenza, quello che desiderano di più in questo momento storico : una valanga di “like” sui loro profili social ; Facebook è ormai la “terza camera” della Repubblica.
Chi legge questo scritto sappia che però di quei “like” quasi nessuno arriverà da un “lavoratore con le stellette” o dalle numerose associazioni sindacali militari nate in questi ultimi mesi. La legge che verrà approvata non è un successo ma un “pasticciaccio brutto” degno dei racconti di Carlo Emilio Gadda. Prima di tutto perchè la politica, dopo decenni di battaglie da parte di associazioni e singoli militari, ha agito in merito solo ed esclusivamente su imposizione della Corte Costituzionale. E’ stata infatti l’Alta Corte che, con la sentenza nr. 120 del 2018, ha evidenziato ( a seguito di un ricorso intrapreso dal Brigadiere Solinas della GDF) quello che in realtà era ovvio fin dalla nascita della Repubblica: i militari italiani non sono “cittadini di serie B” ed hanno il pieno diritto ad avere un sistema di rappresentanza libero che ne assicuri la tutela di diritti ed interessi, sistema che non è stato garantito dalle gerarchizzate “rappresentanze militari” (COCER) operative dagli anni Settanta. Al Parlamento restava solo il compito di elaborare una legge-quadro che, valutando il particolare ambito lavorativo, delineasse limiti e possibilità d’azione delle O.S. militari. La Commissione Difesa in due anni di lavori (volevano farla bene sta legge, per questo ci hanno messo tanto eh!) ha ascoltato tutti i possibili soggetti coinvolti o che avrebbero potuto dare un contributo utile (Stati Maggiori Militari, Organizzazioni Sindacali, eminenti studiosi di diritto del lavoro e diritto costituzionale) ed ha prodotto una legge che, dicono loro, è un “giusto compresso”. Un compromesso di tipo nuovo però, perché ha accolto totalmente le richieste degli Stati Maggiori Militari e relegato ai margini le richieste delle organizzazioni sindacali ed i suggerimenti degli studiosi (che per intenderci non prevedevano certo il diritto allo sciopero o a non eseguire gli ordini legittimi impartiti).
Basti pensare che per le controversie sindacali non è prevista, con la “proposta Corda” (dal nome della deputata pentastella Emanuela Corda), la possibilità di agire di fronte al Giudice del Lavoro ma solo tramite Giudice amministrativo; se per esempio,un comandante dei carabinieri (magari un po’ maschilista e nostalgico di Bava Beccaris) decidesse ad minchiam (citazione per latinisti-calciofili) di trasferire un maresciallo donna sindacalista perché troppo insistente nel pretendere la tutela della salute del personale (tipo richiedere mascherine anti-covid), la giovin signora invece che rivolgersi al Giudice del Lavoro (che riporterebbe alla ragione il reprobo in pochi giorni), dovrebbe fare un bel ricorso al TAR con esborso notevole di danari e gravi disagi familiari(oltre che con tempi dilatati).
Chiaramente non avrebbe questo problema un ispettrice di polizia, che fa lo stesso identico lavoro del maresciallo dei carabinieri ma, essendo “civile e non militare”, può difendere il proprio diritto di sindacalista, a mezzo dei canali autorizzati per tutti i lavoratori. Pere proprio che la politica, con questa scelta, sia riuscita nel miracolo di intervenire sia tardi che male sul tema, gettando le basi per prossimi inevitabili ricorsi alla Corte Costituzionale. Qualcuno sostiene che i parlamentari abbiano scritto la legge sotto dettatura dei vertici militari; ma questa è una calunnia. E’ stata una loro libera anche se pessima scelta. A limite potrebbe trattarsi di un caso si “veggenza politica” da parte dello Stato Maggiore Militare. I vertici delle forze armate hanno semplicemente previsto, con acume, quale sarebbe
stato il “giusto compromesso” raggiunto dalle forze politiche (evitiamo la scontata battuta sul fatto che qualcuno tra loro poteva, viste le capacità, prevedere mesi fà cosa sarebbe successo nella caserma dei carabinieri di Piacenza Levante).
I gruppi politici in Parlamento sono stati, in realtà, assolutamente coerenti con se stessi: I Cinque Stelle, che avevano la proposta dei sindacati militari addirittura nel programma elettorale, hanno portato a casa la bandierina del successo mediatico (ammainata rispetto alle promesse, ma nel modo dei social network non ci si sofferma troppo sui dettagli). Il PD, in quanto sinistra, è sempre a favore dei diritti dei lavoratori (o no?) ma sui militari forse preferisce lasciare le cose come stanno, se c’è il rischio di scontentare i vertici (ancora le stesse paure degli anni Sessanta? Suvvia compagni “il tintinnar di sciabole” va bene solo per i film comici oggi) . Lega, Fratelli D’Italia e Forza Italia sono di destra quindi, comunque, loro vogliono bene ai militari e gli piace tutto cosi com’è di quel mondo (del resto mi pare che a trasparenza si stia bene nelle caserme. O no? Pure nel caso della morte di Stefano Cucchi?). Eppure, malgrado le magnifiche sorti et progressive dell’Italia moderna, verrebbe un po’ di nostalgia del passato buio e triste della Prima Repubblica. Un passato che quest’anno ha visto celebrarsi il cinquantesimo anniversario dell’approvazione della Legge 20 maggio 1970, n. 300, meglio conosciuta come Statuto dei Lavoratori. La vollero fortissimamente Luigi “Gino” Giugni e Giacomo Brodolini, due socialisti (non lasciavano le decisioni ai “tecnici” allora) e venne approvata con in voti di DC-PSI-PSDI-PRI-PLI. Si astennero MSI (perché loro volevano bene ai militari quindi che gli fregava degli altri lavoratori?) e PCI ( stavolta i lavoratori erano erano quelli giusti, ma forse “gli pareva brutto” votare coi capitalisti liberali?). Al di là delle ironie è chiaro che si stia perdendo un occasione storica per ammodernare e rendere più trasparente il mondo dei lavoratori militari; i recenti fatti di cronaca dimostrano quanto ce ne sia bisogno invece.
P.S. E’ passato un anno dalla morte del Carabiniere Mario Cerciello Rega. Non possiamo sapere cosa pensasse della questione sindacati militari . Però una cosa la sappiamo. Lui non ebbe esitazione a fare il proprio dovere. Quando arrivò il momento, non si chiese quale fosse “il giusto compromesso”, ma solamente cosa fosse giusto fare. Punto.
Davide Facilepenna