Nino Cepollaro e quel cornetto che aveva il sapore della notte

Nino Cepollaro e quel cornetto che aveva il sapore della notte

2 Agosto 2020 0 Di Emilio Andreoli

Quante persone hanno lasciato un segno profondo a Latina nei suoi ottantotto anni? Più di quelle che noi pensiamo. Persone arrivate un po’ da tutta Italia, molte di queste si sono innamorate di lei, di questa città che un tempo è stata generosa con chi arrivava da lontano. Nino Cepollaro ha fatto parte di quelle, uno che ha “scritto” bellissime pagine della nostra vita, e per tante generazioni rimarrà indimenticabile.

 

Nino Cepollaro è stato un faro nelle notti della mia giovinezza e non solo della mia, anche di molte altre e di generazioni diverse. Il suo forno era il punto di incontro di chi viveva la notte, per divertimento, per lavoro o anche solo per chi soffriva di insonnia. Gli ultimi dieci minuti della notte si trascorrevano lì in quel forno, e pure se le cose nella giornata non erano andate per il verso giusto, quel cornetto con la cioccolata addolciva ogni avversità.

Nelle mie infinite frivole notti, trascorse nelle discoteche dell’Agro Pontino, o anche in quelle romane, il mio ultimo pensiero era di passare da Cepollaro, perché sapevo che qualche amico lo avrei trovato per farmi due chiacchiere e sporcarmi la bocca di cioccolata. La serranda era abbassata, come sempre, e attraverso le maglie ti davano il famoso cornetto o se avevi voglia di qualcos’altro, c’era sempre la pizza rossa appena fatta. Il forno era a vista  e  Nino era sempre lì a lavorare con il volto concentrato e serio, metteva quasi soggezione, quando però ebbi modo di conoscerlo personalmente scoprii che era una amabile e deliziosa persona.

 

L’arrivo a Latina di Nino Cepollaro

Nino Cepollaro, Simone per l’anagrafe, nasce ad Ercolano il 15 settembre del 1931. Nel 1957 si trasferisce a Latina e apre un forno in via Don Morosini, ma è nel 1967 che inizia a fare la storia, quando inaugura il forno in via Isonzo, sotto dei palazzoni appena costruiti, i palazzi Barletta. È lì che gli viene in mente di cominciare a vendere pure la notte, il suo intento è quello di creare un punto di riferimento per i giovani nottambuli e non solo.

È il primo in tutta la provincia che apre la notte, e anche i romani che soggiornano l’estate a San Felice Circeo lo sanno, e più di qualcuno si avventura fino a Latina a mangiare i cornetti di Cepollaro. Ormai è diventata un’abitudine e il successo continua anche quando la notte, cominciano ad aprire anche nuove realtà.

Immagine del bar “Latina t’amo” di viale Mazzini, ultima creatura di Nino Cepollaro

Nino lavora nel forno per quasi cinquant’anni, un lavoro durissimo che alla fine decide di lasciare al figlio Fabrizio per aprire, con la figlia Anna Lucy nel 2005, un bar molto grazioso in viale Mazzini vicino al tribunale, dal nome inequivocabile “Latina t’amo”. Sarebbe stato un delitto tralasciare nei miei articoli un personaggio che amava Latina come Nino Cepollaro.

 

Nino Cepollaro e la passione per gli eventi e per il calcio

Nino Cepollaro non era un semplice fornaio, ma un imprenditore di quelli che ci mettono il cuore. Io l’ho conosciuto personalmente nei primi anni novanta, quando mio padre aprì il negozio in via Tommaseo, a due passi dal suo forno. La soggezione che avevo provato quando la notte andavo a mangiare il cornetto da lui, sparì all’istante. Scoprii una persona solare, ironica e molto giovanile con tanta voglia di divertirsi.

Si era conquistato la fiducia di tutto il quartiere R6 e ne divenne anche presidente. Si deve a lui la raccolta fondi per partecipare alla costruzione della chiesa Sacro Cuore e si devono a lui le feste annuali di quartiere con ospiti come, Eros Ramazzotti, Banco del Mutuo Soccorso, Amy Stewart, Peppino di Capri, Tullio de Piscopo, James Senese e Tony Esposito. Nino Cepollaro sapeva fare degli eventi eccezionali, sembrava essere nato per fare eventi, oltre che fare magistralmente il fornaio. Quella passione per gli eventi prima di morire riuscì a trasmetterla alla sua prima nipote che porta il suo nome, Simona.

Nino Cepollaro è stato anche organizzatore di tanti tornei di calcio, organizzati nel campetto di fronte i palazzi dell’Enel in via Isonzo o al campo del Cos Latina. Tornei intitolati alla memoria di ragazzi del quartiere scomparsi prematuramente, come Enzino Ruotolo, morto in un incidente sulla disgraziatissima Pontina.

Nino era un grande appassionato di calcio, tifoso ovviamente del Napoli, che nel 1984 venne a giocare contro il Latina in una amichevole divenuta ormai storica, perché allo stadio Francioni vedemmo giocare il pibe de oro, Diego Armando Maradona, e io lo ricordo come fosse ieri. E immagino la faccia di Nino, quando quella notte gli portarono proprio Maradona dentro il suo forno, chissà quale gioia aveva provato nel vedere il suo idolo che chiedeva un cornetto con la cioccolata.

Latina, città di quartieri senza nomi

Adesso con l’età i cornetti con la cioccolata li evito, ma non posso dimenticare quelle notti e gli ultimi dieci minuti, quelli prima di andare a dormire, lì in via Isonzo ad assaporare quei fantastici cornetti… Quella di Nino Cepollaro è stata una bella storia, che non si può e deve dimenticare. Abbiamo i quartieri che si chiamano freddamente R6, R3, R0 e via di seguito, ma quanto sarebbe bello dedicare un quartiere a personaggi che li hanno vissuti e fatti crescere?

Anche se non sono un grande credente, mi piace immaginare lassù due di questi straordinari personaggi della nostra città, Enzo Pacchiarotti e Nino Cepollaro: sai gli angeli che mangiate da Dio che se stanno a fa’?!

Per la cortese disponibilità il mio ringraziamento va a Anna Lucy e a Mario Cepollaro, ma anche agli altri figli di Nino, Patrizia e Fabrizio, quest’ultimo sta continuando, nel luogo storico, l’attività del papà e che adesso si chiama “Briciole”. Anche  Anna Lucy è sempre presente nel graziosissimo bar “Latina t’amo”, ultima creatura di Nino Cepollaro. Ringrazio inoltre il mio gancio, Maria Agnese Pasciuti.

Foto di copertina, Nino Cepollaro nel suo storico forno.