La nostalgia malinconica dei kiwi e il volo delle coccinelle

La nostalgia malinconica dei kiwi e il volo delle coccinelle

7 Agosto 2020 0 Di Rita Berardi

l mio maestro di giornalismo in quel che é la nostra piccola, ma importante e ricca provincia di Latina, Lidano Grassucci scrive un articolo sulla moria dei kiwi, importante coltivazione che fattura milioni di euro e per questo diventato in trentanni il re della pianura pontina .Ora dirvi che ai kiwi sono “intollerante” e che potrei mangiarli solo per un breve periodo non è cosa interessante, lo è invece dirvi che questo articolo, sulla lenta decadenza dei kiwi della Pianura Pontina, mi ha riportato anni indietro a quando nel lontano 1989 lavoravo per la Coop.Kipana di Latina e facevo l’istruttrice ai contadini a Le Castella di Cisterna tra piante di kiwi e uva che si contendevano il territorio.

Il mio pensiero ogni giorno quando scendevo dal treno da Sezze per la stazione di Cisterna, proprio come oggi con il sole a trenta gradi che picchiava sulla testa, mentre a piedi raggiungevo le Castella passando tra le piantagioni nemiche era, e credetemi come è vero che esiste sole e luna, se quel contendersi tra il vecchio che veniva sradicato dopo millenni di coltivazione autoctona e il nuovo che facendo la via inversa degli emigranti europei verso le australie, veniva osannato come risoluzione alla crisi vinicola, avrebbe resistito e fino a quando.

Certo è che questa cosa rimase una mia riflessione che a quei tempi, piccola e delicata dicianovenne alla prima vera esperienza lavorativa professionale, non avrei mai posto a quei i contadini “polentoni” alti e grossi, rossi perché arsi dal sole, tanto che loro dovevano prendere il patentino per il Consorzio Agrario per la distribuzione dei fitofarmaci e quindi il dibattito cadeva per nostra vocazione sulla “lotta integrata” e sulle coccinelle.Sulle coccinelle ebbi invece il coraggio di insistere ingenuamente e con piglio poetico e loro: “a signorí a noi serve da portare le cose al mercato senza danni belle e pulite come le vogliono mica potemo sta a core appresso alle coccinelle.

E io vedendo tutti quei kiwi che stavano guadagnando gli iniziali successi e quindi conquistatori di un prolifero mercato di domanda a discapito delle antiche vigne, ogni giorno che camminavo tra le campagne de Le Castella fino alla scuola elementare su per la collina dove alle tre di pomeriggio, orario di riposo per i contadini insieme ai colleghi e il laureando dottore oggi cardiologo Giovanni Damo Roy , in un pensiero continuo da giovane inesperta in agricoltura, ma con spirito curioso e investigativo nel chiedermi sempre il perchè delle cose, se quei kiwi negli anni avrebbero resistito ad un luogo non autoctono e se noi saremmo stati capaci di gestirli visto che giá dal discorso sulle coccinelle avevo materiale su cui farmi una vaga idea di come sarebbero andate e andavano le cose in Pianura Pontina.

Oggi dopo tanti anni sono rimasta sempre “intollerante” al kiwi e non saprei spiegarvi se è per via che con l”uva vi è un arcaico legame antropologico mentre con il “oggi povero” kiwi che ha reso ricchi in tanti e che paga il pegno di una conquista prepotentemente voluta da parte dell’uomo, no ci sia solo che una rispettosa riconoscenza.

Cosí che alle mie domande piú che profetiche, ma semplicemente intuitive darei una semplice risposta e a quei contadini, con tanto di rispetto per il loro faticoso e gran lavoro direi dopo trentanni: ” a contadí le cose cambiano e la natura se pur ciclica è pur sempre imprevedibile in quanto frutto di moto continuo e apparente e non certo statico e per questo le coccinelle volano”