Università, arrivano i tecnici farmaceutici ma ci saranno ancora le farmaceutiche?

Università, arrivano i tecnici farmaceutici ma ci saranno ancora le farmaceutiche?

7 Agosto 2020 0 Di Lidano Grassucci

A Latina, intesa come università, arrivano 50 posti per chimica e tecnologia farmaceutica. Un nuovo corso, ben venga. Il tutto presentato in pompa magna con il sindaco Damiano Coletta  e i responsabili dell’università La Sapienza. Ben venga tutto, per il brodo va bene tutto e ogni ingrediente aggiunge sapore. Ma, ma quello che mi colpisce è l’agiografia sempre presente ad ogni nostra scelta e il pensiero critico altrettanto mai presente.

A Latina ci sono aziende farmaceutiche, è incontrovertibile, ma è anche incontrovertibile che qui, qui da noi, non si fa ricerca. E’ anche, incontrovertibile, che lo scadere di importanti brevetti sui medicinali ha trasformato la presenza industriale in provincia da diretta presenza di multinazionali con altissimi profitti, al mantenimento degli impianti rilevati da produttori di generici. Come se la Ferrari fosse rilevata da una azienda di monopattini cinese e noi continuassimo a pensare a vincere la formula uno.

I produttori di farmaci generici non investono in ricerca per definizione usano, invece, gli impianti già realizzati  per esaurirne le potenzialità residue: vale per Bristol, Pfizer per fare esempi.

L’esauristi della vita industriale degli impianti corrisponde ad una loro dismissione, resta a carico dei territori la bonifica. Delle piccole centrali nucleari da gestire.

Le linee di prodotto ancora in linea in questa area industriale già sono in via di decentramento in India dove la manodopera costa quasi nulla, e le normative ambientali se non sono improbabili poco ci manca.  Una storia che si ripete quando arriviamo noi alle terme, chiudono le terme, quando pensiamo parchi giochi chiudono i giochi, quando pensiamo gli aeroporti non ci sono i passeggeri partiti con il treno.

Il nodo è l’assoluta estraneità delle scelte rispetto al contesto temporale e di mercato. Scegliamo come se il mondo fosse fermo, invece si muove. Facciamo, nella rete di produzione farmaceutica, l’ultima fase (con le dovute eccezioni naturalmente), il tutto senza aver creato alcuna economia di sistema: ciclo dei rifiuti, infrastrutture di logistica, reti telematiche, poli di ricerca, reti competitive di formazione.

Ben venga ogni facoltà e questa non è da meno, ma dobbiamo ragionare sul sistema, sul modello di sviluppo. Si dismette la centrale nucleare, bene, bis ma cosa la sostituisce? Guardate non è banale, perchè se siamo diventati una società post agricola lo dobbiamo a quella centrale. Stiamo dismettendo i grandi impianti farmaceutici cosa ci stiamo mettendo in alternativa?

Non mancano feste e inaugurazioni, manca l’idea di futuro e non è poco. L’università fa il suo, ma è la politica che non lo fa. E non è questione di Coletta che sta diventando il capro espiatorio di una mancanza di tutti, noi che scriviamo compresi.

LE RAGIONI PER FARE I CORSI DI CHIMICA E TECNOLOGIA FARMACEUTICA

“Le esigenze delle aziende chimico-farmaceutiche del territorio pontino di avere una realtà universitaria di alta
specializzazione nel settore, trovano ampia giustificazione nei dati diffusi da Farmindustria (fonte: I
numeri dell’industria farmaceutica in Italia – Farmindustria luglio 2019), che testimoniano la
presenza nel distretto laziale di oltre 60 aziende farmaceutiche con 16 mila dipendenti, molte delle
quali localizzate nelle province del basso Lazio (Latina e Frosinone)”.