
La “banda” del tutero e il colpo di ferragosto
16 Agosto 2020Non me li ricordavo, li portava a casa mio nonno dal piano. Erano bianchi, candidi, a volte li riportava direttamente avvolti dall’involucro verde come fossero confezionati, diremmo oggi. Poi cotti al fuoco e morsi direttamente erano teneri e dolcissimi. La parte bruciata, inevitabile, aveva poi un piccolo retrogusto amarognolo che esaltava il resto. Quello che rimaneva, dopo aver mangiato i chicchi era il tutero nudo che d’inverno aiutava il fuoco a rimanere sveglio. Economia circolare direbbero oggi i saccenti. Il racconto di Isabella è un recupero di memoria per chi ne ha. Lei ha commesso un “furto” di tuteri. L’unica volta che “rubai” fu per un “destino cinico e baro”, avevano un pezzo di terra a via Roccagorga con un enorme albero di ciliegie io ci andai per mangiarmene un poco, con degli amici, ma il vicino non mi riconobbe e fui messo in fuga dal mio albero: manco a fregarmi da solo sono capace. Ricordi di sapori e di azioni, brava Isabella (l.g.)
GLOSSARIO
Il tutero è la pannocchia di mais, si chiama così sia quando ha ancora i chicchi, sia quando ne è privato. Si mangia cotto alla brace quando ancora è tenero. Poi si indurisce e si usa per fare le farine di mais o mangimi.
LA STORIA DI ISABELLA
Oggi ho passato il ferragosto con le stesse amiche di un tempo e con loro sono tornate alla mente esperienze di vita vissute insieme. Era l’estate del 1995 . Il 15 agosto la maggior parte delle mie amiche era partita per le vacanze . Io , Eleonora , Pamela e Giorgia , superstiti dell’esodo , avevamo deciso di passare un ferragosto tranquillo : tutte in motorino a casa a Suso , in quel periodo disabitata .
Ricordo ancora il menù : pennette al salmone “scotte” sul falò . Nonostante fossimo solo in quattro , ci divertimmo davvero molto , ma un pensiero ci balenava per la testa già dal giorno prima della festa : i “tuteri” cotti alla brace . Dove trovarli ? Difficile in paese , sarebbe stato molto più facile reperirli in pianura ma , complice la voglia e pure un poco di sfrontatezza , riuscimmo a trovare pannocchie in collina .
Manco a dirlo , il 15 agosto su quel campo non c’era ombra di anima viva . Non sapendo a chi rivolgerci per chiedere umilmente quattro tuteri per quattro “povere” ragazze che li desideravano da tempo , ci decidemmo a “recuperarli” nell’unico modo ( sbagliato) possibile : appostate dietro un cespuglio, una di noi , peccando, ne rubò quattro di soppiatto .
Ricordo ancora l’adrenalina in quel momento e pure il rimorso per aver fatto quel gesto . Dopo venticinque anni abbiamo riacceso quel falò e mangiato delle altre pannocchie . Non avevano lo stesso sapore di una volta , forse perché non erano di quel campo ma sapevano di giovinezza , di memorie stampate per sempre nel profondo del cuore .