Caro Coletta non so cattivo ma na cica voccalono (dedicata a papà e a Zio N’Cicco)

Caro Coletta non so cattivo ma na cica voccalono (dedicata a papà e a Zio N’Cicco)

5 Settembre 2020 0 Di Lidano Grassucci

GUIDA ALLA LETTURA

Questo articolo è sconsigliato a chi non ride a chi si sente sto c…., ai tifosi, agli angeli del racconto a chi non ha l’umiltà che da il torto davanti alla imbecillità della ragione. Se appartenete a queste categorie evitate, non capireste

LA LETTURA

Vedete è difficile per me, anzi impossibile per me, non pensare e men che meno brontolare. Naturalmente penso storto, ma quello è il difetto ulteriore. Mi guadagno (poco) da vivere scrivendo… come posso. Il resto sono gli accaloramenti per le passioni che restano per malattie giovanili, forme di malaria con ricadute comprese. E’ che per le cose stupide non mi so trattenere.

Non faccio guerra a nessuno, men che meno ai sindaci in carica o discaricati, non ho partiti presi e quindi critico nel merito delle cose storte.

Mio padre mi raccontava sempre di un signore brontolone che dovette andare da nostro Signore per termine corsa. Lo ricevette San Pietro che nello smistarlo lo inviò agli inferi. Lui ne chiese ragione “io sono una brava persona, non ho fatto mai male ad alcuno”. San Pietro confermò la bontà di cui parlava ma: “non è per le sue azioni ma per il suo carattere”. Il buon brontolone cercò di far cambiare opinioni al santo che, essendo santo, ebbe un occhio di riguardo: andrà in prova in Paradiso, ma qualsiasi cosa vedrà lì dovrà tacere altrimenti tornerà agli inferi.

Il nostro accettò, cosa mai avrebbe potuto impedirgli di rispettare l’impegno?

Va in Paradiso e si siede in un angolo accanto ad una porta stretta. Arriva un angelo con una palanca e cerca di farla passare attraverso la porta, ma di piatto e non di taglio. Il nostro osserva, l’angelo si sforza… non passa. Il buon uomo batte sulla spalla dell’angelo e gli fa vedere, gesticolando, con le mani come far passare la palanca. L’angelo non capisce e continua, ora si fa aiutare anche da un altro angelo. Il pover’uomo pare un mimo nervoso nel tentativo di dare la soluzione al problema banale. Anzi, trova gli angeli un poco stupidi. Ora gli angeli sono dieci e spingono, ma la palanca non passa. E’ troppo e sbotta: “e porco…. di taglio, di taglio”, prende la palanca e la fa passare.

Arriva San Pietro che gli ricorda il patto: “lei doveva tacere”, lui risponde: “meglio andare all’inferno che morire scoppiato”.

Beh, la storia mi calza. Vorrei tacere, ma la palanca passa di taglio non  di piatto.

Chiudo ricordando mia zia N’Drina moglie di zio N’Cicco Ceccano, brontolone non da poco: “N’Dri, N’Dri, tocca ca N’Cicco va urienne a Fero di cavallo, starà a litigà“. Lei serafica: “ma no, ma no, N’Cicco, n’è cattivo è na cica voccalono” (non è cattivo è un poco brontolone)

 

Nella immagine Baciccia il personaggio del grande Gilberto Govi che rappresentava l’essenza del mugugno genovese.