Il sindaco Coletta è la città: chi lo offende offende Latina

Il sindaco Coletta è la città: chi lo offende offende Latina

27 Ottobre 2020 0 Di Lidano Grassucci

Che mi rileva me, che colui che mi offende lo faccia per ignoranza e non per malignità? Anzi, è spesso molto peggio, perché la malignità ha e’ fini suoi determinati e procede con le sue regole, e però non sempre offende quanto può; ma l’ignoranza non avendo né fine, né regola, né misura, procede furiosamente e dà mazzate da ciechi.
(Francesco Guicciardini)

 

Ieri in piaza del popolo hanno insultato il sindaco i Latina, Damiano Coletta. Non amo il sindaco, non lo condivido e manco lo capisco ma… Naturalmente dissento pubblicamente e apertamente, e tal volta (raro) convengo con lui riconoscendone merito .

La prima cosa è che lo hanno insultato su una cosa in cui lui non è competente, insomma lo hanno insultato ampiamente innocente ma se pure fosse stato colpevole?

E allora mi ricordo di come si sta al mondo. Mia nonna mi diceva che la prima cosa era l’educazione e l’educazione giustifica l’offendere solo se si è stati offesi. Quindi per educazione chi ha offeso il sindaco è maleducato, è aeducato.

La seconda cosa è che il sindaco non è lui, ma è la città, e chi offende lui offende tutta la città. La città non è un fiore ma un campo fiorito ed il sindaco è, metaforicamente il prato. Se lo offendi non ci sono più i fiori.

Non amo il sindaco, è figlio di una microborghesia rancorosa, arrogante, autorefenziata che si sente intelligente, ma l’offesa no, perché è offendere ogni cittadino di questa città. Col sindaco si può dissentire, contestare lke sue scelte, ma la città non si può offendere. Lui incarna la res publica.

Quindi stavolta gli sono accanto, stavolta non giustifico il dissenso. Certo sono di questo mondo e so che è possibile, ma resta non giusto.

Con Coletta senza se e senza ma, poi se fossi stato in lui questa mattina mi sarei girato tutti i bar a pagare la colazione agli astanti per dimostrare da che parte sarei stato anche nel dolore con la mia gente. Senza non chiamare la Asl per sapere quanta gente stava male.

Perchè è facile insultate, facile morire, facile perdere tutto il difficile è vivere vivi, con il proprio lavoro e con la speranza di domani ma ogni mio diritto e ragione non mi fa padrone di niente neanche del torto.