La pandemia e il bisogno di uomini che “fanno gli intelligenti” davanti alla morte vera

13 Novembre 2020 0 Di Lidano Grassucci

Chi fa l’intelligente pensa che il suo problema sia il problema e tutti gli altri “non ci capiscono”. Ha cure per mali che non conosce, ha ricette per far soldi senza aver mai avuto una lira. Si fa giudice supremo quando c’è da giudicare, Papa quando c’è da perdonarsi, e medico quando stanno male gli altri.

Sul covid 19 ha già cura, vaccino e sa che i cinesi sono stronzi.

Direte conosce di virologia? No, no ma ha fatto la scuola Radio Elettra con profitto e ne farla con cognizione di causa sapendo la differenza tra circuito chiuso e circuito in serie.

E’ quello che davanti all’adultera è pronto a lanciar pietre, omettendo il suo adulterio. E’ quello che condanna senza saper di legge e di perdono ma perdonandosi ogni possibile errore.

In questi tempi grigi “chi fa l’intelligente” a marzo è per chiudere tutto, a maggio per aprire ogni cosa, a ottobre spiega come hanno sbagliato a non capire la seconda ondata, ma non è tempo di rinunciare ad un Campari soda.

In tv imperversano fini opinionisti senza opinioni ma con il grido facile, e la morte è solo marginale un effetto collaterale allo show. La morte è un numero che conta solo i vecchi morti un poco prima.

Benvenuti nel pensiero pandemico, quello che ci doveva farci migliori, ma ci ha fatto solo più idioti.