Lettera a Coletta: “caro nemico mio, mo arichiappate mica posso sta troppo in tregua”
28 Novembre 2020ANTEFATTO
Il mio padre politico, Titta Giorgi, fu ricevuto dal Papa, Giovanni Paolo II che era già stanco e malato. Lo presentò l’allora presidente della Regione Badaloni: “Santità, Giovan Battista Giorgi di Latina”. Titta precisò: “di Sezze, santità, di Sezze la città di carluccio, San Carlo”. Il papa muoveva appena il capo in cenno di comprensione, Titta sentì il dolore e lo confortò: “mo santità arichiappate ca ianno prossimo te voglio trovà meglio”. Aricchiappati è un auspicio, un segno di stimolo a reagire al dolore.
LA LETTERA
Mi arriva il comunicato del Comune di Latina: il sindaco Damiano Coletta è ricoverato al Goretti, per “precauzione”, per “attenzione”. Io e lui non andiamo d’accordo, l’ultima volta per telefono abbiamo fatto una litigata micidiale, con toni di voce da passarci il provino a La Scala. Non condivido nulla, meglio, poco del suo fare, per dirla altrimenti “io farei tutto diverso”. Certo quando l’ha fatta dritta secondo me gli ho reso l’onore delle armi, come per i giardinetti pubblici che i fascisti avevano intitolati, vigliaccamente, al fratello del loro capo lasciando al posto del nome l’iniziali e il cognome per intero “A. Mussolini”, si intitolava il parco. Lui l’ha tolto, ed io sono stato dalla sua parte, prendendomi strali da fascisti e politicamente corretti del verbo fascio-comunista (che al sindaco piacciono un poco) per me non meno antipatici dei primi. Poi mi ha fatto diventare un biliardo via delle Rose, smentendo le mie previsioni che nulla avrebbe fatto e ho ingoiato amaro riconoscendogli quello che non pensavo sapesse fare.
Per il resto? Lassa perde, uno scincio. Ma, ma adesso con chi me la piglio? Gli ho promesso una tregua Covid quando si è scoperto positivo, ma sto a crepà. Ora è in ospedale e gli ho scritto in privato chiedendo ragione della sua presenza, con chi me la piglio io? Suvvia non si fa così, dobbiamo ancora litigare per un anno almeno, poi visto il livello dei tuoi avversari in città “rischio” che so sei e mica mi posso annoiare. Ora tagliamo la testa al toro, dicci a sto virus che tu stai impicciato perchè c’è uno “stronzo” (che non leggi) da dover “alimentare”. Poi quello, lo “s…..” è la testa di ponte del ritorno dei sezzesi a Latina, e bisogna tenergli testa.
Detto questo caro sindaco sbrigate a tornà che mica posso sta in tregua in eterno, già ti avrei attaccato per i cestini più tristi del mondo che hai messo in centro con Abc, l’avrei fatta infinita con la torre comunale ed ero pronto per via Nascosa, e il Cambellotti? Mi mangio le mani tra direttori e “cantanti”.
Poi mi diverto pure a vedere le sette fatiche di Ercole che stanno facendo gli aspiranti sindaci, che più si affaticano, più non sembrano avere la stoffa di Ercole.
PS: fermo restando che pentito non fui mai e i colettini simpatici. Anzi passata sta bufera se ti andrà faremo una bella intervista alla faccia degli amici di ogni razza e misura.
Arichiappate sindaco.