Latina e il bar Mimì, il nostro Caffè Greco

Latina e il bar Mimì, il nostro Caffè Greco

27 Dicembre 2020 0 Di Emilio Andreoli

Mai come in questo anno ci siamo resi conto dell’importanza dei bar e non è solo una questione di caffè o aperitivo, ma un fatto sociale. Il bar è un luogo di incontro, dove può nascere un’amicizia, un amore, è un luogo per un appuntamento con un amico o con la comitiva. Ogni bar ha una propria anima, ci sono quelli di tendenza, quelli classici di passaggio e poi ci sono quelli che sono un istituzione e che andrebbero tutelati come patrimonio cittadino. Sto per raccontarvi di un bar che a Latina è un istituzione, il Mimì, il nostro Caffè Greco…

 

Adoro entrare nei bar e respirarne l’aria, sentire la macchina del caffè che sbuffa, il rumore inconfondibile dei piattini sotto tazza. Eppure non amo particolarmente il caffè, lo prendo decaffeinato perché anche se sembro una persona calma e tranquilla, non lo sono affatto. Mi piace però il rito del bar, mi piace osservare, dare una sbirciata al giornale, anche se al tempo d’oggi sono notizie già sapute e risapute nelle pagine web.

Da ragazzo frequentavo i bar per incontrare gli amici, ma anche per socializzare. Molte ragazze le ho conosciute al bancone di un bar con uno sguardo ricambiato, e il caffè pagato per attaccare discorso. Andavo in quelli che erano alla moda, ma non solo a Latina, capitava spesso la notte di raggiungere Roma per un cappuccino. Da “Rosati” in Piazza del Popolo, oppure da “Vanni” vicino la RAI. Se capitavo di pomeriggio la meta era lo storico “Caffè Greco” in via dei Condotti, bar frequentato da molti personaggi famosi, artisti e intellettuali.

Anni ’50 Bar Mimì nella sua sede definitiva in via Eugenio di Savoia (foto dall’archivio del gruppo Facebook “Sei di Latina se la ami”)

A Latina quello che più si avvicina come filosofia al Caffè Greco è senza dubbio il bar “Mimì”. Un bar che odora di storia. Quando varco la soglia del Mimì è come se il tempo non sia mai passato. Adoro quella saletta riservata dove da ragazzino mio padre mi portava a mangiare a pranzo, quando mia mamma non c’era. È tutto rimasto uguale e sarà per questo che l’ho scelto come luogo per intervistare le persone. E poi al Mimì mi sento di famiglia e la gentilezza delle ragazze al banco è quella di altri tempi, quella che oggi non ti aspetti, senza la fretta del tempo che fugge.

La famiglia Perrelli e il bar Mimì

Come spesso ripeto, dietro un’insegna c’è sempre una storia da raccontare, per me sono storie affascinanti, storie di famiglie arrivate in questa città tra gli anni trenta e gli anni sessanta, con la speranza di un futuro migliore, come la famiglia Perrelli di cui vi sto per raccontare.

Luigi Perrelli nasce a Contursi, un piccolo paesino in provincia di Salerno. Già da ragazzo dimostra di avere le idee chiare sul suo futuro, vuole fare l’imprenditore e nel 1932 inizia la sua avventura aprendo un bar nel suo paese. Ma le cose non vanno come lui immagina, gli affari vanno male in un paesino piccolo dove ci sono già altri bar affermati. Così dopo appena due anni è costretto a chiudere e a guardarsi intorno. Qualcuno gli dice di una città appena nata che ha alte potenzialità di crescita.

Nel 1934 arriva a Littoria carico di speranze insieme alla moglie Filomena. Trova subito lavoro nel primo bar aperto in città, si chiama bar Poeta e si trova nella piazza principale. Luigi è un ragazzo molto intelligente e capisce subito che quella città avrà un grande sviluppo. Chiama così il fratello Domenico con cui è molto legato, tra l’altro hanno sposato due sorelle, quindi non possono non andare d’accordo.

Intanto a Littoria hanno appena costruito le case popolari e quando arriva suo fratello Domenico con la moglie Rachele decidono di aprire un bar in quel nuovo quartiere, precisamente in via Filippo Corridoni. Purtroppo Domenico Perrelli si ammalerà poco tempo dopo del suo arrivo. È una brutta malattia che non gli lascia scampo. Luigi chiamerà il bar in onore di suo fratello con il suo diminutivo, Mimì”.

Bar Mimì sulla destra e in fondo il cinema Giacomini (foto ricevuta da Mauro Corbi)

Nel 1948 Luigi trasferisce il bar in Piazza della Libertà, dove ora c’è l’autoscuola Di Pietro, ma per lui è troppo piccolo, così dopo qualche mese lo apre quasi di fronte, in via Eugenio di Savoia. Ma oltre al bar si dedica anche alle costruzioni e in via Isonzo costruisce Villa Mimì. Dove al pian terreno organizza matrimoni e feste da ballo, e al piano superiore abitazioni.

Siamo nel 1959, anche Luigi come il fratello si ammala, ma prima di morire dice ai suoi due figli, Alfonso e Bruno, di occuparsi della famiglia del fratello Domenico e di trattare la loro cugina come una sorella. Alfonso si è laureato in giurisprudenza e sta facendo il concorso per diventare giudice, mentre a Bruno mancano pochi esami per la laurea in economia e commercio. Purtroppo con la morte del papà sono costretti a rinunciare ai loro sogni per mandare avanti il bar, che nel frattempo è diventato un importante punto di riferimento della città.

Oggi il “Mimì ” dopo ottantacinque anni

Il Mimì è nel cuore dello struscio latinense, che una volta si chiamava “Giro di Peppe”, oggi, come allora, è frequentato da tanti professionisti e intellettuali della città. La mattina presto, soprattutto ingegneri e architetti, si incontrano per un caffè. Bruno è sempre lì con il suo sguardo sornione, come uno che la sa lunga. D’altronde uno che è stato in prima linea tutta la vita la sa lunga per forza, ma tranquilli Bruno è molto riservato. Il fratello Alfonso invece, che si dedicava ai tabacchi, ha lasciato già da diversi anni.

Un selfie con Bruno Perrelli nel suo bar Mimì

Ad aiutare Bruno c’è la figlia Cristina, che conosco da quando era adolescente, e a volte anche la moglie Luana. A lavorare nel bar, ho fatto caso, che ci sono tutte donne, e allora ho chiesto a Cristina se c’è una motivazione specifica per questa forte quota rosa:

Sì, è stata una scelta quella di assumere solo donne, perché tra donne ci capiamo, di uomo basta mio padre. Prima c’era anche mio fratello Luigi, ma si era stancato della vita da bar e ha preferito fare altro

E riuscite ad andare d’accordo tutte donne?

 Se devo dirti che non litighiamo mai ti direi una bugia, quando capita però ci chiariamo subito, tra noi c’è molta complicità

Oggi c’è molta concorrenza, ho visto che hanno aperto molti bar nelle vicinanze, come vi difendete?

 Noi puntiamo molto sul servizio e la qualità dei prodotti, ma anche sulla tradizione. Il bar è un luogo di socializzazione e abbiamo conservato la saletta proprio per favorire i rapporti umani

Ho visto un cartello dove c’è scritto “caffè sospeso” cosa significa?

 Significa che puoi pagare un caffè a chi verrà dopo di te e non può permetterselo, paghi due e ne prendi uno. È un modo di essere solidale con gli altri meno fortunati

Mentre stiamo ancora chiacchierando entra un ragazzo che ha fame, ma non ha soldi. Cristina subito si prodiga per fargli avere qualcosa da mangiare. Questa cosa mi ha colpito, perché la solidarietà di questi tempi è cosa preziosa. Brava Cristina!

Ringrazio Bruno che mi ha concesso un po’ del suo tempo prezioso e Cristina per l’intervista. Della Famiglia Perrelli voglio ricordare le due figlie di Alfonso, Anna che non c’è più già da tanti anni e Simona, scomparsa lo scorso novembre dopo una lunga malattia.

Nella foto di copertina, Luigi Perrelli fondatore del bar Mimì