Latina: servirebbe un sindaco a forma di sindaco. Servirebbe Don Camillo

Latina: servirebbe un sindaco a forma di sindaco. Servirebbe Don Camillo

27 Dicembre 2020 0 Di Lidano Grassucci

Quando a Peppone portarono via Don Camillo e lo sostituirono con un pretino delicatissimo il vecchio comunista reclamò “un prete a forma di prete”. “se do una manata a questo lo distruggo, l’altro mi ripicchiava”.

Servono sindaci a forma di sindaco, non sindachetti che non reggono il vento. Fuor di metafora sento tanti nomi nati da ambizioni personali, che sono legittime, ma chi non ha il dubbio “ma io il sindaco sarai capace di farlo?” e ragiona “io voglio fare il sindaco” già è fuori dalla partita. Perchè per essere sindaco dove essere già qualcosa per la tua comunità, devi rappresentarne il profondo. Il sindaco non è la fascia che indossi, ma le notti insonni che sei disposto a fare, non è la bellezza delle reverenze, ma le invettive di chi non riesci ad aiutare.

Latina non ha eccezione: Redi rappresentava i cispadani del riscatto (Mansutti li farà anche eleganti, quasi lord inglesi) , Corona l’anima curiosa della città nuova: Finestra era il bisogno di una storia; Zaccheo la prova di una generazione di emanciparsi da chi lo precedeva e Di Giorgi pure, Coletta è una piccola borghesia che cerca sicurezza, che ci vorrebbe come Roma.

Quindi, ci vorrebbe a sfidare Coletta un “altrettanto”, uno che sappia di qualcosa che non sia l’autoerotismo di se stesso.

Vi immaginate si Giovannino Guareschi avesse scritto i suoi racconti senza Peppone, o senza Don Camillo?

Qui Peppone c’è, ha anche “mandato via le suore”, manca Don Camillo. Ma il problema è che non ci sono i parrocchiani e quelli che ci sono si sentono tutti Papa senza aver mai fatto manco i sacrestani.