Quelli che nel 2021 sono 60 e non lo diresti mai

Quelli che nel 2021 sono 60 e non lo diresti mai

31 Dicembre 2020 0 Di Lidano Grassucci

Cerco di correre davanti agli anni, ma loro mi precedono. Ecco sono ad un punto fermo perché sono contemporaneo di quei ragazzi che hanno pensato, creduto, voluto che tutto fosse in discesa. Non guerre, non malattie, non limiti ai nostri sogni. L’energia era nucleare, la passione scritta sul libro della storia e la sua scomunica era essa stessa bestemmia e noi stavamo nella verità. Non c’era genere ma la libertà di fare come ti va, quando va.

Ci meravigliammo poi di quelli che verranno timorosi e pronti a ricostruire morali che avevamo smontato, mattone dopo mattone. Il lavoro? Non era più fatica nel bisogno, ma espressione del talento nella assoluta libertà.

Oggi noi, noi del ’61, facciamo la cifra tonda della vita. Yuri Gagarin si faceva un giretto intorno al mondo come noi facevamo la passeggiata con il gelato da passeggio. Il Papa era figlio di gente di montagna, con la fatica dentro e parlava alla luna, e parlava con parole mai sentite prima di un dio umano capace di distinguere l’errore dall’errante, capace di aver bisogno di salutare i bambini e non giocare con il potere.

Siamo nati che ogni cosa sarebbe stata possibile, anche prenderci la luna e noi?

Noi chiedevano non il necessario, ma le rose. Invocavamo il signore per chiedere….

Oh lord won’t you buy me a Mercedes Benz.
My friends all drive porsches, I must make amends.
Worked hard all my lifetime, no help from my friends.
So oh lord won’t you buy me a Mercedes Benz

Come cantava Janis Joplin

Non volevamo la pace, no, no invocavamo altro in nome di cose che prima neanche si immaginavano e l’ipocrisia non aveva posto nel nostro sogno che si fece, poi, poi disperato. Ci sfiancarono con paradisi artificiali, ci cancellarono armando i sogni ma noi ci armammo e ci facemmo del male e a nessuno possiamo dare il concorso di colpa che fu tutta nostra.

Ora ne abbiamo ’60, tondi tondi. Se chiediamo ad un ragazzo della Mercedes lui ci guarda strano ed ha per le mani mondi fantastici a mille colori che girano a 20 mega al secondo e lui così non va nel mondo, ma ci parla direttamente. Noi guardiamo con sempre più interesse i cantieri dove sapremmo cosa fare, ma?

Ma, resta una ipotesi, una possibilità, una lontana idea che avevamo ragione: le rose profumano, ci sono automobili bellissime che ancora puoi guidare veloci su strade che portano al mondo da Los Angeles a New York, da Velletri a Capo nord.

Negli occhi ci vedi parlare con i preti, qualcuno anche con deferenza, ma dentro nell’animo ancora quel credo…

“Noi volevamo un mondo migliore, di pace e di gentilezza, e la felicità per tutti, noi volevamo uccidere la guerra che voi portavate con la vostra avidità, perché ci rimproverate se per stabilire la giustizia e la felicità abbiamo dovuto versare un po’ di sangue… è… è che non ce ne voleva molto, per fare presto, e valeva pur la pena di fare rossa tutta l’acqua del Carnasco, quel giorno, a Stavello, era anche sangue nostro, non ci risparmiavamo, sangue nostro e sangue vostro, tanto tanto, subito subito, i tempi della profezia di Dolcino erano stretti, bisognava affrettare il corso degli eventi…»

Confessione di Remigio da Varagine, Umberto Eco – in nome della rosa.

Ma il tempo non era nostro, non poteva esser nostro, troppo generoso il sogno, troppa mostruosa la prassi. Ed eccoci qua a arrivare tardi agli anni che abbiamo, a vestirci ancora da ragazzi perchè non  sappiamo fare il nodo alla cravatta e il vestito buono era quello che volevamo strappare e la vita ci ha costretto a indissare.

Ma certe notti

Certe notti la macchina è calda
E dove ti porta lo decide lei
Certe notti la strada non conta
E quello che conta è sentire che vai
Certe notti la radio che passa Neil Young
Sembra avere capito chi sei
Certe notti somigliano a un vizio
E tu non vuoi smettere, smettere mai

Certe notti, Ligabue (classe 1960)