Il covid che non abbiamo capito: durante la spagnola morivano zie, nonne, compari, fratelli ora “sono morti tre”

Il covid che non abbiamo capito: durante la spagnola morivano zie, nonne, compari, fratelli ora “sono morti tre”

11 Gennaio 2021 0 Di Lidano Grassucci

Viviamo dentro un dramma, ma noi pensiamo di esserne spettatori e non protagonisti. Muoiono le persone a decine, ma noi ci preoccupiamo del pallone, della neve. In tanti non avranno di cosa mangiare e noi vogliamo tornare al ristorante stellato e in fretta.

Viviamo un dramma, ma pensiamo di esserne spettatori e non protagonisti. Sindrome da opera lirica dove tutti piangono ma alla fine a prendersi l’applauso del pubblico pagante anche i personaggi morti tornano attori vivi.

La morte riguarda altri, il prossimo, noi ci sentiamo esenti da quella e anche dal male che la precede. Siamo dentro falsi mondi, attori di falsi mondi ha umani veri.

Questo egoismo ci porta a cercare colpevoli e a negare cure agli innocenti, e noi siamo sempre superiori.

Mia nonna mi raccontava la tragedia della spagnola e non citava i numeri della strage, ma i nomi dei morti di quel momento ed ogni nome era preceduto dal ruolo nella mia vita, nella vita di famiglia di chi non c’era: era tutto un “za”, un “nonna”, un “comma”, uno “zu”. Perchè in quel mondo ciascuno era il ruolo che aveva rispetto agli affetti, e la somma degli affetti era la comunità.

Oggi non muoiono mai zii, nonne, commari, compari ma… “sono morti in 10, 3, 8”.

Non abbiamo rapporto con gli altri, siamo altrimenti e il mondo finisce dove arrivano i nostri occhi e non ci fidiamo dei racconti di chi ha fatto un passo oltre.

Durante la spagnola morirono tanti affetti oggi il covid uccide anonimi soli, non ha pietà questo morire e lascia vivi tristi: zombie egoisti.