Il senso delle cose: la politica della crisi. Renzi e il bar

Il senso delle cose: la politica della crisi. Renzi e il bar

13 Gennaio 2021 0 Di Lidano Grassucci

La politica è governo della città degli uomini non architettura della città del sole. La politica è soluzione ai problemi di oggi e non rancore per quelli di ieri o l’ipotetica perfezione di soluzioni di domani. La politica è sempre ora. Oggi è risposta al dolore fisico di un virus devastante, risposta ad una crisi economica conseguente inquietante. Non c’è spazio per altro. Matteo Renzi forse, dico forse, non sbaglia nel merito ma sbaglia nella politica. Se c’è un uomo in mare ti tutti dalla nave, scendi le scialuppe di salvataggio non disquisisci sulla rotta del bastimento o pretesti sulla barba del capitano o su come il nostromo usa le posate d’argento a tavola. Scialuppa in mare e remare, macchine ferme e riportare la vita a vita. Poi, solo poi, racconterai anche l’intorno. Queste non sono regole da scienza della politica, ma il buon senso della vita.

Certo Churchill poteva fare meglio, ma nel suo peggio ha salvato il mondo dalla tragedia e poi gli elettori hanno votato laburista. Renzi pensa che il mondo è costruito intorno a lui e invece nel mondo c’è anche lui. Non che Conte sia uno stinco di santo ed ha come padre nobile Agostino Depretis, ma quando piove non ti preoccupi del colore dell’ombrello ma lo apri. Il trasformismo è aprire l’ombrello se piove, la coerenza tal volta fa bagnare.

Siamo dentro la cultura profonda, millenaria, di questo paese che i commentatori immaginano o come Inghilterra mancata o come Francia mai nata e invece è solo se stesso. Conte è arcitaliano, Renzi è Franti, è Lucignolo, è quello che al bar la spara grossa, ama la battuta ma non ha il senso dello Stato ma l’autoerotismo di essere l’ultimo a  fare la battuta davanti al caffè e si sono già fatte le 11.