Scissione a Livorno, noi mescevichi che restammo e la ragione che da il tempo

Scissione a Livorno, noi mescevichi che restammo e la ragione che da il tempo

21 Gennaio 2021 0 Di Lidano Grassucci

Oggi, di un secolo fa, i puri se ne andarono. Loro, i puri, da allora cercarono le ragioni. Noi, quelli che siamo rimasti, litigammo e ci dividemmo i torti che rimanevano. Ci dividemmo e pagarono i lavoratori, ci dividemmo e pagò la libertà, ci dividemmo e ci spararono al fianco.

Sono socialista e a Livorno per me nacque il problema di essere più deboli, non le sorti progressive della ragione. I compagni che andarono via si chiusero, divennero religione dimenticando la scelta generosa che eravamo insieme. Fecero ragione nel metodo, quando noi eravamo generosità forse senza meta. La prassi divenne fine, il fine la prassi e ci fu del disumano.

Non stavamo insieme davanti ai fascisti, ci diceste traditori dove stavate diventando disumani. A Livorno noi scegliemmo di restare lavorator proletari, voi diventaste “sacerdoti in sacrificio per gli ultimi ritenendovi primi”.

A Livorno sbatteste la porta in nome della scienza alla generosità di cambiare il soffrire.

Avevamo ragione, i muri sono crollati ma voi li avevate costruiti. Avevamo ragione, ci avete fatto tacere e ora pensare che forse… A Livorno nel 1921 perse la scelta più generosa che c’è: quella di essere socialisti perchè si era umani, voi invece diventaste sacerdoti disumani .

Oggi rivendichiamo la ragione del tempo, ma nonostante tutto ci siete mancati perchè siamo carne della stessa carne la carne dei derelitti, dei negati, dei tribolati. E la dico con Filippo Turati:

Se divisi siam canaglia,

stretti in fascio siam potenti;

sono il nerbo delle genti quei che han braccio e che han cor