La raccolta degli angeli nel tempo di demoni e peste

La raccolta degli angeli nel tempo di demoni e peste

20 Febbraio 2021 0 Di Lidano Grassucci

“L’Angelo testimonia il mistero in quanto mistero, trasmette l’invisibile in quanto invisibile, non lo ‘tradisce’ per i sensi»

Massimo Cacciari

Non capisco la ragione, ma la stagione sì. Questa è stagione dove i demoni esondano dai loro canali e invadono il piano, pervadono lo spazio del grano e lasciano il male come le cavallette.

Non credo che esistano esseri del bene, esseri del male ma se questo mio credere fosse “vero” non esisterei neanche io con le mie domande. Ecco allora che non credendoci e vedendo il grano dopo le cavallette non spiego quel germoglio che si è salvato, quella speranza nascosta dietro un arbusto che è restata. L’angelo è quel che resta del devastante istante eterno dei demoni che tolgono e non danno.

Gli angeli hanno a custodia le esistenze nonostante il loro esistere, io li ha visti continuando a non credere nella ragione esatta dei numeri: venne uno e mi strappò via da una caduta rovinosa mentre ero in volo, e mi custodì per un respiro poi il resto lo feci da me.

Venne il giorno dopo, io l’ho visto tra la gente, non disse niente ma si accertò che respiravo.

Come meravigliato della fretta del fatto e che mi toccava ancora del tempo lungo, ma lui lo aveva aggiunto.

Poi mi venne vicino la cattiveria, ed era tempo dopo, io fui preso da rabbia e fuoco, da furore che avrei distrutto ogni cosa al mondo. Lui coprì il mio freddo e la cosa si accalorò e nel caldo del solo d’aprile l’odio non è bisogno.

Venne il giorno dopo, io l’ho visto tra la gente, non disse niente ma si accertò che non odiavo

Come meravigliato che avevo pagato prezzo alla rabbia e mangiato livore.

Poi un giorno mi colse il male della mancanza e mi sentii solo, solo che ero già morto. Cercano madre, amici, il padre con cui dividere in due il pane e i complici di una vita in questa vita mia. Maledetti demoni ora avrei fatto strage di loro che avevano rapito i miei.

Venne il giorno dopo, io l’ho visto tra la gente, non disse niente ma si accertò che ricordavo ogni carezza e uno per uno ogni gesto d’amore

Come meravigliato che lui era stato bravo a portarmi fin qui.

Una sola volta, ne sono certo, mi disse ora è giusto. Mentre piangevo ed avevo paura.

Quel giorno non mi consolò, ma mi invidiò: gli angeli non conoscono pianto o paura e pagano il pegno di non poter amare nel tempo breve di stare qua ed è una mancanza, la loro, per sempre. Condannati a proteggere uomini che possono conoscere la felicità, la verità.

Grazie agli angeli «Raccogliamo disperatamente il miele del visibile, per custodirlo nel grande alveare d’oro dell’invisibile».

Raine Maria Rilke

 

Giotto, gli angeli