Storie nel covid: agli “scopini” che nella tragedia han “pulito” la nostra paura

Storie nel covid: agli “scopini” che nella tragedia han “pulito” la nostra paura

20 Febbraio 2021 0 Di Lidano Grassucci

Si alza la mattina, ogni mattina ed è tempo di gelo, di strade vuote. Quando fanno l’elenco degli eroi, lui non è previsto. Eppure si alza che ancora c’è il gelo e parte, deve prendere quello che gli altri rifiutano o hanno consumato, abbandonato, solo abbandonato. Mette mano al sudicio perché il resto non lo sia. Fa freddo davanti ad un tempo che… qualcuno deve pulire, qualcuno deve pure portare via ogni cosa che non resti traccia del già visto, del vissuto e tutto sia da vivere. Lui pulisce le strade, gli angoli, svuota le pattumiere e porta via tutto, è questo il suo mestiere e come fanno i medici, gli infermieri, i dottori di ogni risma “qualcuno lo deve pur fare” e “fare sempre”.

Quando elencano la battaglia lui con la ramazza non è mai della partita, come i fanti al fronte che non sono eroi mai anche se muoiono per primi quando le trincee bisogna pur farle e se non ci sono i primi colpi sono per chi scava allo scoperto.

Avevo un amico, un amico carissimo, un amico geniale si chiamava Franco e faceva lo spazzino. Con coscienza e amore, da allora li guardo con ammirazione. Ora che tutti hanno paura di mettere mano anche nella asettica civiltà di lattice e amuchina, loro continuano a far si che comunque si possa campare.

Quelli che il destino ha destinato a pulire tutto a non lasciar traccia neanche del loro passare. Che ci vuole a fare gli eroi se hai il delirio e gli occhi di tutti, fallo senza farti vedere come se non fossi della partita ed è ancora notte.

Faremo un giorno una lapide a quelli che ci consentirono di resistere, pulendo anche la nostra paura. E ci scriveremo a Franco che era un genio e fece il suo quando non era scontato