Latina: se le elezioni le affrontassimo con il metodo Draghi?

Latina: se le elezioni le affrontassimo con il metodo Draghi?

28 Febbraio 2021 0 Di Fatto a Latina

Di Emilio Ciarlo 

Viviamo in tempi fluidi. Avvenimenti imprevedibili contraddicono sè stessi in un battibaleno. Il Governo Draghi ha reintrodotto una formula antica – l’unità nazionale – messo un freno all’idiozia antipolitica dell’uno vale l’altro e riportato a termini seri e istituzionalmente corretti il trasformismo contiano, presidente di due Governi (opposti).
Chi continua a non capire nulla – della storia italiana, delle visioni in gioco, degli equilibri di forza internazionali, della politica come composizione e conduzione del dialogo culturale e sociale – strepita istericamente dietro a quattro giornalisti (absit iniuria verbis) che cantilenano sulle incoerenze tra video e social di oggi e di ieri sui profili di questo o quell’altro politico.
Probabilmente il mondo continuerà a cambiare e magari l’esperienza Draghi segnerà uno spartiacque politico e non solo istituzionale. I sovranisti per ora battono in ritirata e si riducono a Fratelli d’Italia che flirta con la Casa Pound degli altarini nazisti di Maccarese (a proposito spero non ci sia nulla del genere nell’ex edificio Enel sulla circonvallazione). Parte del PD sembra puntare su un centrosinistra a 5 stelle da Leu a Toninelli con a capo Conte. Si apre di nuovo uno spazio centrale (da Gori a Calenda, da Renzi alla Carfagna e chissà Giorgetti) che vuole costruirsi attorno a politiche liberali progressiste (come direbbe Draghi), innovazione, riforma fiscale e della giustizia, ammodernamento della PA e soprattutto transizione ecologica.
La trasformazione proporzionale del sistema elettorale (inscritta nella scelta del no al referendum, chi non lo aveva capito era un beota) potrebbe portare a scenari del tutto nuovi. Per questo mi viene da pensare se un metodo Draghi a Latina, istituzionale e politico, non possa improvvisamente, inopinatamente apparire sulla scena. La coalizione del Sindaco Coletta sulla carta è fatta ma è ancora fredda, non decolla soprattutto politicamente mentre strane voci di indisponibilità a candidarsi di assessori e pezzi grossi ne potrebbero minare la forza elettorale. La Destra sta di gran lunga peggio: non ha candidato, nostalgie passatiste, ancora meno mostra idee, proposte, chiarezza di azione. Le
elezioni verranno spostate a dopo l’estate.
Già a dicembre scrivevo, su questo sito, di guardare a una “alleanza larga” per discutere del Recovery Fund a Latina, una delibera di indirizzo da portare in Consiglio comunale sui grandi vettori dello sviluppo e da condividere con tutte le forze della città. Era un metodo Draghi prima di Draghi. Potrebbe anche essere il crogiuolo di quell’area “centrale” che superi gli schemi attuali, liberal, green, innovatrice e popolare, “ l’area che ha fatto crescere Latina e che deve sentirsi coinvolta pienamente in questo passaggio” concludevo l’articolo. E se per continuare la “bonifica” di legalità e serietà
che si è voluta portare avanti in questi anni fosse necessario aprire il gioco, far saltare gli schemi, acquisire forze e intelligenze diverse? Nel metodo Draghi l’intelligenza e il movimentismo di Olivier Tassi, Annalisa Muzio così come di Giovanna Miele e Matteo Coluzzi, l’esperienza e il radicamento di una parte di Forza Italia fino alle componenti più “giorgettiane” della Lega troverebbero un loro spazio. Serve alla città, serve al suo sviluppo, serve per costruire una architettura politica e istituzionale solida che sostenga il lavoro che i tecnici possono fare sul Recovery fund a Latina. Avere una destra d’antan a trazione sovranista mentre il Paese va altrove non serve a nessuno.