Imo Galanti, faccia a faccia con la storia

Imo Galanti, faccia a faccia con la storia

28 Febbraio 2021 1 Di Emilio Andreoli

A Latina c’era una volta una palude che poi divenne terra fertile. Ma lavorare la terra è dura e negli anni cinquanta, si preferì il lavoro nelle fabbriche, arrivate a decine grazie alla Cassa del Mezzogiorno. Pochi continuarono a fare i contadini, e quei pochi oggi ne raccolgono i frutti. Dal 1984, dopo la fine degli sgravi fiscali, le fabbriche  iniziarono a fuggire,  lasciando solo terra bruciata. Adesso il lavoro nel settore agricolo si sta rivalutando, e per chi ha la fortuna di possedere ancora dei terreni ha nuove opportunità. Uno che ha sempre creduto nell’agricoltura nel nostro territorio, e non solo, è un pioniere della bonifica che in questi giorni ha compiuto cento anni, un uomo straordinario come straordinaria la sua vita, il suo nome è Imo Galanti che io ho avuto il piacere di conoscere e intervistare.

 

Tutto ebbe inizio tre anni fa, quando avvertii la necessità di conoscere ancora più a fondo le storie della mia città. Non mi bastavano più le foto storiche del mio gruppo FacebookSei di Latina se la ami”. Volevo andare più a fondo, e sentire i racconti da chi aveva vissuto Latina dall’inizio. il primo che decisi di incontrare fu proprio Imo Galanti, che stava per compiere novantasette anni.

Un amico mi confidò che non era difficile incontrare il signor Galanti perché era sua abitudine, tutte le mattine, leggere i giornali nella sala lettura riservata ai soli soci del Circolo Cittadino. Fu così che una gelida mattina di febbraio mi intrufolai in quella sala silenziosa e vidi seduto un signore elegante leggere un quotidiano. Con timore reverenziale mi avvicinai, lui mi fissò con uno sguardo interrogativo. Vinsi la mia timidezza e mi presentai. Mi fece accomodare e io gli dissi che lo avrei voluto intervistare. Accettò subito e mi diede appuntamento, nel suo ufficio, per la settimana successiva.

Imo Galanti mi mostra con orgoglio il suo primo magazzino di via Lago Ascianghi

Per fortuna non mi chiese neanche per quale giornale scrivessi, perché allora non scrivevo ancora per nessuno. Chiamai il mio amico regista Giorgio Serra e gli dissi eccitato di preparare la telecamera. Il nostro intento era quello di intervistare gli anziani di Latina, per raccogliere le loro preziose testimonianze. Imo Galanti sarebbe stato il primo di una lunga serie, ma poi non trovammo neanche uno straccio di sponsor per il nostro progetto, e ci fermammo a tre interviste.

Quella con il signor Galanti fu la prima videointervista della mia vita, una bella esperienza data l’importanza del personaggio, che tra l’altro ama raccontare. Secondo me chi ama raccontare è una persona generosa, perché dona qualcosa di se a chi lo ascolta e Imo Galanti, con quella sua aplomb da lord inglese, mi ha donato stralci della sua vita, e io per i suoi cento anni voglio ricambiare quel dono raccontandolo.

 

La storia di Imo Galanti Pioniere della Bonifica

Imo Galanti nasce il 25 febbraio del 1921 ad Argenta in provincia di Ferrara. La sua famiglia si trasferisce a Cisterna nel 1929, quando ancora si lavora per bonificare l’Agro Pontino. Come tanti bambini della sua età si ferma alla quinta elementare, perché i genitori non hanno le possibilità di fargli continuare gli studi, e inizia a lavorare ad appena dodici anni.

Nel 1936 trova lavoro come elettricista a Sabaudia e ogni mattina, da Cisterna, parte con la sua bicicletta per raggiunge il cantiere. Tra andare e tornare sono più di novanta chilometri al giorno. Poi con la famiglia si trasferisce a Borgo Hermada, dove il papà va a lavorare in un negozio di una cooperativa agricola. Successivamente, sempre il papà, ne apre uno in proprio, di generi alimentari, a Terracina.

Imo Galanti da giovane

Imo è un bel ragazzo e a Terracina inizia a frequentare diverse donne, ma da una viene contagiato di tubercolosi, ed è costretto a lasciare il lavoro e a ricoverarsi in un sanatorio dove vi trascorrerà un anno, rischiando anche di morire. Nel 1940 si trasferiscono a Littoria e vanno ad abitare al quinto lotto delle case popolari. Il papà, che si è ammalato di malaria, muore ad appena quarant’anni.

 

Il mio incontro con Imo e la storia del mulo

L’appuntamento per l’intervista è nell’ufficio del negozio storico di Imo Galanti, nel cuore della movida latinense, in via Lago Ascianghi. L’odore forte dei mangimi e dei semi ti prende alla gola. Il signor Imo ci attende in giacca e cravatta, seduto alla sua scrivania, con alle spalle tutti i suoi ricordi.

 

Signor Imo come iniziò la sua attività?

 Al Consorzio Agrario assumevano dei ragazzi nel periodo estivo, per preparare le bollette per la vendita del grano. Io riuscii ad entrare e alla fine anche a farmi assumere a tempo pieno. Il giorno lavoravo e la notte studiavo, così riuscii a prendermi il diploma di ragioniere. A ventiquattro anni diventai capo ufficio e presidente di tutto il personale. Poi arrivò un direttore che non capiva niente e allora andai a Roma con il mio collega Stellato, per far presente la situazione, ma non successe nulla. Dopo quindici giorni mi licenziai, non ritirai neanche l’ultimo stipendio e la liquidazione. Con la vendita del mio mulo, per quattro mila lire, che avevo acquistato durante lo sfollamento, iniziai l’attività. Compravo gli scarti del pomodoro e li facevo essiccare. I semi sulla pista dell’aeroporto, che non era ancora agibile a causa dei bombardamenti, e le bucce sul lungomare, dove non ci passava nessuno perché non c’era ancora la strada. I semi andavano a Parma e le bucce a Terni dove li usavano per fare il linoleum. Ma il lavoro più importante lo facevo con il grano, ne compravo venticinquemila quintali e poi li rivendevo. Immagini qui fuori tredici tir in fila, per caricare tutto quel grano. Ero sempre in giro per l’Italia, il martedì a Napoli, il venerdì a Bologna e spesso anche a Milano. Per cinquant’anni ho fatto questa vita, ho lavorato tantissimo. Nel mio settore, in Italia, mi conoscevano tutti. Poi aprii lo stabilimento in via Piave, un negozio a Pontinia e anche in località San Vito a Terracina. Ora l’azienda viene seguita dai miei figli Sandro e Dario con la collaborazione dei  nostri trentotto dipendenti

Una foto storica dello stabilimento di Imo Galanti in via Piave, con la statua del Seminatore diventata simbolo della sua azienda, e poi messa a disposizione della comunità di Latina davanti al piazzale del tribunale

Mi racconta la storia della statua del seminatore?

 Stavano buttando giù la Casa del Contadino per costruire il grattacielo Pennacchi, vidi quella statua che stava per finire in una discarica, le avevano già rotto un braccio, allora chiesi di comprarla. La feci restaurare e la portai nello stabilimento in via Piave. Poi per parecchio tempo la tenni nel Palazzo dell’Agricoltura. Nel 2011 decisi di metterla a disposizione della città, l’amministrazione dell’epoca scelse di posarla in Piazza Bruno Buozzi, di fronte al tribunale di Latina

Di politica si è mai interessato?

 No, non mi sono mai interessato di politica, ho sempre pensato a lavorare e nessuno può dire nulla di Imo Galanti e per me è una cosa importante, l’onestà è una cosa importante

 

Il Presidente del Circolo Cittadino, Alfredo De Santis ne parla così:

Imo Galanti è un uomo straordinario che ha sempre vissuto di un’eleganza essenziale. Quando divenni presidente del circolo nel 2015 era socio onorario e io lo proposi come presidente onorario, e così il 1 marzo del 2016 il direttivo lo insignì della prestigiosa carica. Ora è un anno ormai che non frequenta più il circolo a causa del covid, ma quando gli ho portato la targa che i soci del Circolo Cittadino hanno deciso di donargli, per i suoi cento anni, mi ha promesso che tornerà di nuovo

Il Presidente del Circolo Cittadino Alfredo De Santis consegna la targa a Imo Galanti, donata dai soci del circolo, per i suoi cento anni

Ringrazio Imo Galanti che, nonostante la sua riservatezza, mi ha dato l’opportunità e la voglia di iniziare a scrivere la storia della mia città. Una città che troppo spesso non ricorda. Pensate che il 3 ottobre del 2011, giorno dell’inaugurazione della statua del Seminatore, davanti al tribunale di Latina, l’amministrazione incredibilmente dimenticò di invitare proprio Imo Galanti… Vabbè, che dire, gli chiedo scusa a nome della città e gli rinnovo gli auguri per i suoi bellissimi cento anni.

 

La foto di copertina è stata scattata nel 2018