La “smemoria” della sinistra pontina: gli scioperi alla rovescia dimenticati

La “smemoria” della sinistra pontina: gli scioperi alla rovescia dimenticati

1 Marzo 2021 0 Di Lidano Grassucci

Sì lo avrei raccontato, lo avrei messo in un manifesto gigante in cui ricordavo il “riscatto del lavoro”. Retorico? Oggi c’è bisogno di “retorica sociale”, “riformista”, “socialista”.

Stefano Morea, segretario della Flai Cgil del sud del Lazio, ricorda il primo marzo. Mentre in questa provincia tutti conoscono le “mille” date delle fondazioni bonificarde, nessuno conosce il primo marzo. Perchè la sinistra pontina non è orgogliosa di se stessa ma si fa “fascista nella nostalgia”. A Latina il sindaco Damiano Coletta apre un museo ad un tal Cambellotti, rivendica le fondazioni continuando nostalgie diventate stucchevoli.

Il primo marzo?

Lo spiega Morea: ” Nell’inverno del 1951, nel quadro delle lotte popolari che percorrevano tutta l’Italia, anche i Monti Lepini, con Sezze, Priverno e Roccagorga, offrirono lo scenario territoriale, politico e sociale per una vasta campagna di mobilitazione. I disoccupati dei tre centri lepini, interpretando i bisogni di gran parte della popolazione davano vita, anche qui, agli scioperi a rovescio.

Queste pacifiche manifestazioni erano insieme una forma di protesta e di proposta, ed infatti i disoccupati intrapresero la costruzione di opere considerate di pubblica utilità, volontariamente e senza rivendicare alcuna retribuzione”
Fecero una rivolta sociale, Giuseppe De Santis, uno dei più grandi registi italiani (ma a Latina non gli hanno dedicato neanche una strada), ci fece un film “La strada lunga un anno”, girato nel 1958 in Istria e candidato al premio Oscar come miglior film straniero. Non una storia banale, ma la storia. Chi lo ricorda? Mai un convegno, mai un manifesto, mai un racconto tutti indaffarati a cercare camion e gatti “affogati” a Piazza del Popolo.
Vedete ciascuno deve difendere la sua storia e la destra lo ha fatto benissimo, è la sinistra che non lo ha fatto per nulla.
il primo marzo i disoccupati di Roccagorga scesero in lotta, iniziando, con lo sciopero a rovescio, la costruzione della strada delle Paludi. Con l’estendersi della lotta si intensificò parallelamente l’opera di repressione poliziesca che cercava di bloccare la mobilitazione. A Roccagorga il 4 marzo venne arrestato un folto gruppo di disoccupati su sollecitazione dell’Amministrazione comunale, accusati di occupazione di territorio pubblico e scasso del suolo, per aver svolto lavori non autorizzati”. 
Morea non sbaglia nel lessico: perchè erano ancora paludi, violentate da un’opera non finita, da una guerra, e la malaria fu “battuta” dalla democrazia e dal ddt americano e libero.
Di questo la sinistra dovrebbe parlare. Antonio Gramsci spiega puntuale la “sequenza rivoluzionaria”: “La conquista dell’egemonia culturale è precedente a quella del potere politico e questa avviene attraverso l’azione concertata di intellettuali organici infiltrati in tutti i mezzi di comunicazione, di espressione e nelle università”.
Ma la lezione gramsciana l’hanno applicata i nostalgici della destra, complice un civismo impreparato (e ignorante della storia riformista), e una sinistra che vuole mimetizzarsi in un generico liberismo e diventa niente perchè a fare i liberali sono più bravi i liberali, a fare i nostalgici i nostalgici a sinistra dovrebbero fare i socialdemocratici.
A Latina? Farei un monumento a De Santis e al cinema. E cito Petro Gambadilegno: “se vuoi essere grande dei pensare alla grande” 
Foto degli scioperi alla rovescia, fonte Flai Cgil