Dentro la sinistra, la mano mancina e il sale della rivolta al tempo delle dimissioni di Zingaretti

Dentro la sinistra, la mano mancina e il sale della rivolta al tempo delle dimissioni di Zingaretti

5 Marzo 2021 0 Di Lidano Grassucci

“L’uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici.”

Mahatma Gandhi

Nicola Zingaretti si è dimesso dalla guida del partito democratico richiamando le guerre intestine e il potere. Un gesto forte, un gesto non certo facile per chi, come Zingaretti, evidenzia tratti non da guerra frontale. Non entro nel merito delle dimissioni ma dento la “sinistra”. Certo resto basito da guerriglie fatte nelle retrovie quando si è impegnati al fronte a fermare la morte, letteralmente, non avendo mai avuto simpatia per congiure e congiurati.

Badate: non il “centrosinistra”, ma la “sinistra”. Perché il centro è lo spazio che resta tra destra e sinistra, non è un luogo della politica è ciò che ne rimane quando tutti hanno scelto ma qualcuno resta sospeso.

“Tra la destra e la sinistra c’è un abisso incolmabile, perché la destra vi dirà sempre che è pronta ad aiutare chi resta indietro – e lo scrive sui manifesti, – la sinistra invece non chiede aiuto per loro, ma li fa camminare con le proprie gambe”

La frase è di Pietro Nenni e spiega che non si può stare nel mezzo tra la “carità” della destra e la “dignità” della sinistra. Questo è, per me, il nodo: tornare ad essere la parte mancina della società, la parte che puzza, la parte del bisogno, la parte che non ha interesse all’esistente perché l’esistente è misero ma ha interesse al futuro perché il futuro è comunque meglio. Invece troppo spesso ci si fa conservatori, ci si chiude in un pragmatismo presente che cancella ogni speranza futura. Sono riformista e prendo il bignè di oggi e non ci rinuncio nel nome della torta domani, ma voglio il dessert, voglio il vino, voglio anche il libro dopo la cena e non quello delle preghiere.

Nicola Zingaretti dice del potere, parla della stretta della prassi rispetto al respiro dell’utopia. Il Pd è il partito degli assessori o il movimento di un popolo capace di esprimere assessori? E’ il partito che “spiega” o quello che “rappresenta”, “riporta”, “ascolta”? Il nodo non è banale, è nodo che definisce perché fuori da queste categorie c’è: simpatico-antipatico; scapoli-ammogliati, belli-brutti. Fuori dalla categoria c’è il “Cuius regioeius religio”, l’appartenenza per gerarchia. Quando la sinistra nasce per taglio della testa al re, nasce per eresia, nasce per rivolta, nasce ribalda, nasce sentendosi di un altro mondo.

La sinistra è un uomo che viene dal futuro e sapendone la giustizia di provenienza modifica il presente d’arrivo. Non è amministrazione efficiente dell’esistente, è caos di domani.

Questi nodi strutturali vanno affrontati, definiti, senza ambiguità. Cito Giacomo Matteotti e faccia parafrasi della sua citazione: ” I socialisti con i socialisti, i comunisti con i comunisti”, la sinistra con la sinistra gli altri con chi si sentono. Serve un partito socialista democratico capace di dialogo con i movimenti, capace di usare la moderazione, ma il fine resta: “Il socialismo mantiene la sua fondamentale ed essenziale natura di movimento anticapitalistico. Esso nasce come reazione umana e razionale nei confronti delle ingiustizie delle ineguaglianze che il nascente capitalismo industriale portava con sé. Le contraddizioni e le crisi della società capitalistica costituirono oggetto delle analisi, della critica penetrante, delle previsioni dei teorici socialisti. I mutamenti intervenuti dopo le due guerre mondiali, la modificazione della natura e delle manifestazioni del capitalismo non hanno mutato la ragione fondamentale della lotta socialista e cioè quella di provocare un superamento del capitalismo con il passaggio ad un ordine economico, sociale e politico più evoluto, che arricchisca le libertà dell’uomo, le sue condizioni di vita materiale e spirituale.“
Bettino Craxi
Senza questa chiarificazione siamo cuius regio, eius religio