Zona rossa/ Delirio intorno all’ultima tazza di caffè seduto per Grazia perduto

Zona rossa/ Delirio intorno all’ultima tazza di caffè seduto per Grazia perduto

13 Marzo 2021 0 Di Lidano Grassucci
E ora son solo e non ho più il conforto
Di amici andati e sempre più mi assale
La noia a vuotar l’ultimo boccale
Come un pensiero che mi si è ritorto
Ma ancora farò vela e partirò
Io da solo e anche se sfinito
La prua indirizzo verso l’infinito
Che prima o poi, lo so, raggiungerò
l’ultima thule, Francesco Guccini
E’ un tempo di confine, la radio parla della fine di alcune libertà per restare vivi. La signora del bar in un accento da italiano dell’est parla con gli astanti che consumano un bicchiere di conforto  e annuncia la fine di questa “ribalderia”. Hanno detto agli osti di chiudere le osterie. Di chiudere bar, trattorie, caffè ogni luogo dove la gente si incontra dove agogna ogni rivolta.
Penso a mio nonno che nelle osterie ci passava la vita e il dispiacere di morire mentre sognava una nuova vita in un paradiso dove per legge era vietato tribolare e la condanna era amare.
Ordino un caffè, mi siedo, perché poi non lo potrò più fare. Sedersi davanti ad un caffè non sarà nella mia possibilità da qui a poco, non avrò il sorriso del barista che ricorda di quando lì davanti si fermavano le corriere, non avrò lo sfottò di chi ha la battuta sulla punta della lingua e l’ironia nel cervello. Non avrò grazia dalla grazia che ogni giorno ci manda la vita. La strada sarà vuota, i muri saranno muri senza “cantine” di rifugio. E perderò gli amici, per un poco.
Il caffè fuma, è un espresso tazzina piccola. Gli zuccheri sono opzioni per chi ne ha bisogno, scelte per chi se ne priva e storie per me che tra le barbabietole ho rincorso il destino.
L’ultimo caffè, perché sicuramente torneranno i caffè, ma non gli stessi comunque saremo noi di oggi, perché l’appuntamento è a un domani che non è mai fisso.
Il caffè ora si “mangia” il suo zucchero bianco candido, che quello brunito di canna è di parrucconi e non giacobino come me, non sanculotto, non capace di tagliere la testa ai re.
Ora è tempo del mio bere, della botta che deve arrivare ai nervi per destarmi al giorno lungo e duro. Domani mi diranno le guardie che nelle “osterie” nascono rivoluzioni, pensieri impuri verso governi insicuri, sogni di Dulcinea del Toboso. Diranno che l’osteria fa male e per la mia salute la chiuderanno a doppio mandato per salvare il mio corpo per poco, uccidendo la mia anima per sempre.
La grazia non fa parte della coscienza, è la quantità di luce che abbiamo nell’anima, non di sapienza né di ragione.
Papa Francesco
Un sorso il caffè arriva in gola, è l’ultimo caffè. Poi nella testa la canzone che mi porto in testa di osterie fuori porta e della sua gente che era così viva prima che chiudessero le osterie per salvare le vite
Non lo crederesti, ho quasi chiuso tutti gli usci all’avventura
Non perché metterò la testa a posto, ma per noia o per paura
Non passo notti disperate su quel che ho fatto o quel che ho avuto
Le cose andate sono andate ed ho per unico rimorso le occasioni che ho perduto
Sono ancora aperte le osterie di fuori porta, Francesco Guccini 
E questo caffè così distratto al giorno che è ragione, uomini in cravatta, falsi pudori e tutti si fanno dottori e gonfiano petti senza posto più per medaglie ma nessuna guerra combattuta
E’ l’ultima tazza di caffè, con le mani l’avvolgo per sentire il caldo, il fondo è un libro sul futuro che domani non potrò leggere per legge. Mi debbo alzare, debbo andare non puoi perdere tempo, è tempo d’asporto. E la grazia?
Fermati, amico mio,
e rivela ai miei occhi la tua grazia.
Saffo
Ma non ci possiamo fermare, la ruberemo, faremo i malfattori, ma resteremo uomini.
Nella foto: Manet – Bar Folies Bergere