San Patrizio 2021, il secondo in lockdown. Non siamo migliori e neanche più tecnologici
17 Marzo 2021Ci sono feste con le quali nasci e feste che incontri nel corso della vita.
Sono nata con Natale, Pasqua, Carnevale, la Befana, Ferragosto e, sebbene festeggiata solo sgranando gli occhi davanti al televisore in bianco e nero che riportava le immagini della parata, con il 2 giugno.
Il direttore Lidano Grassucci mi ricorda che il 17 marzo è una festa importante per l’Italia. Lo so, ma l’ho imparato bene solo dieci anni fa, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Chiedo scusa alla storia della mia nazione. In omaggio alla mia storia personale per me il 17 marzo si festeggia San Patrizio.
È il secondo in lockdown e se l’anno scorso è arrivato nel mezzo di uno stordimento generale, quest’anno no.
Non sarà la mia seconda Pasqua casalinga a farmi fare qualche considerazione, per me arriva prima San Patrizio e mi faccio la stessa domanda che si fa tutto il pianeta: “Ma è mai possibile?” E ancora quando è iniziato tutto questo, come si è potuti arrivare a tutto questo e soprattutto quando tutto questo finirà.
A distanza di un anno esatto ci sentiamo tutti più tecnologici. Per cortesia, cerchiamo di essere seri e sinceri. La tecnologia c’entra ben poco. Ci vuole più tempo ad accendere il computer, che a capire l’uso di una piattaforma per una videoconferenza. Nessuno è diventato esperto di Photoshop (che richiede parecchia pratica prima di poter dire di usarlo usare bene), semplicemente abbiamo tutti scaricato l’app di Zoom, Meet, e Webex sul cellulare e fatto click sul link che ci hanno inviato.
È intorno a questi due gesti estremi del pollice che sta girando il mondo.
Dad sì, dad no. Non so quanti corsi di formazione e progetti erano stati finanziati e incassati in attesa di questa invasione dei tartari che, come nel romanzo di Buzzati, si faceva in tempo a morire prima che arrivasse.
Per non parlare dei corsi di aggiornamento nelle pubbliche amministrazioni. Poi, un anno esatto fa, accade e nessuno è pronto.
O meglio, le aziende private sono pronte, la pubblica amministrazione arranca come può. Arranca come può perché a fronte di chi ha colto la palla al balzo per risolvere definitivamente tutto con una pec, c’è ancora chi pretende due file in presenza per prenotare un vaccino qualsiasi (non quello anti covid che si prenota su piattaforma, almeno questo alla Regione Lazio gli va riconosciuto).
La scuola, capitolo infame. A settembre si sono resi conto quanto i trasporti fossero insufficienti per ospitare la metà delle persone e rispettare quindi i minimi standard di sicurezza. Nessuno aveva calcolato che prima ne ospitavano il doppio e che la metà significava a questo punto un quarto. Calcolo difficile? Chi pratica la tratta Latina-Latina Scalo ha capito benissimo.
Ma questi sono i trasporti, torniamo alla scuola. Calandoci nel particolare ci sono istituti che mettono in quarantena la classe se c’è un alunno contatto di contatto, altri che fanno firmare al docente di aver messo in campo tutte le precauzione dettate dalla normativa nel caso che un alunno risulti positivo. Se il docente firma (se non firma si sta autoaccusando di non aver rispettato il regolamento) può tornare in classe. Più o meno accade questo.
Con corollario di: genitori indignati, docenti smarriti, dirigenti perplessi, uffici regionali che fate un po’ voi, questa è la norma punto e basta. E ci stiamo a stupire che a un certo punto si sia tornati tutti in Dad.
Buon San Patrizio 2021. A un anno di distanza, avendo mascherine a sufficienza per poter uscire a fare la spesa, sono riuscita, a differenza dell’anno scorso, a procurarmi una Guinness per questa sera. Mi raccomando: che sia in lattina, somiglia molto di più a quella del pub, rispetto alla Guinness in bottiglia.