Caro Davide Facile Penna, ma quale Pillon qua serve Zan (di Teresa Faticoni)

Caro Davide Facile Penna, ma quale Pillon qua serve Zan (di Teresa Faticoni)

7 Maggio 2021 1 Di Fatto a Latina

Ma quale Fedez e Pillon, caro Davide Facile Penna basta ascoltare le persone: i froci, come dicono quei due in tv pretendendo di decidere che certi termini non siano importanti. Come se le parole avessero perso tutta la loro potenza evocativa, la loro carica valoriale. Come se la lingua italiana fosse un accidente.

Le leggi attuali non bastano a prevenire, reprimere o punire i reati legati all’identità sessuale, perché semplicemente non la riconoscono.

Il disegno di legge Zan infatti modifica gli articoli 604-bis e 604-ter del Codice penale in materia di violenza e discriminazione che al momento sono legate solo a motivi di a nazionalità, etnia o religione introducendo nuove ipotesi di reato, legate all’identità sessuale e alla disabilità.

Nella legge Mancino, pure molto citata in questi giorni per dire di no al ddl Zan, si individuano come comportamenti da punire l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o di nazionalità

Mai è indicato l’orientamento sessuale o la disabilità come motivo di odio, violenza e discriminazione.

Il ddl Zan – al momento passato solo in prima lettura con 265 voti a favore e 193 contrari – invece inserisce nel nostro ordinamento per possibilità di riconoscere reati di odio o discriminazione fondati «sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere».

 

Nel 2010 in un programma di Fazio e Saviano Nichi Vendola recitò a memoria i 27 modi offensivi di dire omosessuale in Italia. Alcuni sono proprio onomatopeici, cioè suggeriscono un’azione legata alla sessualità maschile, o metonimici, figurando cioè un rapporto di causa-effetto tra il nome e quello che si vuol dire.

 

Chi fosse curioso può cliccare qui

 

Io, per mia cultura, voglio amare chi mi pare, e lascio che chiunque faccia lo stesso. L’importante è che ci sia consenso, nel senso etimologico di questo termine, sentire insieme le stesse cose.

Quanto volte ho sentito: io ho tanti amici gay, ma…

–        A un passo da me (e anche espressioni più volgarotte)

–        Non si devono davanti a me

–        Non devono avere a che fare con i bambini (come se omofobia e pedofilia fossero la stessa cosa)

–        …..

In quel ‘ma’ ci sta odio, rancore e in qualche caso invidia. Da ragazza vidi un film molto bello, si chiamava American Beauty, in cui un padre rigidissimo perseguitava il figlio omosessuale. Perché lo era a sua volta.

E che dire del parlamentare europeo  ungherese, amico di Salvini e Pillon, che in Parlamento a casa sua vietava la sessualità agli omosessuali, e poi a Bruxelles faceva festini con 25 maschioni.

 

Ma se questo non bastasse a dire la necessità del ddl Zan,  in rete ho trovato qualche numero.

Il portavoce del Gay center, Fabrizio Marrazzo, ha reso recentemente noti i dati di una indagine effettuata su mille ragazzi omosessuali tra 13 e 26 anni  in tutta Italia: il 74% racconta di aver subito almeno un episodio di bullismo omofobico o di discriminazione. E di questi il 36% è avvenuto a scuola.

Per questo mi piace il ddl Zan e lo ritengo urgente e necessario: non reprime o punisce soltanto, ma introduce anche tutta una serie di azioni proattive contro le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere.

Se cammino per strada e qualcuno mi chiama ricchione frocio o uno di quei famosi 27 termini; o mi picchia se sulla banchina della metro mi lascio andare a un timido bacio di saluto al mio compagno e sono un uomo; o se cammino mano per la mano con la mia fidanzata e sono una donna e qualcuno mi insulta o fa gesti osceni; o se i miei genitori mi minacciano di morte perché sono lesbica, ecco in ognuno di questi casi so di essere un cittadino come un altro, tutelato dallo Stato di cui vive e fa parte.

C’è di più: con la legge Zan si introducono nel nostro ordinamento reati anche a tutala dei disabili.

Si chiama abilismo e riguarda tutte quelle violenze fisiche, alla proprietà e verbali perpetrate ai danni delle persone con disabilità. Non è un fenomeno marginale. I dati raccolti dall’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri raccontano di 188 segnalazioni nel 2019. Ma sono solo quelle segnalate. Chissà cosa ci sta nel sommerso di camerette, in armadi coi vestiti sbagliati, in amori nascosti, in baci rubati, in stanze a pagamento. Chissà che dolore, che frustrazione, che vita difficile complicata dall’odio di altri.

Dietro tutto questo ci sono persone, storie, famiglie, valori, amori e disamori. Insomma, la vita di tutti.

 

La penna, dunque, è facile ma la materia è complicatissima.

 

Per quanto riguarda Fedez, Pillon e Zan io – se venissero a Latina non li andrei nemmeno a sentire – perché so già da che parte stare. Ed è quella del genere umano