Polis

Polis

31 Maggio 2021 0 Di Lidano Grassucci

Mi scuserete se faccio alcune considerazioni personali. So bene che non si dovrebbe, che non è elegante. Ma credo, in questo modo, di spiegarmi meglio.

Mi uso come cartina al tornasole del mio stesso ragionare. Capisco bene i miei rigorosi colleghi, i miei serissimi gestori della pesantezza del mondo. Ma ho il vizio di pensare per conto mio anche quando sono il solo a farlo.

La politica ha bisogno di passione, di emozioni, di scelte, di parti.

Ho scelto da ragazzo di partecipare per passione, per immaginare una città futura che non era la città presente, sapendo, ma non subendo, del passato.

Ho fatto politica:

non per questioni etiche, avrei fatto il sacerdote delle tante fedi che ci sono;

non per far di conto, avrei fatto il ragioniere;

non per rispettare le leggi presenti, avrei fatto il giudice.

La politica è pensare le leggi di domani, immaginare come si produrrà, vivrà, domani. La politica è come vivi rispetto alla tua coscienza non imitare come vivono gli altri nella loro tristezza, impotenza, di stare sempre con la ragione. A me piace il torto

De Gasperi pensava all’Europa e alla libertà quando il continente era ferito, dilaniato per guerra tra fratelli, lì dove c’era sangue lui pensava all’andare insieme guardando il colore unico del sangue non la sua lingua.

Nenni pensava ai diritti del lavoro quando ancora il lavoro era da inventare, pensava alla scuola aperta a tutti quando gli ultimi già bambini erano esclusi, per definizione.

La politica non è prassi del presente ma bellezza di domani. Per far di conto, per tenere il presente bastano ragionieri e guardie.

La politica è l’idea che la fame di oggi è zuppa inglese domani.

Altrimenti? E’ squallido niente.

Pensavo, da ragazzo, che ci sarebbe stato un sole dell’avvenire e non un’alba che sarebbe andata a morire dopo 12 ore. Pensavo che la bellezza fosse un diritto e il diritto passava anche per strade storte.

La politica non è raccontare i bisogni infiniti e bari di questo tempo, ma costruire le risposte per domani.

Ma non c’è tempo: quando un paese distrutto si presento povero, come era sempre stato, e anche sconfitto nella dignità, De Gasperi pensava alle fabbriche che sarebbero venute non alle macerie che c’erano.

Oggi si pensa alle ore, non ai giorni. Uno statista pensa alle generazioni, la politica pensa alle nazioni ma anche alla fame di ciascuno, non ragiona per partita doppia ma per ragionevole futuro.

Altrimenti? Hai la povertà della “decrescita”, la paura che domani sia gramo e se non hai speranza di domani non ha ragione di vivere.

Ho pensato così la politica, altro modo non conosco ma credo non ci sia.

La libertà guida le rivoluzioni, è donna generosa, ma che chiede tanto ai liberi perchè per esserlo non debbono avere la prepotenza della loro libertà, ma l’umiltà rispetto a quella degli altri.