Luigi Ciccone, il primo gelataio di Latina: il “Polo Nord”

Luigi Ciccone, il primo gelataio di Latina: il “Polo Nord”

13 Giugno 2021 0 Di Emilio Andreoli

Sono nato a Latina e mi ritengo fortunato, immaginate se fossi nato a Roma e avessi dovuta raccontare la storia delle prime attività come sto facendo per la mia città, sarei già impazzito. In queste colonne vi ho narrato del primo bar, del primo ristorante, della prima pasticceria, del primo negozio di stoffe, di biciclette, di gioielli… Ne mancano ancora molti, ma non ho fretta, piano piano li scoprirò come si scoprono le carte su un tavolo da poker, anche se, confesso, non so giocarci. Oggi vi voglio raccontare del primo gelataio, quello che diede, con il suo carrettino, un po’ di refrigerio nelle torride estati di Latina appena dopo la guerra. Si chiamava Luigi Ciccone e il suo carrettino “Polo Nord”.

 

Negli anni settanta e ottanta, come ho scritto più volte, nel centro storico di Latina vi erano tantissime comitive, tra queste quella dei ragazzi del “Polo Nord”. Era considerato il punto di incontro più esclusivo della città, a ridosso dei giardinetti dove una costruzione molto particolare ospitava, e ospita tuttora, la gelateria più famosa di Latina di cui vi sto per raccontare, ma prima, due righe sulla comitiva sono d’obbligo.

inverno anni 70, i ragazzi del Polo si riparano dalla pioggia sotto la tettoia della gelateria

I ragazzi del Polo erano considerati i pariolini di Latina, termine preso in prestito dalla gioventù alto borghese romana del quartiere Parioli. Si riconoscevano per l’abbigliamento, d’estate polo Lacoste di ogni colore, jeans scuri scampanati, cinta in tinta con le scarpe. D’inverno cappotto loden o trenche, stivaletti Barrow o simili. Mezzi di locomozione: la Vespa, Vespone, Ciao, Boxer, KTM, Italjet Yamaha etc. etc. I diciottenni si sparavano le pose con la macchina del papà, e quelli più fortunati con la Mini Minor appena immatricolata.

In realtà non erano tutti figli di benestanti, era un misto e si conviveva perfettamente. Comunque era una bellissima gioventù, e mi sembra ancora di udire il vociare di tutti quei ragazzi sotto la struttura del Polo, che nei giorni invernali ci riparava dalla pioggia quando la gelateria era chiusa, e di vedere le ragazze abbronzate nelle serate estive. Insomma, quello era un angolo pulsante di vita tutto l’anno.

Mentre a Roma gli appuntamenti si davano all’obelisco dell’Eur, alla Coin in Piazza San Giovanni, oppure, come cantava Claudio BaglioniLampada Osram” un cartellone pubblicitario di fronte la stazione Termini. A Latina invece, gli appuntamenti si davano nei vari bar del centro, al Palazzo M e al “Polo Nord”. Ma come nasce la storia del “Polo Nord”? È una storia che parte da lontano nel 1945 e l’artefice è Luigi Ciccone.

 

La storia di Luigi Ciccone e del suo Polo Nord

Luigi Ciccone, nasce a Formia nel 1913 da una famiglia numerosa e povera. Già da bambino  è costretto ad andare a lavorare per portare qualche soldo per la sopravvivenza. È un ragazzino quando  impara il mestiere di gelataio, in una delle gelaterie più importanti di Formia. Poi parte come soldato nella Marina Militare, la guerra è alle porte, e viene imbarcato come cuoco perché sa cucinare molto bene.

1945 il gelataio Luigi Ciccone con il suo primo carrettino

Quando torna si ritrova sfollato a Barletta, in Puglia, insieme alla sua famiglia. Solo per pochi mesi, perché poi  vengono mandati a Sabaudia e infine a Latina nella caserma ex 82, adibita a campo profughi, oggi università di Economia e Comerrcio. Luigi, che gli amici chiamano Gigi, adibisce un carrettino per vendere gelati e mette a frutto le sue esperienze da gelataio. Inizia così, nel 1945, a girare tutta la città e il lungomare per deliziare il palato dei suoi nuovi concittadini.

1947 Luigi Ciccone con la moglie Giovanna Costa e il figlioletto Franco

Per circa dieci anni va in giro con il suo carrettino che nel tempo ha trasformato e ingrandito. Nel 1956 la svolta, con i soldi che ha guadagnato riesce ad aprire un chiosco in muratura ai giardinetti, sul lato opposto del “Tennis Club”, leggermente prima, dove ora c’è una stradina bianca. Le sue specialità sono tre palline di gelato con l’amarena sopra, una delizia infinita. Lo struscio latinense, il “Giro di Peppe”, da maggio a settembre, adesso arriva fin lì e il jukebox, che ha posizionato all’esterno del suo chiosco, suona ininterrottamente per tutta l’estate.

Il chiosco va alla grande, grazie anche alla moglie Giovanna, una donna umile ma molto intelligente, che subito apprende gli insegnamenti e i segreti di Gigi nel fare i gelati. Passano dodici anni e i giardinetti vengono chiusi al traffico e trasformati in isola pedonale. Per il “Polo Nord” non è un buon affare, considerando che da lì passavano migliaia di macchine al giorno. Gigi decide così di chiudere, ma riesce ad ottenere lo spostamento del chiosco sempre nelle vicinanze, sul perimetro esterno dei giardinetti. Questa volta il chiosco lo fa progettare da un grande architetto di Latina, Riccardo Cerocchi.

Anni ’50, Il carrettino ingrandito con il suo nuovo nome “Polo Nord”

Il racconto e il ricordo del figlio Franco

Mio padre con noi figli era un uomo di poche parole, ma molto generoso e soprattutto dotato di grande intelligenza. Non aveva conseguito neanche la quinta elementare, perché aveva avuto bisogno di lavorare sin da bambino. Non sapeva né leggere e né scrivere, a malapena sapeva mettere la sua firma. Lui era un uomo del fare e aveva anche un grande intuito per gli affari. Anche mia mamma non era da meno, insieme hanno costruito il futuro per noi figli sfruttando al meglio la loro gelateria. Oltre ai gelati producevano anche i coni. Ricordo che ogni mattina andava al mercato a comprare i limoni, che spremeva nel laboratorio del Polo. Per lui era un rito preparare il gelato insieme a mia mamma, e quello al limone era insuperabile. Si erano inventati anche le caramelle e i bomboloni di zucchero

Perché avete deciso di cedere il Polo Nord?

 Non c’è stato il ricambio generazionale, nella gelateria i lavoratori erano gli anziani, voglio infatti ricordare i fratelli di mia mamma che hanno lavorato con loro tutta la vita, zio Pietro e zio Gioacchino, due instancabili lavoratori. Noi figli abbiamo fatto altro, tranne mio fratello Salvatore, l’unico che si è dedicato alla gelateria. Quando poi mio padre è morto nel 2003 abbiamo deciso di cederla, perché o il mestiere ce l’hai nel sangue, come lo avevano loro, oppure è meglio lasciar perdere

Quello che mi ha sempre affascinato del “Polo Nord”, oltre agli indimenticabili gelati del signor Ciccone,  è l’architettura, ma non sono mai riuscito a capire cosa rappresentasse. Immaginavo una lestra oppure un igloo, allora ho chiamato qualche giorno fa il mio amico architetto Massimo Palumbo per avere qualche delucidazione:

Emilio, non è né una lestra e né un igloo, è più facile di quanto immagini, rappresenta un cono rovesciato, ovviamente stilizzato e immaginato dall’indimenticabile architetto Riccardo Cerocchi, che a Latina ha disegnato edifici di grande pregio. Il gelataio Ciccone dimostrò una fine intuizione incaricando Cerocchi, perché conosceva il suo valore e sapeva che il chiosco progettato da lui sarebbe rimasto nella storia della città

Il “Polo Nord” di oggi (io non avrei messo l’insegna per non snaturare l’architettura di Riccardo Cerocchi

Luigi Ciccone è stato un uomo venuto dal nulla, come tanti in questa città, muniti solo di intelligenza emotiva e spirito di sacrificio. La sua creatura, il Polo Nord, ancora oggi è un punto di riferimento imprescindibile e immaginare Latina senza quella struttura, sarebbe un po’ come immaginarla senza il Palazzo M.

Ringrazio la signora Vanda Muratori per avermi fatto da gancio con Franco, figlio di Luigi Ciccone. Una storia che rincorrevo da molto tempo e che non riuscivo a realizzare. Poi si sa, quando smetti di cercare è la storia che ti viene incontro.

Nella foto di copertina, Luigi Ciccone all’opera nel suo “Polo Nord”