
Il sax per salutare un capo, il saluto di Cisterna (e mio) ad un sovrano
3 Luglio 2021Vagavo per i campi del Tennessee
Come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
Attraversano il mare
La cura, Franco Battiato
Suonava il sax, una musica non triste, poi Battiato e la sua cura. La città era avvolta da un ultimo sole. La chiesa era come una tenda intorno alla bara di…
Mauro Carturan era un sovrano, non riconosceva sopra di se nessuno
Mauro Carturan era uomo intelligente, rara caratteristica in un mondo di “ripetitori”
Mauro Carturan era un capo, si un leader, in un mondo di codini
Anche al funerale che lo vedeva “diversamente presente” era grande, ingombrava, esondava, era oltre. Si facevano capannelli, la gente aspettava, ma non si muoveva da quella chiesa, come a non volerlo lasciare andare.
Note di jazz come a New Orleans quando si salutano quelli che sono diventati grandi senza dimenticare la periferia.
Mauro Carturan era cispadano, gente usa a stare così in disparte che quando uno di loro, come Mauro, non lo fa… prende tutta la parte, ogni angolo di scena, occupa tutto, ingombra
Mauro Carturan era fantasista della politica e “umiliava” puntualmente gli ortodossi della politica, era politicamente non scorretto, ma oltre ogni aspetto. Amava il movimento e cambiava mazzo di carte ad ogni mano, quando gli altri avevano pronto il baro successivo segnando il re di bastoni, lui sbollava il mazzo nuovo.
Cisterna non avra’ più un capo come lui, si rinchiuderà in se stessa nella sua decadenza industriale, nella sua ricchezza ostentata ma sempre più risicata.
Il suo funerale parlava, parlava e cambiava le carte in tavola. Dicono che abbia scelto di morire a casa, dico che voleva restare qui come fantasma di questa città che non ne ha. Zaccheo, Medici, Martella, Scalco, Maggiacomo… uscivano dalla Chiesa ma sembravano “volatili”, la sua bara era imponente. Manlio Goldner non trattiene il senso di una assenza e con lui tanti. Elisa Giorgi sua “avversaria” spiega: “La politica a Cisterna si posizionava in base a dove stava lui”. credo che questa citta’ avra un Avanti Maurotto e un Dopo Maurotto, perchè quel mezzo è coinciso con una idea di città guida del progresso di una provincia e non margine al confine di un’altra.
Un sindaco a forma di sindaco, jazz di un sax che la musica si sente anche oltre la siepe. Un ragazzo si avvicina alla bara, lacrima, dice qualcosa all’uomo dentro una bara. Tutti inghiottono in gola.
Faccio le foto, saluto, cerco di uscire da un mio evidente imbarazzo, la chiesa si svuota dietro lui, la piazza è un’onda su lui.
Si chiamava Mauro Carturan era un cispadanone di borgo Podgora, nato tra gli ultimi che dietro non c’era niente neanche il maiale, che davanti tutti chiudevano le porte. Si è fatto medico con fatica, imprenditore con intelligenza, sindaco di una grande città con trasporto, capo di una provincia lunga, ma mai negando la sua stalla.
Era un capo, io gli sono stato amico e di questo mi metto la medaglia, come lui avrebbe fatto con me dicendone mille contro, come amici veri.
Suona il sax.
Me ne vado, mi metto la mascherina mi dispiace, mi viene da piangere. Maurotto alle 8 non ci vedremo più… per un poco.
Sono stato ai funerali di un capo, se non fossi repubblicano direi di un re, ma sono umano e dico ai funerali di un mio amico, un amico geniale.