
Pernod
21 Ottobre 2021Mi sento come presente. A scuola si fa l’appello e quando dicono il tuo nome per un attimo ti senti al centro del mondo, poi sei solo un salto. Così mi sono sentito a questo appello che fa la vita ogni mattina e la sera il bidello dell’esistenza ti augura la notte buona.
Mi sento come presente. Ma tutto inizia dopo l’appello e prima della campana suonata dal bidello. Quel mentre è l’unica disposizione che abbiamo, l’unica vita praticabile. Lì dentro incontri, soccorsi, condivisioni, assunzioni di sorprese.
In un bistrot le vite si perdono davanti al Pernod, anice e liquore. L’eleganza è un profumo, un alito, una sensazione, un sentire, un sentimento. Sentire cose che non si sentono. Ad ottobre si passa un confine che ha per segnale il colore delle foglie nel loro cadere. Quel cadere è il percorso del tempo che dispone.
Ha ben piccoli occhi la foglia che cade, ma ha un volo da guardare per lo sguardo che sale, Lei era occhi a questa discesa che pareva salire se la stavi a guardare con gli occhi sgranati al cielo.
Che bello il tempo che non scorre, che bello il tempo che stai a fissare un quadro della realtà di ora o gli occhi di una donna che ha mille velocità del vivere.
L’uomo la guardò con intesa intenzione, lei si fece osservare con gentile seduzione.
Mi sento come presente a disegnare un quadro di una Parigi minore, di una Viareggio a fine stagione, di una Mondello d’autunno ancora caldo. Vento d’Africa, valli di Comacchio. Tutto un mondo dove il mondo va più piano, un pianista accenna la musica di un ballo.
Nella foto: Pablo Picasso, una bottiglia di Pernod (tavolo di un bar)