Sotto l’albero “Latina nei miei racconti”, i luoghi di aggregazione. Buon Natale

Sotto l’albero “Latina nei miei racconti”, i luoghi di aggregazione. Buon Natale

25 Dicembre 2021 1 Di Emilio Andreoli

Oggi vi racconto di cosa ho trovato sotto l’albero. Babbo Natale mi ha portato il regalo più atteso, il mio libro. In molti avevano chiesto di raccogliere i miei racconti e di pubblicarli, così ho iniziato a lavorarci sopra, ma non è stato affatto facile. Ho riflettuto molto e poi ho stabilito che questo sarebbe stato il primo libro di una serie, che ho deciso di chiamare: “Latina nei miei racconti”, seguito dal tema trattato di volta in volta. La decisione di iniziare dai luoghi di aggregazione è scaturita da uno degli argomenti che mi sta più a cuore. Credo che la nostra città abbia un grande bisogno di senso di appartenenza e di sentirsi comunità, quindi ho immaginato che fosse l’inizio migliore per la raccolta dei miei racconti.

 

Avrei voluto presentare il mio libro entro la fine dell’anno, ma purtroppo non mi è stato possibile, la tipografia me li ha consegnati solo il 23 dicembre. Adesso sto valutando il luogo, spero storico e ampio, e la data, sempre che non intervengano altre restrizioni da parte del Governo. A me piacerebbe una presentazione diversa dove tutti possano raccontare un aneddoto sui luoghi di aggregazione menzionati nel libro. Sarà comunque mia cura tenervi aggiornati sulla data dell’evento.

La scelta del primo tema trattato: “I luoghi di aggregazione”

Ogni momento bello che ho vissuto nella mia città avrei voluto fissarlo su di una parete bianca come fosse un quadro, e alla fine realizzare un libro è stato come averlo dipinto. Ogni domenica, da due anni, i miei racconti finiscono sul web, ma io soffro di nostalgia e avevo bisogno di mettere tutto nero su bianco, avevo bisogno dell’odore della carta, di sentire il suono del dito sul foglio che volta pagina, nel silenzio di una stanza. Ma occorreva fare una scelta dei racconti perché tutti non sarebbero entrati in un solo libro. La scelta è ricaduta sui luoghi di aggregazione e sui personaggi che, con le loro attività, hanno dato modo alle persone di costruire una comunità in una città tutta da realizzare.

La scelta della copertina

 In questo viaggio nel tempo non potevo non iniziare da quel giro di Peppe che è stato il primo luogo di aggregazione della nostra giovane città, dove le persone di ogni ceto sociale si ritrovavano a passeggiare dopo il lavoro o dopo la scuola. Prima di proseguire vorrei spiegare la scelta dell’immagine della copertina del libro. Sfogliando un vecchio catalogo di una mostra d’arte, dei primi anni, novanta ho scoperto un quadro di cui mi sono innamorato. Tutto era nato con il mio racconto sul maestro Ilde Tobia Bertoncin. Contattato dal nipote Fabrizio ho avuto modo di vedere, dal vivo, lo stupendo dipinto che raffigura l’interno di un rifugio antiaereo di Littoria, della seconda guerra mondiale.

Sembrerà strano e forse anche un po’ inquietante, ma i rifugi antiaerei nella nostra città sono stati tra i primi luoghi di aggregazione. Quando scattava l’allarme le persone scappavano per non essere colpite dai colpi di cannone o dalle bombe e si riunivano nei sotterranei dove rimanevano per ore e ore. Lì le persone avevano la possibilità di conoscersi, di farsi forza a vicenda e addirittura ballare per esorcizzare quei momenti di terrore.

Nei rifugi sono nate tante amicizie e anche diversi amori. Queste testimonianze sono arrivate dalle persone che hanno vissuto realmente quei terribili momenti. Ora sono persone anziane che custodiscono questi preziosi ricordi che noi dovremmo curare, e mandarli nelle scuole a raccontare gli orrori della guerra. Loro sono il nostro patrimonio.

Il racconto del libro

Nel libro vengono raccontati i primi bar, i primi ristoranti, le prime discoteche, le prime comitive, le prime radio private, i primi alberghi sul mare, le prime pasticcerie, ma anche dell’ultima grande comitiva, dell’oratorio Don Bosco, del lungomare, delle case popolari, di Pacchiarotti e Cepollaro, del campo profughi, del villaggio Trieste, del primo istituto superiore e tante altre cose. Centoquaranta pagine nelle quali ci sono le mie emozioni, le mie sensazioni e l’amore verso il luogo natio. È un viaggio nel passato. L’ho fatto soprattutto per i giovani, per dare loro le radici del luogo in cui vivono. Per questo il libro è dedicato ai miei figli, ma anche a tutte le generazioni, passate, presenti e future.

Nei miei racconti ho cercato di collegare Littoria con Latina, due nomi della stessa città che tanto hanno diviso. In quasi tutte le storie c’è questo passaggio, perché le persone arrivate a Littoria sono le stesse che hanno fatto crescere Latina. Ritengo che questo legame sia necessario per sentirsi appartenenti alla nostra unica città.

Se leggerete il libro, ogni tanto fermatevi, chiudete gli occhi e immaginate di essere partecipi del rac­conto, vi porterò a spasso per la città, vi farò visitare epoche diverse, sentire gli odori che emanava e conoscere persone che hanno contribuito alla sua crescita sociale ed economica.

Ringrazio tutte le persone che si sono rese disponibili e che mi hanno aiutato in questo percorso, innanzitutto gli anziani, patrimonio storico della nostra città, loro sono i veri testimoni del tempo. Ringrazio inoltre il mio direttore Lidano Grassucci che ha creduto in me lasciandomi la libertà di scrivere ciò che volessi.

Auguro a tutti Buon Natale e serene festività

Per il momento il libro è disponibile presso il Bar Jolly, Bar Mimì, Bar Poeta e la libreria Manzoni.

Un grazie alla casa editrice “Progetto Futuro” e a “Studio 24” per il progetto grafico.