Bernardo Borretti, primo medico condotto di Littoria

Bernardo Borretti, primo medico condotto di Littoria

5 Giugno 2022 0 Di Emilio Andreoli

In questi due anni di biografia della nostra città, tra le tante storie, ci sono i racconti dei primi medici che arrivarono nell’Agro Pontino. Vi ho narrato del dottor Vincenzo Rossetti, originario di Terracina, arrivato nel 1926 nel centro antimalarico, quando ancora dalle nostre parti regnavano acquitrini e zanzare, e la zona si chiamava Quadrato. Poi dell’indimenticato medico condotto Vito Fabiano, venuto dalla provincia di Avellino nel 1936. Nello stesso anno il dottor Pio Zaccagnini, come aiuto medico nell’ospedale di Littoria. Nei miei racconti non ho dimenticato di raccontare la storia di una grande donna arrivata dal nord, dalla provincia di Piacenza, la prima ostetrica della città, Maria Cocco. Di quel periodo primordiale vorrei però chiudere il cerchio con un’altra figura significativa, il primo medico condotto di Littoria, Bernardo Borretti.

 A Littoria non era facile fare il medico e chi scelse di farlo, nella città nuova, non sapeva a che cosa andava incontro. Raggiungere le persone da visitare, sparse in un territorio molto vasto e difficoltoso da percorrere, era uno dei tanti problemi. A quel tempo si lottava ancora con la malaria, nonostante gli sforzi per debellarla. I medici correvano a cavallo, o in bicicletta, da un borgo a un altro in continuazione. Lo facevano senza lamentarsi con una grande umanità e abnegazione. Molte volte si fermavano ad ascoltare i parenti dei pazienti, e davano conforto se la situazione del malato fosse più o meno grave.

Non potevo dimenticare il primo medico condotto di Littoria, il dottor Bernardo Borretti, che negli anni trenta ha fatto parte, a pieno titolo, di quei medici straordinari dell’Agro Pontino. Prima con la malaria e poi la guerra, con il fronte arrivato in città, hanno vissuto eroicamente quei tempi rischiando la loro stessa vita. Tra l’altro i medici erano ricercatissimi dalle truppe tedesche, e c’era l’elevato rischio di essere presi e portati via.

Conosco la famiglia Borretti da una vita in particolare Franco, ultimo figlio del dottor Bernardo. Franco l’ho conosciuto attraverso la mia passione per la scrittura e per l’arte. Non è trascurabile infatti, il suo impegno per entrambe le cose. È stato redattore per quarantadue anni al quotidiano Il Tempo e dipendente del Automobile Club Latina. Scultore e pittore, ha esposto le sue opere in Sudamerica, a New York, in Tunisia e in diversi paesi europei. A Latina solo una volta, negli anni ottanta, nella galleria d’arte di mio padre, l’Approdo.

Inoltre è artista di strada, fa il mimo e spesso va nelle vie e piazze delle maggiori città d’Europa. Nelle sue infinite attività, ha organizzato diversi premi, quello per i poeti pontini e da oltre vent’anni il Premio Immagine Latina, per i concittadini che si sono distinti nel mondo. Si occupa anche di volontariato e di iniziative culturali a scopo benefico.

Bernardo Borretti il medico di tutti

Bernardo Borretti nasce il 22 ottobre del 1895 a Montesarchio in provincia di Benevento. Il padre, Antonio, è il primo farmacista del paese, ed è proprio frequentando la farmacia di famiglia, sin da bambino, che si appassiona alla medicina. Finito il liceo si iscrive all’Università di Napoli Federico II, nella facoltà di medicina e chirurgia. Ma poi arriva il periodo di leva e subito dopo la prima guerra mondiale. Quattro anni bui per gli italiani chiamati alle armi. Bernardo alla fine della Grande Guerra si congeda da colonnello e continua gli studi per diventare medico. Nel 1926 si laurea e inizia ad esercitare la professione nel suo paese.

Anna Crisci, moglie del dottor Borretti

Nello stesso anno si sposa con Anna, da cui avrà quattro figli, Pietro, Nicolina, Antonio e Franco. Dieci anni dopo partecipa al concorso per i medici e nella pubblicazione della gazzetta ufficiale del Regno d’Italia giunge secondo. Essendo più vicina al suo paese, sceglierà come destinazione la città di Littoria, dove vi sono otto posti vacanti. Bernardo sarà il primo medico condotto della nuova città. Certo non immaginava quelle distese di campagna e le difficoltà per raggiungere alcune zone. Le vie di comunicazione sono ancora in costruzione e in alcuni casi ci vuole il cavallo o la bicicletta per andare in visita ai malati.

La zona che gli viene assegnata è in parte in città e l’altra in diversi borghi. L’ambulatorio della condotta è a Borgo Carso, ma ha pazienti anche alla Chiesuola, Borgo Podgora e a Borgo Grappa. Solo chi ha una particolare serenità d’animo, come Bernardo, riesce ad affrontare le mille difficoltà che giornalmente gli si presentano. Lo aiuta il buon rapporto che ha instaurato con le famiglie di coloni veneti e friulani che popolano i vari poderi, disseminati qua e là, per la campagna dell’Agro Pontino. Un rapporto di fiducia e solidarietà, perché Bernardo aiuta chi ha più bisogno e si fa voler bene da tutti.

Il primo ambulatorio il dottor Borretti lo aprì a Borgo Carso nel 1936

Nel 1940 un bambino di undici mesi, Aldo Ambrosi, affetto da una forma grave di difterite, viene trasportato in ospedale con urgenza dai genitori, in bicicletta, da Borgo Sabotino. Per la disperazione del papà e della mamma, i medici dicono che ci sono pochissime speranze. In quel momento arriva il dottor Borretti: senza perdere altro tempo, gli fa un’iniezione prescrivendo una terapia. Il bimbo viene salvato per un soffio. Quella famiglia gli sarà grata per tutta la vita.

Ha buoni rapporti con gli altri medici, in particolare con il dottor Vito Fabiano perché caratterialmente sono molto simili e anche conterranei. Quando vanno in vacanza, nei loro paesi di origine, si sostituiscono a vicenda. Ma l’Italia entra in guerra e le cose si complicano, la gente ha fame e iniziano a scarseggiare anche i medicinali. Si complicano ancor di più, quando il fronte si avvicina a Littoria. Bernardo continua imperterrito a girare per le campagne per curare le persone, ma presta servizio anche nell’ambulatorio Ufficiale Sanitario di Littoria.

Anche Borgo Grappa era zona di competenza del dottor Borretti (Foto Gianmarco Montemurro)

Mentre sta conversando nel giardinetto antistante con l’infermiere Francesco Cimino (diverrà poi maestro elementare), un soldato tedesco irrompe spalancando con un piede il cancello d’ingresso. Ha un mitra in mano e con fare cattivo si rivolge a Bernardo: “Mann geh mit mir weg” (l’uomo va via con me) indicando il povero infermiere. Momenti di tensione e il medico sussurra a Cimino di fingersi morto sul colpo per la paura. In una frazione di secondo l’infermiere si getta a terra pesantemente. Il soldato rimane attonito e decide di andarsene, ma chiede di requisire la Balilla del dottore.

Lui, con la calma che lo contraddistingue, gli spiega che la macchina gli occorre per visitare la gente malata e non può farne a meno. Il tedesco desiste e va via con il suo mitra e il volto carico di rabbia. Poi arriva il tempo dello sfollamento e tutti lasciano la città, anche i medici condotti. Nel dopoguerra Bernardo riprende la sua attività e nel 1955 viene eletto Presidente dell’Ordine dei Medici di Latina e provincia, mantenendo la carica fino al 1960.

Il ricordo della figlia Nicolina

Nicolina ricorda bene il padre e il periodo della guerra, essendo qualche anno più grande di Franco:

Mio padre aveva un legame speciale con i suoi pazienti, anche se ero una bambina ricordo che a casa portava uova, vino, polli. Veniva ringraziato così quando andava a visitare i malati nei borghi

Della guerra ricorda qualcosa?

E chi se la dimentica. Ricordo che abitavamo di fronte la chiesa San Marco, al palazzo dell’Inps al secondo piano. Girava la voce che gli americani stavano per sbarcare. I grandi erano tutti preoccupati, noi bambini non ci rendevamo conto del pericolo. Fortunatamente l’appartamento al primo piano si era liberato e così mio padre decise di trasferirci lì perché eravamo più vicini al rifugio, costruito da poco sotto il palazzo. Ricordo i mucchi di terra nel cortile condominiale, come ricordo ancora le impalcature all’interno di quel rifugio dove noi bambini ci arrampicavamo per giocare.

Poi un giorno sentimmo le prime esplosioni, ma non facemmo in tempo a scendere. Ci mettemmo in un angolo della casa dove i muri erano più spessi. Fu la nostra salvezza perché vedemmo crollare l’appartamento sotto i nostri occhi

Poi ci fu lo sfollamento. Voi dove andaste?

Andammo a Roma, nei pressi di Piazza Bologna, lì c’erano anche altri sfollati di Littoria. C’era anche il parroco Don Torello che ci dava conforto

E di suo papà cosa mi dice?

“Una grande persona, ma con noi figli era abbastanza severo. A ora di cena dovevamo essere tutti a tavola, altrimenti erano guai. Ricordo che un giorno mi vide uscire alle sei del pomeriggio e mi rimproverò dicendo: “Che vita dissipata”. Quando decisi di sposarmi non mi fece uscire per tre mesi, perché il mio fidanzato era un geometra e lui avrebbe voluto un medico. Alla fine decisi io”

Il dottor Bernardo Borretti venne a mancare il 13 dicembre del 1966. Il comune di Latina lo premiò con due medaglie e una targa, a riconoscimento dell’elevata abnegazione professionale. In suo ricordo: una via e un largo a Borgo Sabotino. Ogni tanto a Latina qualcuno ci azzecca, perché Bernardo era il medico di tutti e queste intitolazioni le ha meritate tutte.