La dinastia dei Lendaro, i fotografi di Littoria

La dinastia dei Lendaro, i fotografi di Littoria

14 Agosto 2022 2 Di Emilio Andreoli

La nostra città ha un primato, quella di essere nata nel novecento e avere un archivio fotografico che racconta la sua fondazione: dalla palude alla prima pietra, alla sua nascita e via via alla sua crescita. Oltre le foto ci sono molti video dell’Istituto Luce che documentano le varie fasi. Poche città al mondo possono vantare documenti fotografici della loro venuta al mondo. Le prime documentazioni fotografiche e video, in terra pontina, furono istituzionali. I fotografi del regime arrivavano da Roma, per immortalare quella che poi sarebbe divenuta la più importante propaganda mediatica del ventennio. A Littoria intanto si aprivano le prime attività, tra queste la bottega di due fotografi arrivati dal Friuli, i fratelli Clodoaldo e Domenico Lendaro. Loro non si erano inventati il lavoro come tanti altri arrivati nella nuova città, loro erano figli d’arte.

Non posso nascondere la passione per le foto che ritraggono i momenti di vita della mia città sin dalla sua nascita.  Vederla palude e poi animata dai suoi primi abitanti mi emoziona molto. In questi anni nel gruppo Facebook “Sei di Latina se la ami” abbiamo raccolto migliaia di foto. Dagli abitanti delle lestre, quando era ancora palude, alla prima pietra e alla sua inaugurazione, per poi proseguire con gli anni a venire. Secondo me abbiamo un patrimonio fotografico che nessun’altra città possiede e andrebbe sfruttato in qualche maniera. È come avere un’ecografia di un embrione, poi il parto e una bambina che cresce, da Littoria a Latina.

Nelle foto in bianco e nero che ho avuto modo di vedere in questi anni, mi è capitato di leggere: “Foto Lendaro”. Alcune mi sono state recapitate dal super collezionista e amico Cesare Bruni, che ringrazio per le condivisioni inedite. Siccome sono curioso su tutto ciò che riguarda la mia città, ho voluto approfondire e ho scoperto che i Lendaro sono stati tra i primi fotografi arrivati a Littoria, Domenico e Clodoaldo. A Latina, noi di una certa età, abbiamo la fortuna di conoscerci un po’ tutti e per me è stato un gioco da ragazzi contattare due loro discendenti, Aldo ed Eugenio.

1937 XI leva fascista. Dalla collezione privata di Cesare Bruni (Foto Lendaro)

Ma prima di raccontare dei due fotografi Clodoaldo e Domenico Lendaro è necessario tornare indietro nel tempo, tra la fine dell’ottocento e primi del novecento, per capire da dove provenisse la loro professionalità.

Giovanni Maria, il capostipite dei Lendaro

Giovanni Maria Lendaro nasce il 12 settembre dl 1868 a Feletto Umberto, nel comune di Tavagnacco, in provincia di Udine. Figlio di una modestissima famiglia di artigiani, molto religiosa. Dopo le scuole nel suo paese, innamorato della pittura e del disegno, frequenta quella d’arte in città. Inizia così il suo periodo di garzonato nelle botteghe di vari pittori, per apprendere le tecniche di disegno. L’indipendenza economica, fortemente voluta, inizia ad averla con i suoi primi ritratti, affreschi, decorazioni e stendardi, questi ultimi a lui più congeniali. Per la sua bravura viene soprannominato Mariùt Sléndar’.

Giovanni Maria Lendaro, soprannominato Mariùt per le sue qualità artistiche

Nel 1890 si sposa con Elisabetta, da cui avrà quattro figli: Domenico, Carmela Albina, Clodoaldo e Giovanni Armando. Alla fine dell’ottocento Giovanni Maria inizia ad avere un po’ di notorietà, ma solo per un breve periodo, perché tra i ritrattisti la concorrenza è molto alta. Pur continuanddo a cimentarsi nella pittura si dedica maggiormente agli stendardi, gonfaloni e vessilli, molto più redditizi e richiesti nelle varie chiese friulane. Dopo la grande guerra, Giovanni Maria, aiutato dai figli, apre uno studio fotografico che suscita da subito grande interesse.

Clodoaldo Lendaro nello studio fotografico di famiglia

Mentre i figli si occupano dello studio fotografico, a Mariùt vengono commissionate copie di dipinti per sostituire quelli importanti che sono nelle chiese isolate di campagna, a causa del dilagare di furti iniziati alla fine della prima guerra mondiale. Per lui è un periodo molto prolifico: pale d’altare, ritratti, ex voto, stendardi, gonfaloni, eseguiti per tutto il Friuli. Come modelli per le sue opere impiega figli e nipoti. Il suo lavoro prosegue senza sosta per alcuni anni. Con l’arrivo della crisi, alla fine degli anni venti, cambia lo scenario economico per la maggior parte degli italiani. Anche la famiglia Lendaro si trova in difficoltà.

I Lendaro a Littoria

In Italia, negli anni trenta, l’unico posto dove tentare la fortuna è l’Agro Pontino appena bonificato, dove sono sorte nuove città, le chiamano Terre del Duce. Molti friulani sono già arrivati da quelle parti e il primo figlio di Giovanni Maria, Domenico, rompe gli indugi e, armato della sua macchina fotografica, parte per Littoria. Siamo nel 1935, la nuova città è in pieno sviluppo: contesto totalmente diverso dal suo Friuli schiacciato dalla pesante crisi. Appena un anno dopo, compresa la grande opportunità di lavoro, chiama anche il fratello Clodoaldo. Insieme aprono un negozio di foto in Piazza del Littorio (oggi piazza del Popolo).

Il primo negozio dei fotografi Lendaro in Piazza del Littorio (Piazza del Popolo)

Fotografano i tanti personaggi, anche stranieri, in visita a Littoria. Pure manifestazioni, adunate del regime, e semplici cittadini che iniziano a frequentare il loro negozio. L’attività è redditizia e lo diventa ancor di più con gli anni che passano, perché le persone continuano ad arrivare in città. Domenico ha quattro figli come Clodoaldo. Inizialmente abitano alle case popolari, quelle all’interno della circonvallazione. Successivamente si trasferiranno nei palazzi dell’INA in Piazza XXIII Marzo (oggi Piazza della Libertà). L’ultima figlia di Clodoaldo nascerà proprio lì e la chiamerà Lina, per via del nome dei palazzi in cui abitano.

1936 il patriarca in visita a Littoria. Dalla collezione privata di cesare bruni
(Foto lendaro)

L’Italia entra in guerra, ma Littoria sembra immune dal conflitto e la città continua a crescere. I Lendaro proseguono con profitto la loro attività. Però il destino è imprevedibile e beffardo. Clodoaldo nel 1942 contrae la tubercolosi ossea e muore. Suo fratello Domenico perde il figlio, Gastone, e decide di tornare dal padre, insieme all’altro figlio Sergio per riprendere, nel suo paese, l’attività di famiglia che dopo la guerra riprende vigore. Giovanni Maria potrà gioire di questa rinascita solo per poco tempo, muore nel 1948. Il lavoro artistico dei Lendaro, nel Friuli, proseguirà fino al 1964 per mano del nipote Sergio.

11 giugno 1942, autorità del regime in visita a Littoria

La moglie di Clodoaldo, Fiammetta Feruglio, rimasta sola con quattro figli, dopo lo sfollamento, ritorna a Littoria e decide di dare in affitto l’attività per sopravvivere. Trascorso poco tempo la prende di nuovo per il figlio Gianni, ma in mano sua dura poco perché deciderà di trasferirsi a Roma per fare il paparazzo. Proseguirà con il negozio il terzo figlio, Benito.

Negli anni cinquanta, Benito chiude in Piazza del Popolo e si trasferisce in via Don Morosini. L’ultimo indirizzo dell’attività di Foto Lendaro sarà via Oberdan (ora ingresso museo Giannini). Benito ha però altri obiettivi, si diploma e poi si laurea in sociologia. Nei primi anni settanta chiude definitivamente per dedicarsi all’insegnamento. Nella scuola media Giovanni Cena organizzerà per i bambini anche corsi di fotografia.

Fine anni ’60 i vigili  sfilano in Piazza del popolo con lo stendardo di Latina per una ricorrenza. Dalla collezione privata di Cesare Bruni
(Foto Lendaro)

L’incontro con Claudio Lendaro secondogenito di Clodoaldo

Claudio Lendaro, classe 1934, non ha seguito le orme paterne, non si è mai interessato alla fotografia. Nella vita ha fatto tutt’altro. Ha lavorato nella Teti, poi diventata Sip e infine Telecom. Si è guadagnato sul campo il titolo di Cavaliere del Lavoro. Del papà ha pochi, ma nitidi ricordi. Aveva solo otto anni quando lo ha perduto.

Ricordo che veniva a prendermi a scuola in bicicletta. A volte mi portava con lui e mi faceva tenere il flash, mentre scattava le foto. Quando facevano il circo mi portava sempre con se per farsi aiutare

Dove facevano il circo?

In via Don Morosini, nell’area dove poi costruirono il mercato coperto

Non si è mai appassionato di fotografia?

Non mi sono mai appassionato di fotografia, da mio padre ho preso solo la passione per la caccia

Cosa pensa abbiano portato i Lendaro in questa città?

 Sicuramente hanno portato l’arte della fotografia. Mio nonno è stato un grande artista e i figli venivano dai suoi insegnamenti. Oggi alcuni pronipoti si dilettano nel disegno e nella fotografia, segno che l’arte è nel dna dei Lendaro, esclusa nel mio ovviamente

Giovanni Maria Lendaro a Littoria con i nipotini

Questa è il racconto di una delle tante famiglie arrivate negli anni trenta nella nostra città. Se vi dovesse capitare di vedere qualche vecchia foto con scritto Foto Lendaro, ora conoscete un po’ della loro storia. Dei Lendaro rimane il patrimonio fotografico di Littoria e poi Latina. Credo sarebbe molto interessante organizzare una mostra di quelle immagini. Magari se al super collezionista Cesare Bruni venisse questa voglia, noi appassionati delle vecchie foto saremmo tutti contentissimi.

Nella foto di copertina la famiglia di Clodoaldo Lendaro, nella casa di Piazza Bruno Buozzi 1960. Da sx Claudio, Lina, la moglie Fiammetta Feruglio, Benito e Gianni.