Quando zia Rita abbraccia il mondo e il regista afgano che ti ritrovi a Sezze

Quando zia Rita abbraccia il mondo e il regista afgano che ti ritrovi a Sezze

28 Agosto 2022 0 Di Rita Berardi

Certo che essere Rita Berardi come firma giornalistica e zia Rita al bar di famiglia e non solo, mi potrebbe far toccare, anzi tocca quasi la schizzofrenia.

Ben venga la schizzofrenia sociale quando l’essere due in una, mi permette di incontrare il mondo laddove questo viene da me senza che Rita Berardi e zia Rita prendano un treno, un aereo o una nave. Ed ecco che una notte a chiusura del bar come accaduto molte volte arriva qualcuno a chiudere serata e spesso sono “gente” locale, ma a volte tra loro o insieme a loro arriva qualcuno dal mondo e anche se non proprio in gran lucidità, oggettivamente, più di qualcuno è una persona speciale che porta in e con sé, in quell’attimo di “notte in piazza” tutto il loro vissuto.

Va cosi che in una notte estiva del 2019 un ragazzo di Sezze porta al bar un ragazzo russo Alexey Peschchur (Alessio) che ispira a zia Rita tanta tenerezza, ma alla Rita Berardi la curiosità di farsi raccontare la sua storia , cosi si arriva alla ragazza di Mosca da articolo che già ho scritto, fino a venerdì notte, 26 Agosto 2022, dopo una bella festa dedicata ai canti e danze popolari con i Brigallè di Morolo, arriva Michel Rukundo che nella sua macchina porta il mondo tra Italia, Africa e Asia mentre al fianco dI zia Rita che cerca di andare via, visto l’ora tarda, vi è Istvan Gaspary un transilvaniese doc cresciuto a Sezze detto “il folletto” e Stefano Belli, per meglio dirvi il figlio di buon’anima della mia cara amica, la maestra Sina Porcelli di Bassiano, che lui in 10 anni si che ha girato il mondo toccando tre continenti lavorando, ed anche due cammini di Santiago alle spalle.

E anche se state pensando che ho abbracciato lui, no, la zia Rita al contrario ha abbracciato oltre al “folletto”, come ormai è prassi a fine nottata, da 15 anni anche un certo uomo fino a quell’attimo sconosciutissimo.

Un uomo afghano con cui per alcuni minuti ci siamo parlati e al quale ho raccontato delle mie esperienze con i ragazzi afghani arrivati nel 2007 a Sezze e anche se con un bicchiere in più addosso, l’afghano ammirato dalla genuinità della zia Rita e dalla complessità della Rita Berardi ha gentilmente chiesto un abbraccio e vuoi che Rita Berardi che viene dal teatro fisico del Matuta Teatro e prima ancora dalla passione per il teatro danza di Pina Bauch che ha seguito fin da ragazzina e due seminari con maestri venuti dalla scuola di Peter Brook come Mamadou Dioume e Marigoavanna Rosati Hansen e ancora dalla prepandemia con 5 anni di tango argentino iniziato al Sottoscala di Latina con Raffella Piepoli e poi continuato con Angeles Arroyio, dove appunto “l’abbraccio è il primo passo” abbia detto di no? Ed ecco che con l’abbraccio fatto con Hamed, zia Rita ha abbracciato il mondo, perché Hamed Ahmadi non è solo un regista afghano capitato a Sezze in una notte anche sbagliata, visto le polemiche per una musica andata un poco oltre e che non aveva causato altro che gran felicità e piacere, mentre a noi per la chiusura forzata per alcuni minuti di ritardo una gran tensione, è anche e soprattutto, un rifugiato politico che dal 2006 ad oggi ha creato un qualcosa di unico come una catena di ristoranti dove in società con altri rifugiati dall’ Iran, Turchia e Africa riesce a dar lavoro da Venezia a Padova fino Kabul a tanti ragazzi che fuggono dagli orrori delle guerre e dai talebani.

Ma prima di questa mattina che la Rita Berardi fosse andata su internet per capire chi avesse portato davvero Michel al Vello d’Oro Bar, per zia Rita, Hamed era, ed è, un ragazzo afghano che negli occhi porta tutta la sofferenza di un mondo che fugge per la libertà.

NOTA

Hamed Ahmadi è arrivato in Italia nel 2006 per presentare un film al Festival del Cinema di Venezia ma le minacce che gli arrivavano dal suo Paese, l’Afghanistan, è diventato rifugiato politico in Italia. Partendo da una piccola gastronomia ora è proprietario di diversi ristoranti che nei piatti raccontano le esperienze del viaggio.