Radames Govoni, il bottegaio che riparò la bici a Fausto Coppi

Radames Govoni, il bottegaio che riparò la bici a Fausto Coppi

28 Agosto 2022 1 Di Emilio Andreoli
  1. Nell’Agro Pontino, all’inizio degli anni trenta, il mezzo di locomozione più diffuso era il cavallo, ma quando la palude venne bonificata e arrivarono le famiglie dal nord, la bicicletta prese il suo posto. I veneti, friulani ed emiliani vennero ad abitare nei poderi costruiti nei borghi. Per spostarsi e andare nella città nuova di Littoria, la bicicletta divenne indispensabile. Lo era per gli studenti che frequentavano le scuole superiori: il tragitto non era per niente agevole soprattutto d’inverno, ma lo era anche per gli adulti che andavano in città per fare acquisti o solo per svagarsi nell’unico cinema appena costruito, il Dell’Aquila. A Littoria nascevano le prime botteghe di biciclette: una era dell’emiliano Bindo Patria e l’altra del veneto Marcello Pozzana. Nella prima ci lavorava un ragazzino emiliano, Radames Govoni, di cui vi sto per raccontare.

 Girando per Latina mi accorgo che di botteghe artigiane e piccoli negozi storici, ne sono rimasti veramente pochi.  Calzolai, sartorie, piccoli alimentari, osterie, piccole librerie, officine di auto e gommisti di quartiere, per non parlare delle edicole. Tutte attività che stanno via via scomparendo. Luoghi storicamente importanti e per me veri punti di riferimento, che ho sempre adorato frequentare. Mi piaceva entrare anche solo per avvertire gli odori che diffondevano finanche sui marciapiedi. Odori che, se chiudo gli occhi, ancora li avverto.

In altre città so che, già da anni, hanno preso a cuore la sopravvivenza di queste botteghe. Si sono accorti del loro forte valore sociale. Ora anche la Regione Lazio, da gennaio 2022, si è resa conto che tali attività rappresentano non solo un presidio economico, ma sono parte fondamentale dell’identità storica e culturale delle città. Quindi sono stati stanziati dei fondi, per aiutare i piccoli artigiani e imprenditori che da oltre mezzo secolo lavorano nelle attività di famiglia, e oggi lo fanno tra mille difficoltà.

Per attingere però a questi fondi, dovranno avere dei requisiti specifici. Il detto dice “Meglio tardi che mai”, anche se credo sia già troppo tardi. A Latina una di queste rare attività storiche che hanno resistito ai tempi moderni, e a tutte le diavolerie di Internet, è una piccola bottega di riparazioni biciclette fondata nel 1949 da Radames Govoni. Sono settantatre anni che è aperta e l’odore in quella bottega è sempre lo stesso.

Radames Govoni dall’Emilia a Littoria

Radames Govoni nasce il 13 marzo del 1926 a Cento, in provincia di Ferrara. Secondo e unico figlio maschio di Luigi e Pia, che hanno altre tre figlie femmine. Il padre Luigi lavora all’estero, ma nel 1929 decide di tornare. La situazione però è insostenibile, perché trova solo fame, miseria e povertà. Un po’ dovuta alla crisi mondiale, ma soprattutto per l’eccezionale maltempo che ha distrutto tutte le piantagioni. Talmente brutta la situazione che sono costretti a scaldarsi nelle stalle con il calore che emanano le bestie.

Luigi Govoni

Luigi viene a conoscenza della bonifica dell’Agro Pontino e che l’Opera Nazionale Combattenti sta assegnando i poderi, ma a causa del rifiuto della sorella a trasferirsi, non ne ha diritto. Vista la grande povertà che sta vivendo con la sua famiglia, decide lo stesso di partire per le nuove terre sottratte alla palude. L’unico posto dove riesce a sistemarsi, insieme ai suoi cari, è nel villaggio operaio di Sessano (Borgo Podgora). Trova lavoro come manovale in una ditta che sta costruendo alcuni edifici nella nascente città di Littoria.

Radames è appena un ragazzino, quando va a lavorare nella bottega del suo conterraneo Bindo Patria, dove  vendono cicli e motocicli. Radames, il suo primo nome in realtà è Giuseppe, viene chiamato in famiglia così perché il padre è un grande appassionato di musica lirica. Per questo, come secondo nome, gli ha messo quello di Radames, uno dei personaggi principali dell’Aida.

Nella bottega di Bindo Patria, in via Emanuele Filiberto, inizia a fare esperienza, a riparare le biciclette della Bianchi, la marca con cui correrà il leggendario Fausto Coppi dal 1946 al 1955. Nel 1947 cambia padrone e va a lavorare da Marcello Pozzana che ha la rivendita di biciclette della Legnano in Piazza San Marco. Dopo un altro anno e mezzo di esperienza, a poco più di vent’anni nel 1949, apre la sua bottega di fronte il quinto lotto delle case popolari.

1954 Radames e Velia nel giorno del loro matrimonio

Le auto sono ancora un sogno per gli italiani e a Latina si gira prevalentemente in bicicletta. Radames ha azzeccato anche il posto perché a due passi, ogni martedì in Piazza del Quadrato, si svolge il mercato settimanale e la zona si riempie di persone che arrivano da tutti i borghi. In molti gli lasciano in custodia la propria bicicletta. Il martedì neanche chiude per la pausa pranzo: mangia nella bottega per non perdere lavoro. Nei primi anni cinquanta arriva anche l’amore. A casa di sua zia conosce Velia che vuole imparare a fare la sarta.

Lei arriva dalla Ciociaria e dopo un periodo di fidanzamento si sposano nel 1954, anno in cui passerà il Giro d’Italia e Radames cambierà un pezzo guasto alla bicicletta del grande Fausto Coppi. Dopo la nascita dei primi due figli, Pierluigi e Maria Pia, Velia trova lavoro come portantina all’ospedale di Latina, dove sarà molto apprezzata dai medici per la sua professionalità. Radames con la sua bottega e la moglie con il nuovo lavoro raggiungono la tranquillità economica e nascerà anche il loro terzo figlio, Fabio.

1954 Fausto coppi a Latina

L’incontro con Pierluigi Govoni nella bottega storica di Radames

Questa storia me l’ha segnalata il mio amico prof, Mario Iavarone, altro amante delle botteghe storiche di Latina. L’altro giorno sono capitato per caso da quelle parti e sono entrato. Ho respirato profondamente e mi sono inebriato degli odori di pneumatici, camere d’aria e mastice. Il signore seduto in fondo alla bottega intento a riparare una bicicletta, mi ha guardato un po’ stupito. “Govoni?” lui ha annuito e mi sono presentato. Ha risposto di avermi riconosciuto (potere dei social), ma non era del tutto sicuro. Così è iniziata la chiacchierata con Pierluigi Govoni e abbiamo scoperto di avere molti amici in comune.

Pierluigi Govoni, nella storica bottega fondata dal padre Radames

Pierluigi da quanti anni fai questo mestiere?

 Da quando ero ragazzino, ma che ho preso realmente il posto di mio padre sono quarant’anni, dal 1982

Come è cambiato il lavoro in questi quarant’anni?

Negli anni ottanta c’era ancora un gran movimento, la bicicletta era un mezzo che apparteneva alla cultura della nostra città. Poi pian piano non è stata più usata come mezzo di locomozione per gli spostamenti, e allora il lavoro è diventato sporadico. Ad esempio, quando arrivarono gli alpini il lavoro si triplicò per diversi mesi, ma non so spiegarmi il motivo. Anche dopo il lockdown è successa la stessa cosa, forse perché le persone avevano voglia di sfogarsi e, dopo essere state chiuse in casa, riprendere l’attività sportiva, perché ormai la bicicletta viene usata soprattutto per sport e non per necessità. Però anche in quell’occasione il lavoro, dopo qualche mese, è andato scemando

Ormai sei arrivato all’età della pensione, che ne sarà di questa bottega?

Sì, ormai sono in pensione, però finché posso continuerò a lavorare perché mi è sempre piaciuto questo lavoro. Quando non ce la farò più chiuderò l’attività

Non hai pensato di passare il testimone a tuo figlio?

 A mio figlio Demis, pur essendo un grande appassionato di biciclette, ho sconsigliato vivamente di proseguire l’attività perché il lavoro di artigiano, secondo me, è finito

Tuo nonno chiamò tuo padre Radames, tuo figlio lo hai chiamato Demis, nomi particolari, non trovi?

 Mio nonno era appassionato di lirica, io ero un fan del cantante, di origini greche, Demis Roussos

E il rapporto con tuo padre com’era?

Un bel rapporto, mio padre era una persona mite e gentile, tutti lo ricordano così. Mia mamma era un po’ più severa, il compito di sculacciarci era il suo. Però è stata una grande donna, soprattutto una brava infermiera, i medici anziani la ricordano ancora con affetto. Mio papà è venuto a mancare nel 1993 e mia mamma nel 2007

L’ingresso della bottega di Pierluigi Govoni in viale Vittorio Veneto 15

Le storiche botteghe rimaste sono un patrimonio della nostra città, per questo vi invito a frequentarle, per la loro sopravvivenza. Lì potrete respirare quegli odori dimenticati e ritrovare l’umanità, competenza e professionalità… cose rare in altri luoghi.