Anna Percoco, l’imprenditrice “Annetta”

Anna Percoco, l’imprenditrice “Annetta”

2 Ottobre 2022 2 Di Emilio Andreoli

Le storie di Latina fanno voli pindarici per poi intrecciarsi tra loro, ed è fantastico ascoltarle. Quando sembra che hai conosciuto tutto della città, e ti appare senza segreti, ecco arrivare altri personaggi che suonano famigliari perché sfiorati in altre storie. Faccio un esempio di intreccio: qualche settimana fa, chi mi segue lo ricorderà, ho raccontato di Maria Pia Cappucci, la donna che ha dedicato la sua vita ai disabili. Ho saputo di lei quando scrissi della figlia Donatella Galeotti, l’insegnante improvvisamente scomparsa poco più di un anno fa. Invece, quando scrissi di Luigi Ciccone, il primo gelataio di Latina, quello del Polo Nord per intenderci, venni a conoscenza che uno dei suoi figli aveva sposato Anna Percoco, che tutti conoscono come “Annetta”, nome della sua storica attività. Allora l’ho voluta incontrare per farmi raccontare qualcosa di lei.

Latina; questa città che non trova mai pace, l’adoro per le sue storie ed è in loro che mi rifugio. Non la amo certo per i suoi veleni che si respirano nel tempo presente. Veleni che non ricordo di aver mai respirato negli anni passati. Forse perché il passato sembra sempre più dolce del presente. Ma è proprio il passato che mi affascina e mi spinge a raccontare con passione ciò che scrivo.

I tempi sono cambiati e su questo non vi è dubbio. Il commercio è cambiato e anche su questo non vi è alcun dubbio. Non nego che spesso ripenso al mio negozio e a volte lo sogno pure. Sono rimasto legato affettivamente alla categoria dei commercianti, soprattutto per le attività storiche di Latina, che stanno resistendo eroicamente in questo momento molto difficile. Le grandi catene di distribuzione hanno sicuramente meno difficoltà. Mettiamo però da parte i problemi…

Anni ’70, attività storiche di via Carducci. La prima a sx la merceria “Annetta”, accanto la profumeria Muzio e il negozio di pentole delle sorelle Barsi

Delle storie femminili di Latina di cui ultimamente mi sto interessando, ho cercato di trovarne una che fosse storica e, al tempo stesso, contemporanea. Alla fine è arrivata. Quella che vi voglio raccontare è di un’imprenditrice venuta dalla gavetta. Era la fine degli anni cinquanta e lei era una ragazzina vispa e con tanta voglia di imparare. Adesso è un’imprenditrice affermata e che non molla. Sono passati più di sessant’anni, da quando iniziò come apprendista commessa. Lei è Anna Percoco, ma in città la conosciamo tutti come Annetta, che è anche il nome della sua attività.

Annetta mi è tornata alla mente passando davanti al suo negozio. Ricordavo fosse legata a una delle tante storie che vi avevo già raccontato e, parlando con lei, me lo ha confermato.

La storia di Anna diventata Annetta

Anna Percoco nasce a Latina il 6 gennaio del 1947, la sua famiglia proviene da Terracina. È la quinta di sei figli. La mamma Elsa è casalinga e il papà Giuseppe fa il vigile del fuoco, ma è anche un bravo falegname e così, nel 1945, viene assunto dalla Orsal, un’importante falegnameria che si trova nel centro di Latina, sulla circonvallazione. È stato un suo caro amico e collega a trovargli quel lavoro e oltretutto, per farlo trasferire da Terracina a Latina, gli offre la sua casa popolare,: “Io sono scapolo, tu hai sei figli, te la cedo volentieri”. “Ma io non ho soldi per pagartela” gli dice preoccupato Giuseppe: “Non ti preoccupare, non voglio nulla in cambio”.

Così Giuseppe si trasferisce a Latina con la sua famiglia. Ironia della sorte, quel suo amico morirà qualche mese dopo. Anna, terminate le scuole elementari, al Palazzo M, vorrebbe continuare gli studi, ma i suoi genitori non hanno le possibilità economiche per farla proseguire. Deve così mettersi alla ricerca di un lavoro, e a dodici anni arriva il colpo di fortuna. Una sua parente lavora in un negozio di tessuti, il più importante di Latina e la propone al suo titolare. Il negozio è dei fratelli Porfiri. Ne hanno uno a Nettuno, seguito dal signor Isidoro, mentre l’altro di Latina dal signor Achille.

1969 hotel Hilton di Roma, Annetta viene premiata commessa ideale

Anna viene presa per una prova, perché Achille preferisce assumere persone molto più grandi ed esperte. Però quella ragazzina gli piace. È intelligente e nel lavoro non si risparmia. Proprio Achille la soprannomina Annetta. In quel negozio impara un po’ tutto: a vendere, a gestire il magazzino, a fare i conti. Ruba il mestiere, con gli occhi, ai suoi colleghi più grandi e al suo titolare. Diventa così brava che nel 1969 vince il concorso: “La commessa ideale” sarà premiata nel prestigioso Hotel Hilton di Roma. Lavorerà per i Porfiri poco più di dieci anni, fino al 1970.

Annetta incontra l’amore

Siamo alla fine degli anni sessanta e i ragazzi vanno a divertirsi nelle discoteche, o nelle balere. Ed è proprio in una di queste che incontra un ragazzo di bell’aspetto ed elegante. Accade nella balera più famosa di Latina, è il Canneto di Borgo Sabotino. Il ragazzo si chiama Salvatore Ciccone, e lavora nella gelateria del padre: il Polo Nord. I due si innamorano e nel 1970 si sposano. Salvatore riconosce le doti imprenditoriali di sua moglie e la spinge a licenziarsi per aprire un negozio tutto suo. Così, sempre lo stesso anno, apre un piccolo negozio di trentotto metri quadrati in via Carducci, dove vende bottoni, filati, lana e lingerie.

Annetta con suo marito Salvatore Ciccone

Quel piccolo negozio è posizionato in un luogo strategico, a pochi passi dal mercato coperto, molto frequentato dal pubblico femminile. Annetta diventa così un punto di riferimento per tutte quelle donne che, ogni mattina, passano davanti la sua vetrina. Qualche anno dopo,  per avere più spazio, lo fa soppalcare, ma non le basta. Lei vuole ampliare l’offerta e, dopo ventidue anni, decide di trasferirlo in uno spazio molto più grande, in via Cairoli. Oggi Annetta continua con la sua attività, aiutata da due collaboratrici, Patrizia, la nipote Daniela e la figlia Giovanna.

Salvatore Ciccone, molti lo ricorderanno nella gelateria Polo Nord del papà Luigi

 

La mia “irruzione” nel negozio di Annetta

È un pomeriggio molto piovoso, quando faccio “irruzione” nel negozio ben illuminato di Annetta. Appena entro l’odore delle stoffe mi porta indietro nel tempo. Avverto il profumo dei miei ricordi, quando da bambino entravo con mia mamma da Porfiri. Chiedo di Annetta a una signora, che mi guarda incuriosita. Allora mi presento e ammette di essere lei. Le confesso i miei propositi e fortunatamente mi sorride. Sulle spalle ho il mio zainetto, con dentro le solite armi: carta e penna. Le ho portate per scrupolo, perché l’intenzione è di ottenere solo un appuntamento, ma vista la sua disponibilità ne approfitto.

L’ingresso del negozio “Annetta” in via Cairoli

Chissà perché, la immaginavo molto anziana e vestita di nero, invece… Mi fa accomodare nel retrobottega, e se un commerciante ti fa entrare nel suo retrobottega è segno di grande fiducia.

Annetta, quando ha iniziato a lavorare?

 Avevo dodici anni, quando iniziai a lavorare nel negozio di Porfiri in Corso della Repubblica. Ero poco più di una bambina. Proprio per questo il signor Achille Porfiri mi diede il nomignolo Annetta. A me sarebbe piaciuto continuare gli studi, ma i tempi non lo permettevano

Cosa ricorda di quell’esperienza lavorativa?

 Ricordo tempi belli, ma anche duri. È stato un vero apprendistato. Ho fatto di tutto in quel negozio, ma alla fine mi sono formata a trecentosessanta gradi. Quindi l’esperienza è stata positiva e mi ha permesso di costruire il mio futuro

Ricorda Giorgio Porfiri?

Certo, lo ricordo bene. Era un bravo ragazzo però a me metteva in forte soggezione. Ricordo il giorno in cui morì, mentre andava a Roma con la sua MG decappottabile. Andava via sempre sgommando e il nonno materno, Quintino, diceva che prima o poi gliel’avrebbe tolta e che lo avrebbe mandato con un carretto trainato da un mulo

L’avvio della sua attività come lo ricorda?

Con grande emozione. Ricordo ancora il primo giorno, incassai settanta mila lire e per quei tempi non era poco. Mio marito mi spinse ad aprire il negozio e i miei suoceri mi diedero quattro milioni di lire per avviare l’attività, che poi restituii. Invece mio padre mi fece tutto l’arredamento in legno

Annetta nel suo negozio di via Carducci

Suo marito che ruolo ha avuto nell’attività?

Nel 1982, quando mi trasferii qui in via Cairoli, lasciò la gelateria del padre e si dedicò unicamente al negozio. Si documentò su tutti i prodotti che trattavamo, era diventato bravissimo. Mio marito per me è stato un vero mito. Purtroppo è venuto a mancare quattro anni fa

Avete un pubblico femminile e maschile?

 Le donne ovviamente oltre la lingerie, acquistano Lana, filati, bottoni e tante altre cose per il cucito. Ma abbiamo anche tanti uomini che vengono per l’intimo e i calzini

Capitano clienti difficili?

Eccome se capitano. In genere le gestisco io, con la vecchiaia sono diventata più paziente

Come fate a difendervi dai franchising?

Cerchiamo di difenderci con la qualità dei prodotti che trattiamo, anche se una fetta di mercato, ad essere sinceri, ce l’hanno tolta

Sua figlia Giovanna, da quello che ho capito, l’aiuta nell’attività. Che intenzioni ha?

Giovanna è laureata in lingue, ma lavora qui e ha intenzione di continuare

Annetta con le sue collaboratrici, Patrizia a sx e Daniela a dx

È confortante sapere che un’attività storica proseguirà il suo cammino. In bocca al lupo ad Annetta e a sua figlia Giovanna.