Lidia Palumbo Scalzi, l’arte a Latina

Lidia Palumbo Scalzi, l’arte a Latina

9 Ottobre 2022 0 Di Emilio Andreoli
  1. Nelle tante storie di Latina che ho raccontato finora, il nome di Santino Palumbo, imprenditore, costruttore, politico e benefattore, è menzionato più volte. Santino era una persona molto conosciuta e stimata. Aiutava chiunque, soprattutto le persone in difficoltà. Un uomo, che nella vita si è sempre speso per la sua comunità. Di lui scrissi un articolo un paio di anni fa, dal titolo: “Santino Palumbo e quella stretta di mano che valeva più di mille firme”. Vi invito a leggerlo, per conoscere la storia di uno dei personaggi più amati della nostra città. Ho voluto fare questa introduzione per presentare la persona di cui sto per raccontarvi. È una donna impegnata nella cultura, nel sociale ed è tra le massime esperte d’arte del nostro territorio. Si chiama Lidia Palumbo Scalzi ed è la figlia del grande Santino.

Raccontando Latina ho avuto modo di conoscere molte persone e di conseguenza anche le storie delle loro famiglie. Sono storie diverse tra loro, ma devo ammettere, tutte affascinanti. Alcune mi hanno coinvolto emotivamente più di altre. Mi è capitato di scrivere alcuni brani con le lacrime agli occhi. Mi viene in mente, ad esempio, la storia del pizzaiolo Gennaro Lo Masto. Da ragazzino, nella sua Napoli, raccoglieva le cicche per strada e vendeva il tabacco per sfamare i suoi fratellini. Una vita di stenti e disperazione, ma poi il riscatto sociale e la soddisfazione per essere riuscito a diventare il più famoso pizzaiolo di Latina.

Alcune storie sembrano tratte dal libro Cuore, dove traspaiono umiltà e dignità… Dietro questo mio lavoro di incontri, interviste e narrazioni si sono creati legami affettivi, come fossi imparentato con tutte le famiglie descritte. Una a cui mi sento particolarmente legato, è la famiglia Palumbo. Sarà che Santino conosceva bene mio nonno; con una stretta di mano gli aveva venduto il negozio sotto il suo Hotel Europa, ma anche per l’amicizia che mi lega alla figlia Lidia. Una donna di una modernità unica, con una conoscenza per l’arte molto profonda.

L’avevo incontrata poco tempo fa a un evento all’Hotel Europa e le avevo accennato la mie intenzioni. Il suo “no!” era arrivato secco. Non è stato facile convincerla, ma ultimamente ho affinato l’arte della persuasione. Lidia ogni domenica legge i miei pezzi e tramite WhatsApp mi scrive le sue impressioni e i suoi ricordi. E io, come una goccia cinese, sono riuscito a vincere la sua riservatezza.

Una giovanissima Lidia Palumbo a Londra con la sua inseparabile macchina fotografica professionale

Lidia Palumbo Scalzi, una donna moderna

Lidia Palumbo nasce a Priverno in provincia di Littoria il 21 marzo del 1941. Il papà Sante è abruzzese e la mamma Afra, emiliana. Dopo qualche mese dalla nascita della bambina si trasferiscono alle case popolari di Littoria, poi nasceranno i suoi fratelli Gianni ed Egidio. Lidia è appena una bambina e già mostra tutta la sua spiccata indipendenza e curiosità verso il mondo. È molto vispa e più di una volta si perde tra le vie della città, mandando in apprensione i suoi genitori. Frequenta le elementari a Piazza Dante e la prima media all’Istituto Vittorio Veneto. La seconda e la terza le frequenterà al Palazzo M.

1959, Lidia Palumbo inaugura l’Hotel Europa di Latina. tagliando il nastro. al centro, alle sue spalle, il padre Santino

Dopo le scuole medie si iscrive al Magistrale al Palazzo M. Lidia è una brava studentessa, ma quando le capita di prendere un brutto voto il padre le dice: “Se sarai rimandata andrai in fabbrica a fare mattonelle”. Ma non accadrà, perché sarà sempre promossa. Santino è orgoglioso di quella figlia così determinata, e per l’inaugurazione dell’Hotel Europa, nel 1959, vorrà proprio lei  al taglio del nastro.

Lidia Palumbo e Giuseppe Scalzi

Ha sedici anni quando suo cugino Ivan le fa conoscere un ragazzo, Giuseppe Scalzi, un ventenne diplomato ragioniere. Tra i due scocca la scintilla e si fidanzano. Finita la scuola Lidia vorrebbe dedicarsi all’insegnamento, ma il padre la fa riflettere: “Perché vuoi andare a togliere il pane a chi ne ha bisogno?”. D’altronde la sua famiglia è tra le più agiate di Latina. Così desiste. Però vorrebbe continuare gli studi all’università, ma nel 1961, appena ventenne, convola a nozze con Giuseppe.

1961 A sx Santino Palumbo accompagna  sua figlia Lidia all’altare della chiesa San Marco

 

Qualche giorno prima della cerimonia nuziale, un amico chiede a Santino se sia contento del matrimonio della sua giovane figlia con quel ragazzo, e lui risponde: “Per me mia figlia può sposare chiunque, pure uno spazzino, l’importante che sia un bravo ragazzo”. Con la nascita di tre figli: Manlio, Susanna e Andrea si trova nell’impossibilità di portare avanti i suoi progetti di studio, però non abbandona la sua grande passione, la fotografia. Intanto nasce in lei l’amore per l’arte e inizia così a collezionare dipinti.

Quando confida al padre la sua nuova passione, lui le dice categorico: “Compra i quadri dagli artisti di Latina, così li aiuti”. Inizia quindi a frequentare le gallerie d’arte della città, ma poi anche quelle di Roma e Milano. Ha sete di conoscenza e vuole approfondire. Quando ha un po’ di tempo studia sui libri i vari movimenti artistici. Vorrebbe iscriversi alla facoltà di Storia dell’Arte, ma poi rinuncia. Ci sono i figli ancora piccoli e poi non potrebbe più dedicarsi al sociale. Frequenta l’AVIS, la Croce Rossa e l’AISM associazione che si occupa dei malati di sclerosi multipla. Inoltre va a Cori e Terracina, per portare generi alimentari agli anziani ricoverati nelle strutture ospedaliere.

Lidia continuerà con il sociale anche quando gli affari andranno male. Il papà sarà tradito dalla politica. Dopo aver costruito delle palazzine in un quartiere di Roma, la ditta appaltatrice che doveva pagare sparisce. Questo accade anche a Latina e l’impero di Santino Palumbo purtroppo crolla. Ma Lidia non è una donna che si arrende e, il 28 novembre del 1988, apre una galleria d’arte senza l’aiuto di nessuno. Neanche il marito le dà fiducia. Allora prende uno dei quadri più preziosi della sua collezione, un Sironi, e lo vende. Con il ricavato finalmente avrà la sua galleria d’arte, in via del Lido, la chiamerà Galleria San Carlo.

un’immagine felice di Lidia Palumbo con il marito Giuseppe scalzi, poco prima della sua scomparsa

L’appuntamento con Lidia al Circolo Cittadino “Sante Palumbo”

Incontro Lidia al Circolo CittadinoSante Palumbo”. Non avrei potuto scegliere altro luogo. Arriva con la sua macchina e parcheggia con mirabile disinvoltura. Il presidente del Circolo Alfredo De Santis, gentilmente, ci fa accomodare nella grande sala intitolata al musicista “Orazio Di Pietro” e ci lascia soli.

Guidi benissimo la macchina

 Sì, me la cavo abbastanza bene. Mio padre era orgoglioso di me quando lo accompagnavo a Roma

Ho visto che te la cavi molto bene anche con la tecnologia

 Mi è sempre piaciuta la tecnologia. Pensa che mio marito mi chiamava ogni volta che non riusciva a far funzionare il telecomando del televisore, e io telefonicamente lo guidavo fino a risolvere il problema. Considera che la mia prima passione è stata la fotografia e in tutte le ricorrenze: anniversari, compleanni, feste comandate, non mi sono mai fatta regalare gioielli, solo macchine fotografiche e accessori. Per me, quella era vera felicità

Poi è arrivata la passione per l’arte?

Sì, è stata una mia evoluzione. La fotografia non mi bastava più, avvertivo la necessità di approfondire il mondo dell’arte ed è diventata subito una passione, direi, travolgente

Ricordo che la tua prima galleria d’arte si chiamava San Carlo. Da dove derivava il nome?

 Premetto che avevo fatto un corso per diventare crocerossina, ma mi portavo a casa troppi dolori che non mi facevano stare bene. Alcuni amici capirono la mia sofferenza e mi consigliarono di aprire un’attività legata alla mia passione. Così mi misi in contatto con il proprietario della galleria d’arte San Carlo di Milano, che avevo conosciuto in occasione di una sua esposizione all’Hotel Europa e iniziai con lui una collaborazione. Quando aprii la galleria mi concesse il marchio. Poi nel 1996 presi un locale più grande, sempre in via del Lido, però cambiai nome, perché volevo essere indipendente. La chiamai semplicemente Lidia Palumbo Scalzi. Andavo anche all’estero a cercare quadri da vendere

Che differenza c’è avere una galleria d’arte a Latina rispetto ad altre città, o addirittura all’estero?

Una differenza sostanziale. Sia in Italia che all’estero vi sono gallerie che si indirizzano su movimenti artistici specifici, ma a Latina non avrebbe funzionato una galleria di nicchia. Così ho voluto offrire la pittura per ogni appassionato

Quali sono le mostre più importanti che hai presentato nella tua lunga carriera di gallerista?

Proverò a dirne qualcuna. Una delle prime con i maestri del novecento: Morandi, De Chirico, De Pisis, Balla. Poi Osvaldo Peruzzi, l’ultimo futurista. Nel 1993, quella di Charles Coleman la organizzai nella pinacoteca di Latina. Un’altra, sui dipinti delle paludi pontine dei maggiori artisti dell’ottocento romano, come Sartorio, Coleman e Anivitti. Ma anche tante altre in collaborazione con il critico d’arte Renato Mammucari

Degli artisti di Latina che non ci sono più, quali avrebbero meritato maggiore successo?

 Ti dico i primi tre che mi vengono in mente: Rinaldo Saltarin, Ezio Colosimo e Sergio Ban, ma anche tanti altri. Latina ha sempre prodotto ottimi artisti

Lidia è talmente esperta che, a occhio, riesce a scoprire se un dipinto è vero o falso.

 

Dal 17 al 20 novembre la potrete trovare alla prestigiosa fiera di arte moderna e contemporanea “Roma Arte in Nuvola” all’EUR alla Nuvola di Fuksas.  Oppure, tutti i giorni, nella sua galleria d’arte sopra OBI.